(Italian) Aosta, 2010, June 1. For Freedom Flotilla

ORIGINAL LANGUAGES, 14 Jun 2010

Silvia Berruto, amica e persuasa della nonviolenza – TRANSCEND Media Service

Tuesday, 17:00 – Italy – Aosta – Piazza Chanoux
Manifestazione nonviolenta a sostegno della missione della Freedom Flotilla.
Contro l’attacco in acque internazionali, da parte di un commando dell’esercito israeliano sferrato il 31 maggio scorso alla nave turca Mavi Marmara carica di aiuti umanitari.

Sono una trentina.
Sono giovani studentesse e studenti.
Sono determinati e con le molto idee chiare sul mondo che vogliono e che vorrebbero.
Si radunano per manifestare in modo nonviolento, in un’azione che ha i limiti ma anche la spontaneità dell’organizzazione dell’ultimo minuto.
Fra essi il più pesante: il numero ridotto dei potenziali (e poi reali) partecipanti.
Ci sono pochi adulti partecipanti in modo attivo.
Cinque.
Tra essi riconosco anche una donna che è stata (si può mai essere ex?) un’attivista appartenente alle donne in nero valdostane.
E’ comunque una manifestazione intergenerazionale.
Tutti stanno preparando l’azione dimostrativa.
Magliette bianche, violentate da spruzzi rosso sangue di bombolette spray, vengono indossate da chi si stenderà a terra.
Uno di loro spiega ai passanti d una piazza piuttosto inerte di passanti, al megafono, il senso dell’azione dimostrativa collettiva.
In presa diretta raccolgo le loro dichiarazioni e le loro istanze.
E i loro desideri… così simili ai miei.
Agiamo uno scambio veloce ma empatico tra noi: con Carolina, Ambra, Patrizia, Federica, Patrizia, Paola, Alice sono i giovani. Con loro e al loro fianco alcuni adulti tra cui Paola, Adelina, Francesco, Gabriele.
SB_ Carolina perché sei qui?
Carolina_Sono qui per manifestare il mio appoggio a una popolazione oppressa, direi. Perché credo nei valori della pace e non credo in frasi fatte a caso per … che si sentono molto spesso anche in televisione. Penso che bisogna fare qualcosa concretamente e credo che manifestare la propria opinione direttamente sulla piazza, informare le altre persone sia una cosa giusta, in cui credo.
SB_ Ambra che cosa c’è scritto sul volantino che hai in mano?
Ambra cita estratti del volantino, relativi a quanto è avvenuto all’alba del 31 maggio e che sigla, a chiare lettere, non nel nostro nome.
Ambra mi illustra il volantino.
“Non nel nostro nome perché noi come stato finanziamo Israele però non sono d’accordo con i comportamenti di Israele nei confronti dei Palestinesi e mi sembra giusto dirlo e … manifestare.”
SB_ Patrizia, la differenza fra l’essere qui e non essere qui è sostanziale, no?
Patrizia_C’è una canzone di Giorgio Gaber che dice che “Libertà è partecipazione. Quindi …
SB_Federica, libertà e democrazia sono “partecipazione”? Cosa vuol dire partecipazione?
Federica dichiara: “Essere qui è comunque una cosa importante. Io credo molto nella pace perché in questo pianeta, che comunque sta andando piano piano a distruggersi, grazie a noi, esseri umani, secondo me l’unica, una delle grandi salvezze che potremmo avere è la pace.
Essere qui e fare una cosa concreta come questa, predicando appunto la pace, penso che sia una cosa molto importante.
SB_ Al di là dello slogan (se mai potesse esserlo, ndr) pace che cosa significa concretamente, nei gesti che facciamo ogni giorno?
Patrizia_In una situazione anche molto comune, un litigio tra amici, mantenere comunque una situazione di pace, cercare di capirsi a vicenda, di trovare una soluzione, un compromesso.
Federica_Invece di usare le armi per una volta provare a parlarsi.
Cominciare ad usare questo metodo antico che è la parola che secondo me è molto più importante di un mitra o di qualunque altra forma di distruzione.
Mi avvicino dunque agli adulti e chiedo a Paola perché è qui.
Paola_Sono qui perché condivido assolutamente la manifestazione. Ritengo che sia un atto ignobile da parte di Israele, in assoluto, al di là delle convinzioni politiche, al di là di tutte le considerazioni.
