(Italiano) Locuste e dollari a centinaia di miliardi

ORIGINAL LANGUAGES, 2 Mar 2020

Elena Camino | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

 Le cavallette di Gandhi

In un articolo pubblicato  nel 2009 Nanni Salio, allora Presidente del Centro Studi Sereno Regis,  ricordava che nel 1909 Gandhi scrisse un libriccino, un vero e proprio libello contro la civiltà occidentale: Hind Swaraj. Swaraj significa autogoverno e in questo caso autogoverno dell’India, ma per estensione, autogoverno di noi stessi. Nanni ne consigliava a tutt* la lettura, sostenendo che fosse un libriccino da leggere e meditare con attenzione, e osservava che il messaggio che Gandhi lanciò un secolo fa non potrebbe essere più attuale. Siamo in presenza di una molteplicità di crisi (economico-finanziaria; ecologico-climatica; esistenziale-relazionale) di cui stentiamo a renderci conto. In breve, è la non sostenibilità di questo modello di vita e di economia fondato, come direbbe ancora una volta Gandhi, sull’avidità e l’invidia. Nanni ricordava anche che nel 1928 Gandhi pronunciò queste profetiche parole:

L’imperialismo economico di una sola minuscola isola-regno (l’Inghilterra) oggi tiene in catene il mondo. Se un’intera nazione con trecento milioni di abitanti ambisse a un simile sfruttamento, il mondo sarebbe divorato come dalla piaga delle cavallette.

Da allora – proseguiva Nanni – l’impero inglese è stato sostituito da quello USA, gli indiani sono cresciuti di quattro volte e i consumi pro-capite delle popolazioni ricche di quaranta volte: è sotto gli occhi di tutti la devastazione che questo “esercito di locuste” sta provocando nel mondo intero.

Dalle aggressioni metaforiche alle invasioni di fatto

Le invasioni di cavallette sono note fin dall’antichità, e sono uno dei flagelli citati nella Bibbia tra le punizioni inviate da Dio al popolo egizio:

 La Bibbia, Esodo 10:1-20

12 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano sul paese d’Egitto per farvi venire le cavallette; ed esse salgano sul paese d’Egitto e divorino tutta l’erba del paese, tutto quello che la grandine ha lasciato». 13 Mosè protese il suo bastone sul paese d’Egitto e il SIGNORE fece levare un vento orientale sul paese, tutto quel giorno e tutta la notte. Quando venne il mattino, il vento orientale aveva portato le cavallette. 14 Le cavallette salirono su tutto il paese d’Egitto e si posarono su tutta l’estensione dell’Egitto. Erano numerosissime: prima non ce n’erano mai state tante, né mai più tante ce ne saranno. 15 Esse coprirono la superficie di tutto il paese, che ne rimase oscurato, e divorarono tutta l’erba del paese e tutti i frutti degli alberi, che la grandine aveva lasciato. Nulla di verde rimase sugli alberi né sulle erbe della campagna, in tutto il paese d’Egitto.

Mentre il tutto il mondo prosegue l’attuazione pratica di quell’imperialismo economico denunciata cento anni fa da Gandhi, in una regione del mondo già duramente provata da tragici conflitti e da inique condizioni socio-ambientali alcuni governi e le loro popolazioni sono alle prese con nuovi drammatici problemi.  Cercano di fronteggiare  un’aggressione che viene non da ‘nemici umani’ ma da insetti. Se avessero avuto – e se avessero adesso – una adeguata disponibilità finanziaria, infrastrutture funzionanti e un clima stabile potrebbero  arginare quella che si sta rivelando la peggiore devastazione degli ultimi decenni:  l’invasione delle locuste.

Queste invasioni sono ricorrenti, ma mai come quest’anno sono state così numerose e devastanti. Con le informazioni e i mezzi tecnici attualmente a disposizione sarebbe possibile contrastarle, ridurne l’impatto (come in passato di fatto è avvenuto). Ma stavolta a impedire un’azione efficace sono intervenuti vari fattori: la scarsità di mezzi, certe anomalie del clima, la difficoltà a operare in alcuni Paesi…

Desert locusts have swarmed into Kenya by the hundreds of millions from Somalia and Ethiopia, where such numbers haven’t been seen in a quarter-century. The insects are decimating farmland, threatening an already vulnerable region. Vatican News

Cambiamenti climatici

Le locuste del deserto sono una varietà di cavallette che conduce normalmente vita solitaria: esse sono però capaci, se le condizioni riproduttive si prolungano nel tempo, di moltiplicarsi con ritmi esponenziali ad ogni generazione, di diventare ‘gregarie’ e di formare enormi sciami, che si spostano velocemente su vasti spazi. Dove si posano divorano completamente la vegetazione, distruggendola.

