(Italiano) La strana leggerezza della storia

ORIGINAL LANGUAGES, 11 May 2015

Boaventura de Sousa Santos, ZNet – TRANSCEND Media Service

Boaventura de Sousa Santos

Boaventura de Sousa Santos

3 maggio 2015 – Alcune persone sono proprio troppo piccole per essere umane è forse è accaduto sempre così. Ma da quando la modernità occidentale è cresciuta tanto da abbracciare tutto il mondo grazie al colonialismo e al capitalismo, la contraddizione tra l’uguale dignità per tutti gli esseri umani e il trattamento inumano di alcuni gruppi sociali, ha assunto la forma di una frattura abissale dove moltissimo sangue è stato  versato  e molta ipocrisia è stata distillata.  Le zone di sub-umanità sono state abitate da una serie di popolazioni – selvaggi, popoli indigeni, donne, schiavi, persone di colore – ma non sono mai davvero finite; al contrario sono state rinnovate dall’influsso di nuove popolazioni che si sono unite a quelle vecchie o che le hanno rimpiazzate. La zona più recente è quella degli immigrati senza documenti. Questo è il motivo per cui il sangue sparso nel Mediterraneo risale a molto lontano, sia nel tempo che nello spazio. E non è una coincidenza che ora venga versato nelle parti più a nord del continente e anche nel suo paese più meridionale, il Sudafrica.

Barcone di migranti vicino a Lampedusa

Barcone di migranti vicino a Lampedusa

Le zone di sub- umanità sono regioni di non-essere dove se non si è realmente umani non si può sostenere di essere umano, cioè a dire, essere un soggetto con diritti umani. Al massimo si sarà l’oggetto di discorsi sui diritti umani fatti da coloro che vivono nelle zone di umanità. In quanto ai secondi, non gli passa mai per la mente che le zone dove vivono non sarebbero quelle che sono se non fosse per le zone dove gli “altri” hanno una “subvita” e dalle quali altri vogliono disperatamente scappare, condotti dal desiderio scandaloso di una vita decente. E la ragione per cui non passa mai per la loro mente, è perché la storia non pesa sulla loro coscienza, ma piuttosto conferma, ai loro occhi, che soltanto gli imprenditori di successo (sia come individui che collettivamente, nel passato e nel presente), meritano l’umanità che è stata loro destinata. La filantropia va bene per loro, ma non hanno nessun debito eccezionale con nessuno.

La verità, tuttavia, è che non esiste nessun conquistatore senza la storia dei conquistati che spesso hanno perduto non perché umanamente fossero meno meritevoli, ma semplicemente perché o non potevano o non sapevano come difendersi dalle atrocità e dai saccheggi ai quali erano soggetti. Il sangue che ora scorre sulle estremità  settentrionale e meridionale sono pieni di ingiustizie storiche e di molte storie e Storie intrecciate. Il colonialismo europeo non è finito con l’indipendenza di molti dei paesi dai quali quei migranti continuano a scappare. E’ continuato sotto forma di controllo militare ed economico e di istigazione di rivalità tra gruppi etnici per meglio assicurare l’accesso alle materie prime o per acquisire una posizione di vantaggio nella Guerra Fredda. Molti stati falliti  sono stati attivamente fabbricati come fallimenti, tanto per cominciare, dalle potenze occidentali; il caso più recente e tragico è stato quello della Libia. La Libia di solito non era uno dei confini più sicuri a sud dell’Unione Europea? Valeva la pena distruggere un intero paese per rendere più accessibile il petrolio e per soddisfare gli interessi geostrategici di Israele e degli Stati Uniti?

Però la storia del colonialismo europeo è molto più complessa di quanto si possa immaginare, e questa complessità è ciò che aiuta a spiegare gli eventi in Sudafrica. In che misurai i colonizzati hanno imparato dai colonizzatori l’arroganza del razzismo? Sebbene formalmente fosse un paese indipendente, dall’inizio del 20° secolo fino al 1994, il Sudafrica è stato governato da una delle forme più crudeli di colonialismo interno: il regime dell’apartheid. Più che soltanto una relazione di potere basata sull’intrinseca inferiorità dei neri, il razzismo istituzionalizzato è diventato un modo  complessivo di essere e di conoscere (razzismo cognitivo) che gradualmente e insidiosamente considerava importanti differenze nel colore della pelle finché è diventato onnicomprensivo.  Potrebbe essere questa la ragione per cui i sudafricani neri sono considerati le persone più intolleranti verso gli stranieri neri poveri in tutta l’Africa? Potrebbe essere che coloro che si sono liberati dall’apartheid non si siano liberati completamente dal regime di essere e di sapere su cui era basato? Potrebbe essere anche che, nel tipico stile dell’ideologia razzista, una sfumatura più scura della pelle equivalga a un grado più basso di umanità? Potrebbe essere che la solidarietà degli abitanti del Mozambico e di quelli dello Zimbabwe nella lotta contro l’apartheid sia parte della storia che i sudafricani non desiderano ricordare, in modo che non debbano pagare i loro debiti? I sudafricani sono a rischio di diventare europei messi nel posto sbagliato?

_________________________________

Originale: teleSUR English.

Traduzione di Maria Chiara Starace.

Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Go to Original – altervista.org

Share this article:


DISCLAIMER: The statements, views and opinions expressed in pieces republished here are solely those of the authors and do not necessarily represent those of TMS. In accordance with title 17 U.S.C. section 107, this material is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. TMS has no affiliation whatsoever with the originator of this article nor is TMS endorsed or sponsored by the originator. “GO TO ORIGINAL” links are provided as a convenience to our readers and allow for verification of authenticity. However, as originating pages are often updated by their originating host sites, the versions posted may not match the versions our readers view when clicking the “GO TO ORIGINAL” links. This site contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available in our efforts to advance understanding of environmental, political, human rights, economic, democracy, scientific, and social justice issues, etc. We believe this constitutes a ‘fair use’ of any such copyrighted material as provided for in section 107 of the US Copyright Law. In accordance with Title 17 U.S.C. Section 107, the material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. For more information go to: http://www.law.cornell.edu/uscode/17/107.shtml. If you wish to use copyrighted material from this site for purposes of your own that go beyond ‘fair use’, you must obtain permission from the copyright owner.

Comments are closed.