Avrei voluto vedere una maggiore rilevanza anche dalla stampa che, invece, dai primi esami della rassegna stampa di oggi (1 giugno, ndr) pare non sia stata assolutamente presente non abbia fatto sentire nessuna voce forte di contrasto a questa iniziativa.
Penso che sia importante esserci e importante portare avanti un’azione forte contro l’attacco costante all’indipendenza del popolo palestinese.
Segnalo a Paola che i blogger in rete, invece, sono numerosi, costante e capillare la loro azione di monitoraggio della situazione e di comunicazione.
Ma Paola incalza e afferma che è importante tenere alta l’attenzione nei confronti di questo tipo di aggressioni.
SB_ Che ne dici di tutti questi giovani che stanno arrivando?
Molto bello vedere che ci sono dei giovani.
La interrompo per dire che mi aspetto anche quelli un po’ più anziani, come noi.
Ma lei, prontamente, rinforza le ragioni di una presenza intergenerazionale: “Vuol dire che, se non altro, non siamo ancora stati sconfitti dalla vita”
SB_ Alice cosa dice di questa manifestazione?
Alice_ Trovo che sia una bella iniziativa organizzata in modo veloce e spontaneo. Positivo. Direi che un minimo di partecipazione c’è. Speriamo che arrivi ancora qualcuno. Speriamo di avere un po’ di visibilità
SB_ Greta che cosa significano e che senso hanno queste magliette bianche?
Greta_Sono magliette insanguinate e sono il simbolo della tragedia che è successa.
SB_Perché volantini oggi?
Greta_ Io volantino perché voglio mostrare e dimostrare insieme a questi manifestanti il nostro sdegno e il nostro dolore davanti a questo avvenimento e alle persone che sono morte.
SB_ Tu che cosa chiedi al governo italiano… chiedi pure … chiedi con forza!
Francesco suggerisce le sue richieste: “Io prima di tutto chiederei al governo di dire ad Israele di liberare subito i sei Italiani. Altrimenti facciamo di tutto e di più! Secondo. Il governo potrebbe ritirare l’ambasciatore da Tel Aviv così come gesto per far loro capire che le cose non ci sono piaciute.
Poi si può proseguire su questa strada. Ci sono modi diplomatici ufficiali e poi si potrebbe invitare più gente a far cose come questa.
Suggerisce il boicottaggio dei prodotti israeliani come uno dei metodi pacifici di fare le cose.
SB_ Come può la nonviolenza vincere la violenza, secondo voi giovani?
Greta_ Certo che una manifestazione violenta sarebbe fuori luogo perché sappiamo che la violenza genera violenza e noi siamo per la pace e per la nonviolenza.
SB_ Xavier andiamo nel profondo. Come agire la nonviolenza?
Xavier_ La nonviolenza serve a far riflettere, serve a cercare di denunciare la violenza che è sempre, in ogni caso, sempre ingiusta.
SB_In che cosa si concreta oggi il tuo atteggiamento nonviolento. Cosa fai tu oggi per essere nonviolento.
Xavier_ Si concreta nel riflettere su ciò che sta succedendo, nel cercare di far sapere a più persone possibili quello che sta succedendo e di denunciarlo in maniera giusta e nonviolenta.
SB_Adelina perché sei qui?
Adelina_ Perché questa violenza mi preoccupa. Penso che non si possa più rimanere indifferenti e continuare a … a fare le cose di tutti i giorni… lasciarsi scivolare addosso tutto senza provare a fare niente.
Non so a che cosa servirà. Mi ricordo prima della guerra dell’Irak … i pomeriggi passati qui con le donne in nero … purtroppo non è servito … però
SB_Eravamo presenti. Dicevamo NO! Basta! Testimoniavamo. Eravamo contro!
Adelina_ … soprattutto sapendo che le Donne in nero sono nate come dimostrazione di donne israeliane e palestinesi … quindi BASTA! NOI DONNE basta guerra!

Interrompe il nostro dialogo con forza la determinazione dell’appello diffuso da un giovane dimostrante.

” … queste morti simboliche rappresentano il nostro NO ALLA GUERRA e il nostro NO ALLA VIOLENZA.
Queste morti simboliche vogliono destare gli animi.
Vogliono farvi capire cosa succede nel mondo.
Per dieci minuti.
Per un quarto d’ora noi saremo qui. Fermi.

Il fatto è che loro ci vogliono morti.
E noi rappresenteremo simbolicamente questa morte.
Ma dopo questo dieci minuti ci avranno più vivi che mai!

GO TO ORIGINAL – LIBEROSTILE

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