(Italiano) Maturità politica ed empatia razionale per il nemico

ORIGINAL LANGUAGES, 23 May 2022

Diane Perlman | Centro Studi Sereno Regis - TRANSCEND Media Service


Esperimento di pensiero

Dopo lo sfascio dell’URSS, seppure Putin lo considerasse “la maggiore catastrofe geopolitica del secolo”, richiese l’adesione della Russia alla NATO e all’Unione Europea, a seguito di proposte fatte da Gorbachev e Yeltsin.

“Nel 1994, la Russia sottoscrisse ufficialmente la Partnership NATO per la Pace, un programma mirato ad instaurare fiducia fra la NATO e altri paesi europei ed ex-sovietici. Il presidente [USA] Bill Clinton la descrisse nel gennaio 1994 come ‘una pista che condurrà allo status di membro NATO’”

Protendendosi incontro a nuovi rapporti dopo una sconfitta umiliante nelle speranze di pace, Putin fu respinto.

Nota: Per un breve momento post-guerra-fredda fruimmo di un “dividendo di pace”, credendo ingenuamente che le centinaia di miliardi spesi nella gara sulle armi nucleari con l’”Impero del Male” potessero ora giovare alla società. Circa 5 minuti dopo il Dividendo di Pace implume fu sostituito dalla “Dottrina degli Stati Canaglia” e nuove campagne riprogrammate allo spaccio di paure in cerca del “nemico del giorno”. In psicologia la chiamiamo “sostituzione del sintomo”.  Per decenni si sono rigettate iniziative, ivi compresa la richiesta russa del dicembre 2021 d’impegni di sicurezza in cambio dell’arretramento di truppe dal confine ucraino, e della stessa chiamata di Putin il 17 marzo, 2022 al presidente turco Erdogan con proposte per un accordo di pace.

Pochi immaginano la disperazione e l’esasperazione che hanno contribuito alle decisioni di Putin. Chi potrebbe essere oggi Putin se si fosse incoraggiata una partnership con l’Occidente? Sarebbe ancora l’implacabilmente nefasto nuovo Hitler?

“Qualunque analisi che si limiti alle sole azioni della Russia o che non guardi oltre quel che c’è nella testa di Putin, è ben che vada un’illusione unilaterale, e al peggio distorce intenzionalmente i fatti”. Tony Wood, MATRIX OF WAR

“Non combattere mai il male come fosse qualcosa che insorge del tutto al di fuori di te stesso.” — St Agostino

Si veda:

La sindrome della 13^ fata

Un comune motivo archetipico nelle fiabe di fate: la regina dà alla luce una bimba e indice una gran festa celebrativa di tutto il regno, cui sono invitate 12 fate. La 13^, ignorata, spicca una maledizione sulla principessa e tutto il regno.

DMA vs. HDT

Umiliazione, rigetto, minacce nutrono un copione culturale profondo inconscio, che Johan Galtung chiama Dualismo-Manicheismo-Armageddon (DMA). Siamo stati tuffati tragicamente in una narrazione avvincente, semplicistica, archetipica di noi/loro, ragione/torto, bene e male, caratterizzata da una scissione psicologica e un pensiero immaturo, concreto, bianco-nero, tutto o nulla, a somma zero. Con la minaccia nucleare, “Armageddon” non è solo una metafora.

Una risposta costruttiva a qualunque richiesta russa avrebbe sostenuto un’evoluzione conscia ad un copione maturo, consapevole, di Olismo-Dialettica-Trascendimento (HDT). Si è persa l’opportunità di applicare il Metodo Transcend per superare 50 anni di dualismo.  La regressione nel DMA è una manifestazione di dominanza della negatività, il cui superamento richiede consapevolezza. Jung descrive la consapevolezza come “lavoro contro natura” – “opus contra naturum”.

I ripetuti rigetti hanno creato condizioni che inducono a Violenza Diretta = Violenza Culturale, DMA + Violenza Strutturale, comprensive di esclusione, umiliazione, dinamiche di potere asimmetriche, accerchiamento con le continue ondate di espansione NATO.

Nella stretta del copione

Ciascun lato è nella stretta della propria narrazione. Quella dell’Occidente è … “un semplice copione di Hollywood: l’Ucraina è l’angelo, la Russia è il diavolo, Zelensky è l’eroe e tutta la brava gente indosserà nastrini blu e gialli”. (“Tutto quel che sa di russo viene punito”. E alimenta la guerra propagandistica)

Quest’inquadramento della questione invita politiche per sconfiggere il male con abbondanza d’armi, sanzioni mordaci e strangolatorie, pressione incalzante, intensificando minacce esistenziali di disfatta e distruzione totale.

L’accerchiamento pervade il copione russo

Noi siamo dimentichi delle minacce reali e percepite alle preoccupazioni securitarie russe.

