(Italian) Da Lampedusa. Quei Ragazzini … Occhi Che Scoppiano di Intelligenza

ORIGINAL LANGUAGES, 11 Apr 2011

Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service

4 aprile 2011. Il giornalista e amico Karim Metref, recatosi a Lampedusa per rendersi conto di persona della situazione, risponde ad alcuni miei quesiti.

SILVIA_Karim per quali ragioni hai deciso di andare a Lampedusa ?

KARIM_A Lampedusa ci sono andato come educatore. L’ONG italiana, Terre des Hommes Italia, ha chiesto ad un gruppo composto da una avvocato, un medico, un’esperta di protezione dell’infanzia e il sottoscritto, in quanto educatore, di andare a fare un sopralluogo per capire in che condizioni sono tenuti i minori non accompagnati presenti sull’isola e eventualmente cosa si potrebbe fare.
Io personalmente ho accettato di far parte del gruppo anche per vedere con i miei occhi, per parlare con gli immigrati e i cittadini di Lampedusa che stanno vivendo questa situazione strana.

SILVIA_Sii gli occhi, l’obiettivo, della mia macchina fotografica.
Scegli l’immagine di un fatto significativo e descrivi, per noi, comunque ciechi, con le tue parole, la storia che si è svolta davanti ai tuoi occhi.

KARIM_Forse l’immagine più significativa è quella di quei ragazzini (14 -17 anni) piccoli, magri, occhi che scoppiano di intelligenza, che si sono affacciati dal recinto del centro congressi “La Fratellanza”, trasformato in centro di accoglienza provvisoria per minori.
Non abbiamo potuto entrare.
Non avevamo il permesso della prefettura per quel luogo.
Allora camminando abbiamo visto questi ragazzi, accampati nel giardino del centro, con delle tende improvvisate. E’ bastato uno sguardo perché venissero di loro spontanea volontà a parlare con noi. Ancora pieni di speranza per un futuro migliore, ma già scottati dalla freddezza dell’accoglienza dello stato italiano. Si chiedono, e ci chiedono, quale sarà il loro destino. Ci raccontano come sono arrivati, il viaggio, la paura in mare… come hanno saputo dell’opportunità e di come l’hanno colta al volo. Senza esitare. Abderrahim, il più piccolo di tutti (anche se dice di avere 16 anni) racconta: I soldi per il viaggio me li sono guadagnati da solo. Anni di contrabbando di sigarette con la Libia. Sono orfano di padre e ho sempre lavorato per aiutare mia madre. Lei ha pianto tanto quando ho deciso di andare via. Ma le ho detto che la mia decisione era presa. che era l’unica soluzione per costruire un futuro per me e per i miei fratelli più piccoli.

SILVIA_Come ti senti. Come uomo, nato in Algeria, educatore e attivista culturale e politico, mio fratello e cittadino del mondo?

KARIM_Mi sento arrabbiato, molto arrabbiato contro tutti.
Contro i nostri regimi che hanno ridotto i nostri popoli in questo stato.
Contro i governi europei che hanno sempre sostenuto i tiranni o affamatori. E che oggi fanno finta di voler aiutare a democrazia con le bombe. Ma che non sono capaci di un gesto di solidarietà. Di dare un asilo per la notte, un pasto decente, una coperta… una speranza ad un giovane in cerca di futuro.

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