(Italiano) “La Giovine Italia”. Imperdibile. A Torino tutto esaurito al Teatro Vittoria ieri sera e l’altra sera

ORIGINAL LANGUAGES, 4 Jul 2016

Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service

LA GIOVINE ITALIA – Torino, 29-30 giugno 2016 – Teatro Vittoria

Emigrare.
Immigrare.
Quasi mai sono scelte.

Spostarsi dalla propria terra di origine verso un’altra terra, significa non sapere come sarà il viaggio e soprattutto se sarà arrivo.

Se c’è l’arrivo, la vita in un nuovo paese, ma può anche essere quello di origine, per chi immigra, è sempre, e comunque, luogo di spaesamenti.

E raramente ci sarà il ritorno.
In prospettiva piuttosto vi sono dinamiche dell’eterno ritorno.
Non del ritorno.

Donne di seconda generazione, nate in Italia, insieme alle loro madri, regalano le loro vite al pubblico.
Sul palcoscenico della vita non c’è spazio per la finzione.
La vita supera l’immaginazione e la narrazione che stasera qui si inverano.

La “Giovine Italia” è un’opera d’arte. E’agita da:

Le Giovani: Ilaria Capraro, Yendry Fiorentino, Rosalia Gardelli, Xi Hu, Deqa Mohamed,Ikram Mohamed, Songul Murat, Sara Outabarrhist, Ana Sofia Solano, Luisa Zhou.
insieme a
Le Madri: Adriana Calero , Enza Levatè , Suad Omar , Elena Ruzza , Vesna Scepanovic, Maria Abebù Viarengo, Flor de Maria Vidaurre.

Questi i nomi delle 16 donne protagoniste e interpreti di se stesse e di una società in continuo e rapido divenire.
Testimoni privilegiate dell’irripetibilità della condizione di donne migranti, le prime; di spaesamenti complessi, imprevedibili, multipli, e continui nel vissuto e nel portato di esistenze in cerca di identità e di appartenenza, le seconde.

Le loro testimonianze suggeriscono che solo la convivenza basata sul rispetto di tutte le culture e di una rispettosa contaminazione fra esse, garantisce, e produce, vite collettive di libertà e in libertà.

Per vivere una vita, a livello planetario, che sia degna di essere tale per tutte e per tutti e che è sempre più il risultato dell’INCONTRO fra tutte e tutti.
Un tempo si diceva il prodotto di un meticciato consapevole e rispettoso di tutte le reciprocità.

Non come avviene oggi in Italia ad ogni arrivo dei migranti, tipico e topico.

“La richiesta per il richiedente asilo è a tempo determinato.
I primi sei mesi! impara l’italiano.Poi … in Prefettura: racconta la tua storia !
Puoi rimanere … o non puoi rimanere!!!Se è sì, dopo sei mesi devi lasciare il centro di accoglienza.
Se è no, hai diritto ad un avvocato.
Dopo l’avvocato, puoi rimanere …o non puoi rimanere!Se è sì, dopo sei mesi devi lasciare il centro di accoglienza,
se è no, dopo 15 giorni devi lasciare la struttura.
Per dove ?
Non si sa, non si sa, non si sa, non si sa, non si sa! “
Così, con un urlo di impotenza e di rabbia, Madre Flor.

Strazianti sono pure le domande che Madre Flor pone a tutti:

“Perché l’Italia dimentica il suo passato?
Perché tutta questa indifferenza ?
Perché tutto questo razzismo?

Straziante e fiero è il canto di Yendry che lancia la marcia di rivendicazione e di liberazione delle giovani figlie alla ricerca di una “Freedom” reale che sia anche il riconoscimento di tutti i diritti negati.
E del diritto di TUTTE e di TUTTI alla libertà di realizzare i propri sogni.

Nato nell’ambito del bando MigrArti – promosso dal MIBACT – lo spettacolo “La Giovine Italia” riflette sul rinnovamento della società contemporanea messo in atto da persone
giunte in Italia da ogni parte del mondo e indaga sul rapporto tra le generazioni.
Per una narrazione tutta al femminile.

Il testo dello spettacolo è il frutto di una drammaturgia corale che nasce dall’attività laboratoriale delle attrici della compagnia Almateatro con ragazze nate in Italia o giunte per ricongiungersi alla famiglia.

La Giovine Italia è stato realizzato grazie alla cultura, alla competenza e alla professionalità di queste persone :

Conduzione laboratorio: Gabriella Bordin, Vesna Scepanovic, Maria Abebù Viarengo

Ha collaborato: Margherita Pancheri

Ricerca Testi e collaborazione drammaturgica: Vesna Scepanovic e Maria Abebù Viarengo, Elena Ruzza

Organizzazione: Sara Consoli

Luci : Alexis Doglio

Regia: Gabriella Bordin

 

Ma se tutto sembra in salita, niente è come sembra e niente è come appare.

 “La nostra strategia non dovrebbe essere solo quella di affrontare l’impero, ma di assediarlo, privarlo dell’ossigeno, disonorarlo, prenderlo in giro.

Così con la nostra arte, la nostra musica, la nostra letteratura.

Con la nostra ostinazione, gioia e intelligenza.

Con la profonda instancabilità e la capacità che abbiamo di raccontare le nostra storie.

STORIE che sono differenti da quelle che ci hanno inculcato, in cui ci hanno obbligato a credere.

[ … ]

I grandi poteri avranno fine se ci rifiutiamo di seguire le loro idee, la loro versione della storia, le loro guerre ed armi, la loro idea di inevitabilità.

Ricordiamoci che noi siamo molte e loro pochi.
Loro hanno bisogno di noi, più di quanto noi abbiamo bisogno di loro.

Un altro mondo non solo è possibile … sta arrivando !

Nei giorni di quiete … posso sentirlo respirare … ”

 

Sul respiro corale di queste donne, sull’autorevolezza delle loro vite, così importanti e necessarie per tutte e per tutti noi, in un silenzio assordante di commozione compartecipata, si spengono le luci sul palco di un teatro in empatia: non certo su questa storia che è la NOSTRA storia.

Imperdibile.

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Silvia Berruto, giornalista contro il razzismo

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