Esempio simbolico: il 18 marzo 2022, quattro marine USA furono uccisi in un’esercitazione militare NATO in un’area montuosa della Norvegia settentrionale, senza rapporto con la guerra russo-ucraina, durante un test militare, detto “Reazione a freddo” che ha luogo ogni due anni. Durò dal 14 marzo al 1 aprile, impegnando 30.000 truppe, 220 velivoli e 50 vascelli di 27 paesi. Parteciparono pure Finlandia e Svezia, paesi non-membri.

Sincronie simboliche:

  • Marine si schiantarono in un aereo USA MV-22 Osprey con una storia dell’incidente problematica, politicamente controversa per decenni.
  • Lo schianto ebbe luogo nell’anniversario della cataclismica invasione dell’Iraq “Shock and Awe” [shock e sgomento] da parte di una coalizione a guida USA. Ciò potrebbe essere d’esempio per Putin.

Inoltre, Pankaj Mishra ipotizza “un’opportunità per far sembrare di nuovo grande l’America” in seguito alla demoralizzante “Umiliazione in Iraq e Afghanistan, e in patria con Trump”.

Si consideri la convergenza dei temi come messaggi sincronici dall’universo.

Da allora, Svezia e Finlandia chiedono l’ammissione alla NATO, credendo falsamente che le renderà più sicure.

Ignoranza psicologica, mala prassi politica e provocazione nucleare

Indietreggiato nell’angolo, Putin ha evocato la minaccia nucleare.

Sapientoni e politici fanno disinvoltamente asserzioni pericolose, psicologicamente ignoranti con spacconeria e certezza su come funzionano le politiche impostate. Jan Olberg li chiama “analfabeti del conflitto”.  Molti credono in forme di pressione e coercizione – sanzioni, deterrenza, isolamento, punizioni, minacce, violenza, per far sì che il nemico si pieghi ai propri voleri, benché nel tempo abbiano mostrato scarsa efficacia o addirittura provocato effetti contrari.

La deterrenza è una teoria, non una garanzia. Si sfalda in certe condizioni, passando a piccoli scatti a una dinamica a spirale di reciproche intensificazioni provocatorie, in una “paranoia auto-realizzantesi™”.  La deterrenza minaccia violenza di sopraffazione per controllare il comportamento di uno stato. “la deterrenza nucleare è uno schema per rendere la Guerra meno probabile rendendola più probabile”, secondo l’ex-comandante regale Rob Green, in The Naked Nuclear Emperor [L’imperatore nucleare nudo].  Lo psicologo Ralph K White ritiene d’intuire che la deterrenza funzioni solo se accompagnata da una drastica riduzione della tensione.

Ecco alcuni esempi di pericolosi FIBS™- sistemi di credenze falsamente informati:

“Una caratteristica universale dell’immagine del nemico è che il nemico possa essere influenzato solo dalla forza”. Jerome Frank e Andrei Melville;

“Penso che se esercitare deterrenza su Putin, non dovremmo escludere nulla. E io sono fra quelli che dicono che dovremmo tenere Putin nella massima incertezza”.  Anders Fogh Rasmussen, primo ministro danese, ex-segretario generale NATO, [ripreso] da Jan Olberg,

Evelyn Farkas a PBS News Hour con Judy Woodruff, il 5 maggio scorso:

“Di Nuovo, io credo che sia quanto mai probabile che [lui] le usi, Judy, se ha l’impressione di non patirne conseguenze, se pens ache noi non replicheremo con un ricorso al nucleare — so che è orribile da considerare, ma è così che funziona la deterrenza — o se pensa che non entrere[m]mo in guerra direttamente. …. Dunque, penso che Vladimir Putin sia verosimilmente abbastanza intelligente da capire il pericolo per sé stesso. Non ricorrerà all’arma nucleare proprio adesso”.

In contrasto con John Mearsheimer,

“Penso, Judy, che questa politica seguita dal governo Biden sia notevolmente pericolosa e sciocca. …. E quel che il governo Biden è intenzionato a fare è infliggere una sconfitta decisiva alla Russia. Ne stiamo minacciando la sopravvivenza. Presentiamo ai russi una minaccia esistenziale. E questo, di nuovo, è quella circostanza in cui potrebbero usare armi nucleari”.

Lo psichiatra Vamik Volkan asserisce che alcuni preferirebbero morire fisicamente piuttosto che psicologicamente. Alcuni scelgono la sfida sprezzante e la morte anziché cedere, come in “Dammi la libertà o dammi la morte” e “Meglio morti che rossi

Paura

Si è più pericolosi quando impauriti, come lo siamo.

“La pazzia che sta portando il mondo sempre più vicino alla guerra nucleare ha nel suo nucleo una spiegazion psicologica: Ciascun lato, benché fondamentalmente impaurito, percepisce erroneamente la nature del pericolo che ha di fronte. Ciascun lato immagina di essere di fronte a un nemico intrinsecamente, implacabilmente aggressivo, mentre effettivamente è un nemico impaurito come esso stesso – spinto principalmente dalla paura a fare le cose che conducono alla guerra” — Ralph K. White, Fearful Warriors [Gerrieri paurosi], che differenziava fra sana paura realistica e paura esagerata, malsana di un’immagine di nemico diabolico, combinata con orgoglio maschi[li]sta.

