(Italian) OIC: Organizzazione Islamica C = Conferenza-Cooperazione-Comunità?

ORIGINAL LANGUAGES, 1 Aug 2011

Abbas Aroua e Johan Galtung, 18 luglio 2011 – TRANSCEND Media Service

L’Arabia pre-islamica è vissuta per un lungo periodo sotto varie forme di asabiya (coesione e legami tra persone di una comunità, ndt): sciovinismo della razza araba (arabismo), delle tribù (tribalismo), o dei clan interni alle tribù (clanismo). Questa è stata la causa di molte guerre durate a lungo. Ma, nel 610, il profeta Maometto, all’età di 40 anni, ricevette i primi versi del Corano, sfidando l’ordine sociale e politico. La asabiya fu sostituita dalla fratellanza-sorellanza in una comunità di valori, la Umma, da Umm, madre. Gli arabi si impegnarono con entusiasmo in questo nuovo “matriottismo” basato sulla religione islamica che afferma “non ci sono differenze tra arabi e non arabi, o tra bianchi e neri, eccetto per il grado di pietà”. Sangue, razza, gruppo etnico, colore, genere, ecc. svaniscono a favore della unicità di origine, libertà, giustizia, e soprattutto rahma (vero amore).

La Umma fu guidata dal Profeta, e governata dopo la sua morte dai Successori Ben Guidati (al-khulafâ, ar-Rashidun). Ma dopo soli 30 anni dalla morte del Profeta, nel 661, i valori da lui insegnati furono violati, e l’ordine politico venne corrotto, tornando alla asabiya.

Ebbe quindi inizio un lungo declino della società mussulmana. Anche se ci fu un formale Khilafa (Califfato) la Umma venne suddivisa in una miriade di frammenti politico-militari basati sulla repressione e la corruzione. Autocrazia e cleptocrazia divennero la norma. Alla fine tutto ciò aprì le porte a varie forme di aggressioni esterne, e nel XIX secolo furono piantati i semi della “colonizzabilità”, un termine coniato dal filosofo algerino Malek Bennabi. La colonizzazione fu facilitata. Nel 1924 il califfato ottomano venne smantellato.

Dopo l’indipendenza politica, le elite politiche importarono il modello di stato nazione secolare e lo imposero alle loro popolazioni. Nacque una asabiya basata sulla nazione (nazionalismo): arabismo, turanismo (Turchia) e persianismo furono alcune sue espressioni, che portarono necessariamente a forme di asabiya basate su minoranze: kurdismo, berberismo, ecc.

Nello spazio geografico dell’ Umma compreso fra l’Africa Occidentale e l’Estremo Oriente sorsero organizzazioni regionali, la più antica delle quali è la Lega degli Stati Arabi fondata il 22 marzo 1945 – sette mesi prima delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1945 – che oggi conta 22 stati membri allo scopo di “promuovere la crescita economica nella regione, risolvere le dispute tra i suoi membri, e coordinare gli obiettivi politici”. Ma 66 anni non hanno portato né pace né prosperità nel mondo arabo. Essa fu sempre messa in difficoltà dalla asabiya dei suoi membri, dai loro obiettivi contraddittori e dalle interferenze e influenze esterne. L’unica struttura operativa è il Consiglio dei Ministri dell’Interno, che coordina le politiche repressive.

Il 25 settembre 1969 fu fondata un’organizzazione più ampia dai capi degli stati mussulmani riuniti alla conferenza di Rabat per salvaguardare gli interessi della Umma – una reazione politica all’incendio nella moschea al-Aqsa in al-Quds (Gerusalemme) appiccato da Denis Michael Rohan il 21 agosto 1969. I capi mussulmani avrebbero preferito una Organization of Islamic Countries (OIC, Organizzazione dei Paesi Islamici), ma i paesi con grandi minoranze non mussulmane furono contrari. Tuttavia, essi mantennero la sigla OIC con “C” nel significato di Conferenza, un riferimento all’incontro di Rabat.

Quasi 42 anni dopo la sua fondazione, il 28 giugno 2011, durante la 38° sessione del Consiglio dei Ministri della OIC tenutosi a Astana, nel Kazakhstan, gli stati membri si sono accordati per cambiare il nome in Organization for Islamic Cooperation (Organizzazione Islamica per la Cooperazione), la sigla OIC è stata mantenuta, ma ora “C” significa Cooperazione, non Conferenza.

Secondo un comunicato stampa della OIC, “la nuova risoluzione riflette uno spostamento qualitativo nell’immagine dell’Organizzazione e un passo avanti nella sua efficacia come organizzazione internazionale attiva in diverse aree della politica, dell’economia, della cultura e della società.” Con i suoi 57 stati membri presenti in quattro continenti, la OIC è la seconda OIG (Organizzazione Inter Governativa) dopo le Nazioni Unite. Dovrebbe e vorrebbe avere voce in capitolo e un ruolo attivo in un mondo globalizzato sempre più strutturato attorno a entità regionali.

Con maggiore libertà e prosperità, la sua popolazione di 1,6 miliardi di persone eserciterà una pressione verso una maggiore integrazione economica e anche politica. Nonostante l’opposizione delle potenze imperialiste e neo-coloniali, questo porterà a una Organization of the Islamic Community (Organizzazione della Comunità Islamica): un modello Umma-Khilafa del XXI secolo. La Comunità Islamica non sarà un’entità sciovinista costruita in antagonismo con altre, ma piuttosto uno spazio aperto basato su “C-interna, C-esterna”, Consolidamento dell’unità mussulmana, e Cooperazione con altri per la pace e la prosperità di tutta l’umanità.

Una Organizzazione della Comunità Islamica sarà capace di istituzionalizzare una visione di un Islam di pace, il dar-al Islam, opposto al resto, il dar-al-harb, il regno della guerra? Anche la Comunità dell’Unione Europea è stata costruita sulla visione di un’Europa con guerre interstatali non solo messe fuori legge, ma “impensabili”. Ma tale questione trascura un terzo punto: il dar-al-ahd, regno di trattati, patti, per esempio tra una futura OIC e la UE, in un mondo regionalizzato, potenzialmente più maturo. E un importante lavoro preparatorio è stato fatto nei dialoghi UE-OIC.

La nuova OIC della cooperazione porrà importanti sfide alle Nazioni Unite. Delle attuali cinque potenze con diritto di veto che fanno parte del Consiglio di Sicurezza, quattro sono cristiane (una evangelica, una anglicana, una cattolica-secolare, una ortodossa), e una taoista-confuciana-buddhista. L’OIC è più grande di tutte, persino della Cina.

Questo non è soltanto del tutto ingiusto, tenuto conto che la frammentazione dei confini della comunità islamica fu essenzialmente tracciata da queste potenze occidentali, ma rende anche le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro i paesi islamici illegittime. Il potere di veto mussulmano avrebbe potuto salvare sia moltissime vite umane, sia gli USA-Occidente da politiche poco sagge, e avrebbe creato delle Nazioni Unite più equilibrate con maggiore capacità di azione regionale. Un Consiglio di Sicurezza aggiornato dovrebbe accogliere la OIC e l’UE invece che due dei suoi membri. L’idea di collettività di stati è inclusa nella Carta delle Nazioni Unite per promuovere una transizione dal mondo del 1945 a quello odierno. Ma ancor meglio sarebbe una democrazia di stati membri “Uniti per la Pace”, con nessun sabotaggio dalle potenze che vivono nel passato.

Traduzione a cura del Centro Studi Sereno Regis www.serenoregis.org.

This article originally appeared on Transcend Media Service (TMS) on 1 Aug 2011.

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