Da tempo è stato approntato un sistema di controllo internazionale, che è diventato ormai globale, per individuare i luoghi in cui piccoli gruppi di locuste depongono le uova e crescono rapidamente in numero.   Il sistema è di solito efficace, ed è in grado di bloccare la riproduzione degli insetti prima che diventino gregari.  Nel secolo scorso infatti le grandi invasioni di locuste si sono molto ridotte: l’ultima in Kenya risale a 70 anni fa, e a 25 anni fa in Etiopia.

Alcuni esperti sostengono che la causa primaria dell’eccezionale sviluppo di sciami di locuste che si è verificato in questi ultimi mesi è la situazione anomala che si  è creata negli ultimi 18 mesi nell’Africa Orientale e nella Penisola Araba: un clima eccezionalmente umido, con alcuni intensi cicloni, ha permesso  alle locuste del deserto di deporre le uova per più generazioni successive in ambienti umidi, che ne hanno favorito la schiusa e hanno offerto ai giovani insetti un’alimentazione abbondante.  (Matt Simon, Wired, The terrifying science behind the accelerating locust plague ). A ogni generazione (ogni tre mesi) la popolazione di locuste aumenta di 20 volte. Attualmente centinaia di miliardi di locuste sono dilagate, in sciami grandi come città, e stanno invadendo ampie regioni dell’Africa e dell’Asia, come mostrano le cartine qui sotto.

Paesi in difficoltà

Come riferisce Matt Simon nell’articolo sopra citato, la FAO (Food and Agriculture Organization dell’ONU) insieme ai suoi consulenti coordina una vasta rete di osservatori umani e di dati raccolti da satellite. La collaborazione tra la FAO e numerosi Paesi – dall’Africa orientale all’India – ha lo scopo di individuare e bloccare precocemente le deposizioni di uova,  per prevenire lo sviluppo degli sciami di locuste. Ma questa volta l’inizio del fenomeno è avvenuto nelle aree desertiche più remote dell’Oman, lontano da strade, infrastrutture, in mezzo a grandi dune: non è stato visto, quindi non segnalato. L’allarme è scattato quando ormai sciami di locuste avevano invaso il Sud Oman, e si erano dirette verso l’Iran e lo Yemen in cerca di cibo.

Lo Yemen, devastato dalla guerra, non aveva più i mezzi per schierare gli equipaggi appositamente addestrati per irrorare i campi con i pesticidi, che di solito uccidono le cavallette in poche ore. Nel frattempo le abbondanti piogge cadute hanno favorito la crescita della vegetazione e la deposizione di uova, pronte a schiudersi nei mesi successivi. A inizio estate le locuste, moltiplicatesi a dismisura, hanno attraversato il mare e sono atterrate in Somalia, per poi spostarsi in Etiopia e in Kenya.

Un membro del ‘Global Locust Initiative’, una istituzione che in USA collabora a prevenire e a frenare le invasioni di locuste, afferma che “se il cambiamento climatico facilita la formazione di terreni aridi e l’aumento della temperatura  dell’atmosfera – come affermato da più fonti  – è facile prevedere che ci sarà una crescente diffusione di  locuste”.

Febbraio 2020: un bollettino di guerra

La FAO sta monitorando l’espansione degli sciami di locuste: a inizio febbraio le locuste stanno diffondendosi in Uganda e Tanzania. Continua la deposizione di uova nel Corno d’Africa: si prevede quindi una diffusione delle locuste in Etiopia, Somalia e Kenya, con nuovi sciami che si formeranno tra marzo e aprile. I rischi di carestia per le popolazioni invase sono molto elevati.

Sono attive operazioni di contenimento degli sciami sia per via aerea che a terra, ma nel frattempo si moltiplicano le deposizioni di uova e la schiusa di nuovi insetti, anche in Uganda, Tanzania e Sud Sudan.

Altrove sono segnalate attività riproduttive superiori al normale lungo il Mar Rosso, l’Eritrea, l’Arabia Saudita. Sciami continuano ad apparire nelle aree interne dello Yemen, dove però è difficile operare controlli, a causa delle drammatiche condizioni provocate dalla guerra. Nell’Asia sud-occidentale sono stati avvistati residui sciami estivi in Pakistan e lungo le coste meridionali dell’Iran.

Crisi alimentare

I principali mezzi di comunicazione in questi giorni pubblicano articoli che segnalano una situazione di emergenza umanitaria conseguente al dilagare degli sciami di locuste in vari Paesi. La BBC, per esempio, il 14 febbraio segnala il rischio di una crisi alimentare che potrebbe travolgere  Etiopia, Kenya, Uganda, Tanzania e Somalia. Gli sciami sembrano per ora fuori controllo, e la distribuzione a tappeto di pesticidi con irrorazione tramite aerei  – che è l’unica arma a disposizione in queste condizioni per limitare i danni e rallentare gli spostamenti delle cavallette – non è alla portata di questi Paesi. Si teme che le locuste, che sono ormai centinaia di miliardi, continuino a moltiplicarsi e a invadere altre regioni.

