(Italiano) Le élites globali vogliono più rifugiati: perché?

ORIGINAL LANGUAGES, 21 Sep 2015

Robert Burrowes, Ph.D. – Pressenza Int’l Press Agency

Robert J. Burrowes, Ph.D.

Robert J. Burrowes, Ph.D.

In questi giorni molto si è scritto sulla crisi dei rifugiati in Europa, ma nulla di quello che ho letto spiega perché questo problema si verifica e che cosa si dovrà fare per risolverlo.

I rifugiati sono solo un sintomo di una crisi più profonda. Inoltre, come altri sintomi di questa crisi più profonda, l’élite globale è felice di sfruttarlo per tenerci maledettamente preoccupati; infatti l’urgenza del problema rifugiati esige il massimo della nostra attenzione e della nostra compassione.

Trent’anni fa, il 9 settembre 1985, cercai di rianimare un bambino nel campo profughi Shagarab East 3, nel Sudan orientale, al culmine della guerra d’Etiopia e della carestia. Ero stato ben addestrato in rianimazione cardio-polmonare, ero un salvavite. Però il mio tentativo di rianimare quel bambino fallì: il dottore mi fece notare che il bambino era morto e io osservai la madre mentre le consegnavo il bambino morto. La madre era completamente sconvolta. E, sinceramente, anch’io ero molto partecipe e addolorato.

Nel campo vicino, dove ho lavorato come operatore di sostegno, ogni giorno morivano cinque profughi, per lo più per malattie banali, come la diarea, associate alla malnutrizione. Nel gergo dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), il nostro tasso di mortalità era del 2,5 per 10.000 al giorno. Ciò significava, appunto, che nel nostro campo di 20.000 rifugiati, morivano cinque persone ogni giorno. Tutti i giorni dell’anno.

A group of Syrian refugees arrive on the island of Lesbos after traveling in an inflatable raft from Turkey, near Skala Sykaminias, Greece.

Un gruppo di profughi siriani arrivano sull’isola di Lesbo dopo il viaggio in un gommone dalla Turchia, vicino a Skala Sykaminias, Grecia.

Il tempo che trascorsi a lavorare in quel campo e a visitarne molti altri mi ha insegnato una cosa: in ultima analisi, mentre il supporto per i rifugiati è necessario per la sopravvivenza di alcune di queste persone costrette a fuggire dai loro paesi e dalle loro case, questo non affronta minimamente le cause prime che generano il fenomeno dei rifugiati.

A livello geopolitico, Thalif Deen ha riassunto in maniera adeguata la principale causa dell’attuale ‘problema dei rifugiati’ in Europa: ‘I conflitti armati e l’instabilità politica che spingono centinaia di migliaia di rifugiati verso l’Europa sono stati innescati in gran parte dagli interventi militari degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali per forzare cambi di regime – in particolare in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria (dove il cambio di regime è in gestazione).

Gli Stati Uniti hanno ricevuto un forte sostegno militare da paesi come Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna, mentre la no-fly zone per cacciare il leader libico Muammar Gheddafi è stata guidata da Francia e Regno Unito nel 2011 e sostenuta da Belgio, Danimarca, Norvegia e Canada, tra gli altri’. Vedere Europa Invasa principalmente da rifugiati a causa di cambio di regime: http://www.ipsnews.net/2015/09/europe-invaded-mostly-by-regime-change-refugees/

Naturalmente, ci sono altre ragioni per cui le persone diventano profughi. Ma la guerra e la distruzione ambientale da attività industriali e di altro tipo (che generano ‘rifugiati per catastrofe climatica’) sono le principali cause del problema. Non sono forse IL PROBLEMA?

Quando leggo le notizie sui siti progressisti non ho alcuna difficoltà a individuare la moltitudine di problemi che abbiamo di fronte: la guerra stessa, lo sfruttamento economico delle persone in Africa, Asia e Centro-Sud America, i problemi ambientali troppo numerosi da elencare e la violenza contro le donne e i bambini, i popoli indigeni, i lavoratori, le persone di colore e vari altri gruppi sociali (a seconda delle società), per citare solo alcuni dei principali. E questi problemi sono così incancreniti che l’umanità sta sull’orlo del precipizio della sua stessa estinzione.

Però non siamo noi, come un collettivo, responsabili di questa catastrofica situazione. E’ un numero relativamente piccolo di persone, ciascuna delle quali è a dir poco folle. Sono queste persone, quelle che prendono le decisioni nel nostro mondo, che hanno creato la presente crisi dei rifugiati in Europa. Queste persone cercano il potere, il profitto e il privilegio personale a scapito di tutta la rimanente società. Decidono di distruggere nazioni o regioni perché, nella loro folle visione del mondo, questo fa bene a loro. La distruzione militare di una regione potrebbe dare loro il controllo di una risorsa o di un mercato. Potrebbe procurar loro un profitto. Potrebbe procurar loro un privilegio rispetto ad altri, nella loro (molto limitata) visione della società umana. Il ragionamento di queste persone è incredibilmente limitato. E’ sempre una questione di controllo. E la ragione di ciò è semplice: costoro sono assolutamente terrorizzati. I loro genitori li hanno privati del proprio controllo fin da piccoli e ora loro cercano controllo all’infinito, da adulti che funzionano molto male. Adulti squilibrati: privi di amore, compassione, empatia e simpatia. Privi di tutti quei sentimenti che fanno sì che una persona sana risponda con sincera preoccupazione alla situazione critica dei rifugiati e di altri che soffrono.

