(Italiano) Mao e Gandhi: due asiatici

ORIGINAL LANGUAGES, 13 Apr 2015

Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Cominciamo col riassumere. Stiamo considerando sei importanti capi di forze e movimenti che plasmano i secoli – Churchill-Hitler-Stalin-Mao-Gandhi-Mandela – confrontandoli, due alla volta. Cerchiamo analogie e dissomiglianze. Alcuni di essi sono ben manifesti nelle proprie ideologie dichiarate. Ma la gran parte – forse i più interessanti – sono nascosti all’occhio non addestrato. Ci sono le analogie quando sono della stessa civiltà e le dissomiglianze quando sono di civiltà diverse – per quanto professino di essere su diverse o sulla stessa lunghezza d’onda. I sei erano ben poco consci di tale fattore.

gandhi-mao

Dato che Churchill, Hitler e Stalin condividono la civiltà cristiana-secolarizzata, ce ne aspetteremmo antisemitismo, razzismo, e poca esitazione a uccidere – con la guerra, l’affamamento (lo ha fatto anche il Signore), con la rivoluzione, a milioni – addirittura con entusiasmo. Più in profondità ci sono ragionamenti deduttivi da assiomi sulla razza e la classe e su uno stato finale: l’Impero Britannico, il Reich ariano, per mille anni, e un socialismo avviato allo stadio finale, il comunismo perpetuo; gestiti da Londra, Berlino, Mosca. Così ci è toccata la 2^ guerra mondiale, con Mosca imbarcata in due alleanze di convenienza.

Entra in scena Mao. Condivide il termine “comunista” con Stalin (si usa tuttora, parecchio tempo dopo la sua sparizione in URSS-Russia). Ma la civiltà cinese lascia su tale concetto la sua segno indelebile, dando un senso molto diverso al termine, comunitar-ismo, comune-ismo, fare cose insieme, cooperare.

Entra in scena Gandhi. Asiatico come Mao, ma attenzione: non c’è una civiltà asiatica; ci sono un’ Asia Occidentale, Centrale, del Sud – hindu; ecco dov’è Gandhi! – Sudorientale, Orientale – e qui c’è Mao!; tutte molto diverse – e una sesta Asia, del Nord, russa ortodossa.

In quanto alle differenze ideologiche: Mao fece uso di violenza di massa – il potere era anche quello usciva dalla canna del fucile – Gandhi fece uso di nonviolenza di massa, il satyagraha. Ma attenzione ancora: la fonte di potere chiave di Mao era normativa, la sua promessa di liberare la Cina dal giogo dell’imperialismo, e la gente comune dal giogo del feudalismo. Gandhi promise esattamente la stessa cosa e vide anch’egli il potere come quello che emana dai kshatriyah-guerrieri e ne convertì molti in guerrieri nonviolenti, basandosi sul loro coraggio e disponibilità al sacrificio per la causa. E aggiunse: meglio la violenza che la codardia. Mao non aveva una casta militare cui attingere nella struttura cinese; i militari erano bande di ventura, capeggiate da “signori della guerra”. Si fece il proprio apparato militare, in seguito organizzato come Esercito di Liberazione Popolare.

L’uno cambiò l’apparato militare, l’altro ne creò uno.

Perché gli obiettivi erano così simili? Non a causa della cultura profonda ma della struttura più superficiale. Cina e India erano state impoverite e saccheggiate dall’Occidente durante il 19° secolo; colonizzando l’India, imperializzando la Cina, indottrinando se stessi e molti locali che era tutto per il loro migliore interesse. Il colonialismo/imperialismo avido di profitto si attaccò ai movimenti degli strati feudali superiori e del capitalismo incipiente. Mao e Gandhi condividevano con Sun Yatsen e Rabindranat Tagore il nazionalismo del questa è la nostra terra, non la vostra; ma la loro prassi abbracciava la loro salda identità con quelle calpestate dal feudalismo.

C’era un elemento strategico: era la stragrande maggioranza dei calpestati, i servi sfruttati che coltivavano la terra dei loro padroni per una piccola porzione del raccolto – e che in India lo fanno ancora. E avevano soluzioni simili: le comuni per Mao, i villaggi sarvodaya per Gandhi. Il primo ebbe più successo del secondo, Mao cambiò la società, Gandhi no.

Perché no? Qui una spiegazione la possono fornire le due culture profonde. Per il taoismo la storia è un’interminabile successione di oloni e di dialettica, di forze/controforze mai concluse. Nulla è finale. Non così nell’induismo anche se la finalità è a distanza di eoni: l’induismo ha un concetto di nirvana/liberazione dove tutto giunge a una quiete; l’energia materiale convertita in entropia dopo N reincarnazioni. Il taoismo l’accetterebbe come un olone, ma cercando immediatamente forze e controforze – che forse vorrebbero tornare alla vita materiale?

Il taoismo presente nel maoismo fu la rivoluzione permanente; il nirvana nel gandhismo sembra essere stato i suoi “circoli oceanici dei villaggi sarvodaya”, che connettevano il mondo intero. Il maoismo poté più facilmente accogliere forze nuove, o vecchie ringiovanite; il gandhismo fu cieco a tale possibilità, avendo trovato l’ideale in attesa di nascere alla realtà. Molto occidentale, in un certo senso.

Notiamo che il gandhismo andò aldilà dell’India, mentre il maoismo si fermò ai confini della Cina. L’induismo si considera universale mentre la Cina si considera unica, e reagisce energicamente quando movimenti in India e in Nepal si definiscono “maoisti”.

Più a fondo percepiamo un’altra differenza: la tendenza a dedurre l’ideale da assiomi. I due assiomi epistemologici del taoismo riguardano il processo, non la sostanza: per Gandhi il sistema di caste orizzontali nei villaggi, correlati orizzontalmente, era sostanziale. Per Gandhi non forza-controforza ma l’unità degli umani era il mantra, dal che consegue l’orizzontalità e i cerchi, onnicomprensivi, dove “oceanico” vuol dire “universale”. Non così, direbbero i taoisti: nulla è per sempre. Non lo fu.

La struttura comune generò somiglianze nei due giganti; la cultura profonda le differenze. Ciò che rimane di entrambi è la lotta contro l’oppressione – lo sfruttamento, la ricerca di orizzontalità, e di Gandhi la lotta nonviolenta, il satyagraha.

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Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: Mao and Gandhi: Two Asians – TRANSCEND Media Service

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