Dominique Burgeon, direttrice delle situazioni di emergenza della FAO, prevede che nelle prossime settimane si manifesti la necessità di portare soccorso alimentare a un gran numero di persone.

Cavallette e dollari

In uno dei più recenti numeri del Bulletin of Atomic Scientists (12 febbraio 2020),  Lawrence J. Korb (Membro del  Center for American Progress) firma un articolo dal titolo:  Trump’s 2021 budget: More nuclear spending, less of almost everything else (il bilancio di Trump per il 2021: più spese per gli armamenti  nucleari, meno per tutto il resto).

Un link all’interno dell’articolo rimanda al discorso con cui il  Presidente degli Stati Uniti ha accompagnato la presentazione del bilancio. Ne traduco alcune frasi.

Entrando nel secondo decennio del 2000, la nostra Nazione incontra nuove sfide e opportunità. Il 21esimo secolo ci richiede di affrontare grandi sfide di potere: occorre dare priorità all’intelligenza artificiale, ai 5G; proteggere la nostra ricerca e il nostro ambiente dall’influenza di governi stranieri.  Per vincere queste sfide e cogliere queste opportunità dobbiamo far uscire il Governo dalle vecchie  strade, ormai obsolete. Per fare ciò occorre che ogni agenzia governativa faccia di più per prepararsi alle esigenze del futuro. […]

Preservare la  Pace con la Forza. Per assicurare la sicurezza a casa e promuovere gli interessi Americani all’estero, la mia Amministrazione ha ricostruito l’apparato militare. Un sistema militare forte, pienamente equipaggiato e integrato con i nostri alleati e con tutti i nostri strumenti di potere permette alla nostra Nazione di evitare la guerra, preservare la pace e, se necessario, sconfiggere le aggressioni contro gli Stati Uniti e il suo popolo.  A tal fine, la mia richiesta è di mettere a bilancio 740.5 miliardi di dollari per la difesa nazionale.

Secondo l’Autore dell’articolo la percentuale destinata agli armamenti nucleari, che rappresenta il 30%, è una somma che mette in crisi tutti gli altri settori della difesa. Ma lasciamo che gli strateghi USA discutano tra loro come distribuire quei 740 miliardi di $ tra le diverse voci per la difesa, quello che colpisce è la somma complessiva. Avete notato? La quantità di dollari destinati alla difesa degli USA è dello stesso ordine di grandezza delle locuste che stanno dilagando sulle terre dell’Africa Orientale. Per ora. Ma i dollari non si moltiplicano, le cavallette si.

Nuove avventure per la Terra…

Colpisce – nel discorso del Presidente USA – la sua idea di sicurezza, la sua percezione delle ‘priorità’.  Nel nostro pianeta ‘globalizzato’ e ‘interconnesso’ sembra quasi che esistano due mondi, irriducibilmente estranei l’uno all’altro. Uno è costituito da un manipolo  di ‘ cavallette umane’, che procede spedito verso la trasformazione del naturale in artificiale, grazie all’enorme potere che ha conquistato con la violenza delle armi e del denaro, e confida nelle sue capacità tecnologiche (l’IA, i robot, i droni…) per dominare tutti gli altri, umani e non umani. (Preservare la Pace con la Forza). L’altro mondo, fatto dalla maggioranza degli umani e da tutti i miliardi di miliardi di miliardi …di altri viventi – dai batteri, alle foreste, agli abitanti degli abissi oceanici – di fronte agli squilibri provocati da quella piccola, prepotente minoranza esprime situazioni nuove, sviluppa processi imprevisti, sperimenta nuovi scenari. Una piccola variazione di temperatura, ed ecco che succedono cose inaspettate nella ‘biglia blu’, questo pianeta che ci ospita e ci porta a spasso nel suo tragitto nello spazio vuoto: cambiano i venti stratosferici e le correnti oceaniche, si estinguono delle specie e ne emergono di nuove, virus dispettosi alterano i flussi mondiali di merci e locuste voraci fanno concorrenza alla guerra…

E le popolazioni umane, quelle che vorrebbero preservare la Pace con la Pace, cercano di adattarsi alle condizioni nuove, e sperano di poter contare sulla reciproca solidarietà: nei prossimi mesi, per esempio, sarà necessaria una grande mobilitazione per fronteggiare l’emergenza alimentare di milioni di persone. Certo che, se si potessero convogliare quei 740.5 miliardi di dollari dalla difesa militare al soccorso civile…

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Elena Camino è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e Gruppo ASSEFA Torino.

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