(Italiano) Soglia antropologica: il già Occidente ora (auto)Occiso

ORIGINAL LANGUAGES, 6 Oct 2025

Miki Lanza | Centro Studi Sereno Regis - TRANSCEND Media Service

Nel 2017, Banksy ha dipinto questi angeli che rompono il muro di separazione della Cisgiordania usando un piede di porco.  (Facebook/A Land for All)

– Il superamento di una soglia antropologica significativa, una massa critica, in una storia che matura già da decenni stagliandosi su altre, tragiche e ignorate, dell’imperialismo/colonialismo.

Cara Redazione,

Ieri, 1 ottobre, ricevuto in posta finalmente il n° 18 di Rocca, pur già sfogliato e letto in parte sullo schermo, stavo più agevolmente riordinando mie note sull’intervista a Stefano Levi della Torre lì riportata dal titolo “La Shoà non vieta di dire “genocidio”, ma di commetterlo  “, ma ben presto mi sono sentito sopraffatto dalla sproporzione fra l’imperversare nauseabondo, benché frammentario, del delirio genocida israeliano a Gaza e “dove occorra” (come recentemente chiarito da un suo primo attore, gen. Haliva) e altre pur utili preoccupazioni, oltre all’abituale balbettio di fondo sul dito anziché la luna: piuttosto un riordinare la sala di ritrovo mentre il Titanic affonda?

Ecco, sì, ma uno squarcio più preciso mi folgora: il superamento di una soglia significativa, una massa critica, in una storia che matura già da decenni stagliandosi su altre, tragiche e ignorate, dell’imperialismo/colonialismo; ma non solo: della somma di comportamenti, commissioni e omissioni, anzi modi d’essere dell’Occidente, dell’Europa, i più deludenti; perché disinvoltamente contraria ai propri già sbiaditi valori e addirittura ai propri interessi, a Est – una Russia, disillusa e rancorosa dell’antico e rinnovato rifiuto dagli altri (ex-)”grandi” occidentali, e a Ovest – sempre più a rimorchio di una NATO pretenziosa parassita e procacciatrice di guai per conto terzi, e fatalmente degli umori del grosso “alleato”-cavallo di Troia, peraltro coerente erede dell’impero britannico con i propri valori: “né amici né nemici permanenti, interessi permanenti”. Noblesse oblige: è o no la democrazia-faro dell’Occidente e, dopo la presunta fine della Storia con il crollo URSS, del mondo intero?

Eletto, con un destino manifesto garantito (da Dio), come il suo più saldo alleato, Israele, “democrazia pioniera nel barbarico Medio Oriente”, talmente tale da poter permettersi prima d’ignorare il diritto internazionale, poi d’irriderlo e infine di poter additare al ludibrio di comprensive comparse la stessa ONU ed enti che più o meno incarnano tale gracile diritto come fautrici del disordine mondiale e tendenzialmente “terroriste” (dimenticando generosamente la propria stessa nascita statuale, peraltro rivalidata nel 2018 dai sionisti come “Stato Ebraico”).

Infine, poiché l’impudenza ricattatoria (anti-semiti!, dal tempo di Eban) e vendicativa e il servilismo ipocrita altrui (della culla del diritto) rafforzano l’impunità, questa dopo il fallimento (cercato, e pagato dal traditore Rabin) degli Accordi di Oslo diventa pedagogia per cui diventa “sicurezza” /”difesa” l’erezione del Muro, l’invasione “strisciante” di centinaia di migliaia di coloni in Cisgiordania (“ritorno” a una terra “promessa” a ipotetici antenati di quasi trenta secoli fa ma mai goduta), e ripetuti attacchi devastanti a Gaza, che con una storia anche più antica e continua, crede(va) di poter esimersi dalla genuflessione al popolo di Dio dell’irrilevante ANP e si affida a Hamas che promette pan per focaccia e intanto provvede al mantenimento della popolazione sottraendo per sé meno di quanto faccia Israele con il resto della Palestina occupata.

Con lo Stato Ebraico del 2018, gli Accordi di Abramo del 2020 fra (USA) Israele ed EAU, Bahrein (e aspiranti successivi – Marocco, Arabia Saudita, ..), la repressione arbitraria anche dei postulanti il Diritto al Ritorno per i profughi della Nakba del 1947-9 e la minaccia di risarcimento dagli “intrusi” dei più recenti governi para-fascisti israeliani — con la perdurante sussiegosa complicità dei governi occidentali — lo stato di mirato strangolamento progressivo percepito a Gaza ha deciso il passaggio da una resistenza di logorio e una speranza diplomatica di riconoscimento della propria autodeterminazione arenata sine die, a un’azione di guerra piena covata da tempo da Hamas e “giustificata” dal probabile sfinimento per un insopportabile perpetuo.