Così, quando tu senti qualcuno – che si tratti di politici, dirigenti di multinazionali, accademici, capi militari, personale dei media – giustificare politiche e azioni, come la violenza armata, che causano una maggiore sofferenza umana, ricordati che stai ascoltando uno con gravi disturbi psicologici. I conflitti non sono sempre facilmente risolvibili ma richiedono ascolto, comprensione e dialogo. Non puoi risolvere un conflitto uccidendo persone. Se vuoi saperne di più sullo stato mentale di quelli che creano le situazioni che generano i rifugiati, puoi leggere questo articolo: L’élite globale è malata di mentehttps://www.transcend.org/tms/2014/02/the-global-elite-is-insane/ E puoi trovare un resoconto più dettagliato in: Perché la violenza?: http://tinyurl.com/whyviolence e in Psicologia della paura e della non-paura: principi and pratica: http://anitamckone.wordpress.com/articles-2/fearless-and-fearful-psychology/

Allora che cosa possiamo fare? Beh, io sono decisamente a favore di fare quello che possiamo per ridurre le sofferenze dei rifugiati ora. Ma, come mi sono impegnato trent’anni fa, sto anche lavorando per la creazione di un mondo in cui nessun essere umano debba più diventare un rifugiato.

Pretendo troppo? E’ una scommessa. Ma non ho intenzione di lasciare che i pazzi che cercano il controllo totale di questo pianeta possano riuscirci senza che io abbia fatto ogni sforzo possibile per fermarli. Se siete d’accordo con me, ecco alcune cose fondamentali che dobbiamo fare.

Dobbiamo smetterla di terrorizzare i bambini in modo che essi non diventino come l’élite e i loro agenti pagati in politica, nel mondo degli affari, nel mondo accademico, nelle forze armate, nella magistratura e nei media mainstream. Vedere ‘La mia promessa ai bambini’: https://www.transcend.org/tms/2013/11/my-promise-to-children/ Chi non è pazzo ha migliori possibilità di risolvere i conflitti in modo nonviolento, anche se non è facile. Per correggere gran parte di ciò che è sbagliato nel nostro mondo dobbiamo fare azioni personali drastiche, non affidarci ai politici che, praticamente tutti, si comportano come agenti dell’élite globale. Se lo desideri, puoi partecipare a una strategia di quindici anni unendoti a coloro che sono coinvolti nel progetto ‘L’albero del fuoco per salvare la vita sulla Terra’: http://tinyurl.com/flametree In alcune circostanze, come ad esempio in risposta agli attuali tentativi di consolidare il controllo sull’economia globale attraverso meccanismi come il Trans-Pacific Partnership (TPP) e il Transatlantic Free Trade Agreement (TAFTA), o di distruggere l’ambiente naturale abbattendo le foreste pluviali, abbiamo bisogno anche di azioni collettive per resistere alla follia dell’élite globale. Questo si fa nel modo più efficace utilizzando campagne strategiche di resistenza non violenta. Vedere La strategia di difesa nonviolenta: un approccio gandhiano: http://www.sunypress.edu/p-2176-the-strategy-of-nonviolent-defe.aspx

E se vuoi dichiarare pubblicamente il tuo impegno a fare tutto il possibile per porre fine alla violenza e allo sfruttamento nel nostro mondo da parte dell’élite globale, puoi farlo firmando l’impegno online Carta dei Popoli per la creazione di un mondo nonviolento: http://thepeoplesnonviolencecharter.wordpress.com

In sintesi, le élites generano una crisi dopo l’altra come una conseguenza inevitabile delle loro azioni folli volte a perpetuare, consolidare ed espandere il loro controllo sul resto dell’umanità. Se non siamo abbastanza consapevoli, possiamo preoccuparci solo di fronteggiare uno o più sintomi della loro follia. Le élites vogliono più rifugiati anche perché ciò le aiuta a distoglierci dall’analizzare e resistere a ciò che loro stanno facendo nel complesso. Mentre dobbiamo agire in solidarietà con le loro vittime, come i profughi che ora fuggono dalle guerre provocate dall’élite globale, dobbiamo anche svelare l’élite stessa e opporle resistenza strategica. In caso contrario finiremo per subire lo stesso (o equivalente) destino dei rifugiati di oggi.

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Robert J. Burrowes, Ph.D. è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e ha impegnato tutta la vita per capire e porre fine alla violenza umana. Ha fatto ricerche approfondite dal 1966, nel tentativo di capire perché gli esseri umani sono violenti ed è stato un attivista nonviolento dal 1981. E’ autore di Perché la violenza? Il suo indirizzo e-mail è flametree@riseup.net e il suo sito web è http://robertjburrowes.wordpress.com.

Traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso.

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