(Italiano) Reinvenzione del Fascismo

ORIGINAL LANGUAGES, 8 Jul 2013

Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

(Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis)

L’atroce Seconda Guerra Mondiale ha provocato danni durevoli abbassando i nostri standard per ciò che è marginalmente accettabile. La guerra è male; ma se non è nucleare, il limite non è stato ancora raggiunto. Il fascismo è male; ma se non si accompagna alla dittatura e all’eliminazione di una categoria di persone, il limite non è stato ancora raggiunto. Hiroshima, Hitler, Auschwitz sono profondamente radicati nelle nostre menti, distorcendole.

Hiroshima ci fa trascurare il terrorismo di stato contro le città tedesche e giapponesi, e l’uccisione di cittadini d’ogni età e genere. E Hitler e Auschwitz ci fanno trascurare il fascismo in quanto perseguimento di obiettivi politici mediante la violenza e la minaccia di violenza. Bisogna essere in due per fare una guerra, con qualunque mezzo. Ma basta uno solo per produrre fascismo, contro la propria gente e/o contro altri.

Qual è l’essenza del fascismo? Ne è stata data una definizione: accoppiare il perseguimento di obiettivi politici e di violenza massiccia. Abbiamo la democrazia appunto per evitarlo, un gioco politico teso a perseguire obiettivi politici con mezzi nonviolenti, e più particolarmente ottenendo con elezioni o referendum liberi ed equi una maggioranza dalla propria parte. Una meravigliosa innovazione con un seguito logico: l’uso della nonviolenza quando anche la maggioranza travalica linee o limiti, per esempio quelli contenuti nei codici dei diritti umani.

Lo stato forte, in grado e disposto a esibire la propria forza, perfino con la pena di morte, appartiene all’essenza del fascismo. Che vuol dire assoluto monopolio sul potere, anche quello che non promana da un’arma, compreso il potere nonviolento. E vuol dire considerare la guerra come attività normale di uno stato, normalizzando, e addirittura perpetuando, la guerra. Vuol dire una profonda contraddizione con un nemico onnipresente, come ariani contro non-ariani, o giudaismo-cristianesimo contro l’islam, glorificando il primo e demonizzando il secondo. Il fascismo fomenta ovunque il dualismo, il manicheismo e la battaglia finale, l’Armageddon, plasmandoli in un insieme coerente.

Che voglia dire illimitata sorveglianza della propria gente e degli altri non c’è bisogno di dirlo; la tecnologia postmoderna la rende possibile, o almeno credibile. Ciò che importa è la paura; che si tema e ci si astenga da proteste e azioni nonviolente per non venire “pescati” per il castigo definitivo: un’esecuzione extragiudiziaria. Meno importante dell’effettivo controllo delle e-mail e dell’attività telematica nonché l’ascolto delle telefonate di tutti è che si creda che questo avvenga.

Il trucco sta nel farlo indiscriminatamente, non focalizzandosi solo sui sospetti ma facendo credere che ognuno è un potenziale sospettato; facendo sì che tutti per paura righino dritto, trasformando tutti i potenziali attivisti in soggetti passivi governabili. Lasciando la politica a Chi Conta, con muscoli sia all’interno che all’estero.

Il trucco anche più banale è rendere il fascismo compatibile con la democrazia. Attira l’attenzione una notizia: “Ammesso che le forze britanniche abbiano torturato i kenyani che combattevano contro il dominio coloniale negli anni 1950 – il governo compenserebbe 5.228 vittime.” (IHT 07 giugno 2013). Un numero strabiliante, oltre 5.000 – di certo ci furono molte altre vittime. Dov’era la Madre dei Parlamenti durante quest’esibizione di fascismo? Si ha l’impressione di una formula come “per la sicurezza dei britannici in Kenya”, dove sicurezza è la parola-ponte fra fascismo e democrazia, sostenuta da quella paranoia accademicamente istituzionalizzata degli “studi per la sicurezza”.

Ci sono altri modi. Primo, una definizione riduzionista di democrazia alle elezioni nazionali multi-partititche. Secondo, rendendo i partiti quasi identici in questioni di “sicurezza”, pronti a usare la violenza internazionalmente o nazionalmente. Terzo, privatizzando l’economia all’insegna della libertà, l’altra parola-ponte, lasciando al Potere Esecutivo essenzialmente la funzione giudiziaria, la polizia e i militari – temi su cui si è già costruito un consenso.

Per arrivare a una crisi permanente con un nemico permanente da colpire è utile, ma ci sono altri approcci.

Proprio come una crisi definita come militare catapulta i militari al potere, una crisi definita come economica catapulta il capitale al potere. Se la crisi sta nel fatto che l’Occidente è stato battuto in concorrenza nell’economia reale, allora si tratta dell’economia finanziaria, le grossissime banche, che trattano i trilioni sotto la formula della libertà. Corrompere alcuni politici finanziando le loro campagne elettorali è una bazzecola, e può non essere neppure necessario dato il consenso.

Se ne può uscire, e prima o poi lo si farà. Si paga attorno al 20%, la metà negli USA, in tasse allo stato per comprare beni o servizi nell’economia reale – per il consumo finale – ma l’economia finanziaria trama efficacemente con le lobby anche solo contro un 1% o 0.1%. Perfino un compromesso come un 5% risolverebbe il problema degli stati occidentali la cui economia reale non genera un surplus sufficiente al funzionamento di uno stato moderno aldilà della forza; un giorno neppure quello, ai livelli attuali.

Se la libertà si definisce come libertà di usare denaro per fare altro denaro, e la sicurezza come la forza di uccidere il nemico designato ovunque sia, ne otteniamo un complesso militar-finanziario, successore del complesso militar-industriale in società in deindustrializzazione. Quelli conoscono i propri nemici: i movimenti per la pace e per l’ambiente, che costituiscono, rispettivamente, una minaccia alla sicurezza e alla libertà col loro gettare dubbi non solo sulle uccisioni, sulla ricchezza e l’ineguaglianza ma considerandole contro-producenti. Entrambi i movimenti dicono che in realtà state producendo insicurezza e dittatura. Entrambi agiscono allo scoperto, vengono facilmente infiltrati da spie e provocatori, così eliminando voci quanto mai necessarie.

Quindi, siamo a questo punto.Tortura come indagine intensificata, campi di concentramento de facto come Guantánamo, habeas corpus eliminato. E un presidente USA di facciata per gli sciocchi, che fa racconti progressisti che non attua mai, che sia un ipocrita o sia messo lì da qualcuno a mo’ di velo su una realtà fascista. Chi tira via il velo, un Ellsberg, un Assange, un Manning, uno Snowden, viene criminalizzato; ma non chi sta costruendo il fascismo.

Il vecchio adagio: quando c’è più bisogno di democrazia, abolitela.

Titolo originale: Reinventing Fascism – TRANSCEND Media Service

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