Ed ecco il 7 ottobre 2023, tuttora indicato fuori dalla Palestina come lo sciagurato inizio dell’azione di difesa d’Israele – alla lunga “forse sproporzionata”, non proprio “invito a lasciare questo lembo di terra nostra” (Netanyahu, 22.09.25: approssimazione da patriota) ma da non confondere oltraggiosamente con genocidio!! La menzogna, l’inerzia e la stupidità criminali, l’indifferenza alla sofferenza dei gazawi e di chiunque non sia strumentale all’affermarsi incondizionato dell’annichilimento di Gaza e all’appropriazione delle sue spoglie da parte di due stati-canaglia e di un unico europeo con un passato infame di guerrafondaio “creativo” (nel senso dell’inventiva criminale, già per una guerra all’Iraq).

E tutto ciò con contorno nostrano di farneticazioni analoghe anche contro gli “attentatori al processo di pace in corso” riferito rispettivamente alla Sumud Flotilla e all’intimazione di resa da parte dei genocidi usurpatori!

Al che, come l’auto-neutralizzazione dei processi fermentativi al loro apice in un letamaio, è cambiato qualcosa. Come il superamento dei fatidici 2°C in più rispetto all’era preindustriale (l’anticipo minaccioso dell’Earth Overshoot Day, i 20” dalla mezzanotte all’orologio dell’Apocalisse autoinnescata e simili “indizi”minacciosi…), un passo decisivo nell’abisso. Certo un processo non concluso ma irreversibile, una caduta senza appigli intermedi prima dello schianto – non si sa ancora se angosciante e con qualche guizzo contorsionista per limitare (esteticamente) lo sfracello o se da ignari lobotomizzati, stolidamente al seguito dei due/tre pifferai capofila dell’Occidente in questo esemplare “riordino” mondiale appena rivendicato all’indegna ONU dal nefando interprete supremo, insensibile ai danni collaterali – nonché a quelli autoinferti, ma oltre il suo orizzonte da virus.

Comunque: non più Occidente, ossia calante – dopo aver metabolizzato vari miti di sé come prototipo umano, nonostante il nome-monito, 5 secoli fa promettente adolescente spericolato, poi a lungo guida globale con mezzi altrui, poi pericolante dopo un’azzardata guarigione 80 anni fa ma pur sempre attraente (participio) presente — ma ormai atroce degenerato, terrorista specialmente pericoloso perché potente e paranoico, deluso come autopromosso restauratore/salvatore non più creduto: Occiso (Occiduto è inelegante, e senza nesso immediato con uccidere, suo mezzo irrinunciabile per affermare la vita!), participio passato, come per chi ha rifiutato fino all’ultimo qualche chirurgia a parti di sé ormai maligne: in coma indotto o spontaneo, poco importa.

Una gran perdita, comunque, un suicidio dolorosissimo per chi c’è dentro, non la temuta sesta grande estinzione ma pur sempre una menomazione grave all’intera umanità, che con questa ultima scelta occidentale per la sopraffazione come suprema legge universale profonde le sue maggiori risorse (sempre meno rigenerabili) nella guerra come suo capolavoro costringendo moltitudini agli stenti e alla incombente clava di Einstein, anzi peggio: ha riscoperto il virus – incapace di replicarsi senza annullare altri viventi – e deridendo la tormentosa conquista evolutiva della cooperatività, ben attiva già nei mammiferi e più ancora seppur instabilmente nei più complessi umani, ne retrocede almeno per gli occidentali e per generazioni i soli possibili progressi nell’addomesticare e gestire l’hybris distruttiva post/trans-umana.

Forse non è tuttavia necessariamente (neppure) questa la fine della Storia, perché anche il Buono dell’Occidente non è sterile seppur scialacquato: se abbastanza gente sente questo sussulto dell’Antropocene come la grave minaccia che è e non la rimuove ma ci riprova coltivandone qualche timido seme disperso, come dopo le 2 guerre mondiali, il tempo per una rigenerazione può sorprendere i nostri discendenti sopravvissuti, riciclando frullati di diritti, codici, princìpi e procedure politiche ed economiche democratiche, ricerche, altri reperti archeologici occidentali, e magari aborti di DNA evolutivo con più stimoli alla nonviolenza o addirittura alla disponibilità all’amore per ogni vivente, per una faticosa ma non disperante prosecuzione del nostro ruolo pacificato in quest’esile, sensibile, tormentata, entusiasmante biosfera.

Miki Lanza (Alpignano, TO) – 02.10.25

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