L’immagine speculare del nemico

Negli anni 1950, il sociopsicologo Uri Bronfenbrenner osservava che sovietici e americani dicevano le stesse cose posiyive di sé e negative dell’Altro: Noi siamo nobili, giusti e sinceri, loro sono ostili, malvagi e aggressivi innati.

Facendo l’“errore definitivo d’attribuzione”, ciascuno spiega il proprio comportamento come motivato dalle circostanze (siamo amanti della pace ma dobbiamo costruire armi a causa loro). Il comportamento del nemico è invece dovuto a quel che è.

In “Empathizing with the Rulers of the USSR” [Empatizzando con i governanti dell’URSS] del 1983, White diceva: “La storia recente, interpretata psicologicamente, suggerisce che la politica estera sovietica è prevalentemente difensiva nelle motivazioni. A tali riguardo è valido il concetto di immagine speculare. Gli orrori della 1^ guerra mondiale dominano ancora le menti sovietiche, comprese quelle dei capi”.

Si veda Un profilo psicologico dei rapporti USA-URSS – 1984 29 minuti

L’esperto nucleare Zia Mian diceva: “È deterrenza quando lo fai tu, ma è ricatto quando ti vien fatto”.

Prevenire l’Armageddon nel 21° secolo, Morton Deutsch, Ph.D.

Deutsch descrive una “Spirale maligna d’interazioni ostili”: Ciascun lato crede di dover assolutamente vincere.

Estratti:

Un orientamento vincere-o-perdere tende a intensificare i conflitti.

  1. la comunicazione è deteriorata, rafforzando gli stereotipi esistenti e favorendo disinformazione ed errore;
  2. gli antagonisti diventano più sospettosi reciprocamente, più sensibili alle differenze e alle minacce, e
  1. ciascuna parte si convince che una soluzione al conflitto può trovarsi solo mediante una forza superiore o essendo più furbo dell’antagonista.

Così, dispute su temi specifici che potrebbero risolversi con reciproca soddisfazione di ambo i contendentidiventano lotte unicamente per un potere sovrastante.

Conflitti maligni favoriscono percezioni e giudizi sbagliati che producono risultati non voluti.

Con l’intensificarsi del conflitto, le azioni intraprese da ciascuna parte impegnano ciascuno più profondamente a politiche che perpetuano il conflitto; gli avversari restano così bloccati nelle proprie posizioni di auto-interesse anziché aperti ad esplorare politiche e programmi reciprocamente desiderabili. Comunicazioni e contatti informativi, che potrebbero mitigare il conflitto, sono ridotti. Tutti contendenti diventano così focalizzati sul vincere che perdono ben presto di vista i propri interessi basilari.

Esperimenti psicologici indicano che quando una parte in un conflitto tenta di aumentare la propria sicurezza senza badare alla sicurezza dell’altra parte, il tentativo si sconfigge ben presto da solo.  Una tale situazione è potenzialmente catastrofica quando le poste in ballo coinvolgono la guerra nucleare. Se l’inferiorità militare è pericolosa, altrettanto lo è la superiorità. E’ pericoloso per ambo i lati in un conflitto sentirsi tentati o impauriti ad agire, o avere motivi di credere che possa esserlo l’avversario. Secondo quest’analisi, la sicurezza propria e di un avversario si può solo ottenere mediante una sicurezza reciproca.

Intersoggettività, inversione di ruolo, e perversione del desiderio d’empatia

Quando le parti sono in un intenso rapporto psichico con traumi, gli effetti intollerabili si possono espellere da sé e depositare in un altro con un meccanismo inconscio detto identificazione proiettiva, che trasforma, forse perversa forma d’empatia, l’esperienza soggettiva del destinatario.

Si considerino le azioni per superare sensazioni intollerabili e inevitabili di umiliazione e dominazione, e si combinino identificazione proiettiva e restaurazione regressiva della persona per invertire i ruoli.

INVERSIONE DI FORTUNA

INERME                                POSSENTE

                     VITTIMA                                PADRONE DEL DESTINO

  DOMINATO                                   AL COMANDO

INFERIORE                         SUPERIORE

INVIDIOSO                          TITOLATO

UMILIATO                            FIERO

                  TERRORIZZATO                 IGNARO/DIMENTICO

Perciò, Se noi in Occidente vogliamo sopravvivere evitando la guerra nucleare, ci conviene empatizzare realisticamente con i governanti dell’Unione Sovietica” (ora Russia) — Ralph K. White

Soluzioni

Le soluzioni comportano empatia realistica, drastica riduzione della tensione, la cd GRIT di Charles Osgood – Iniziative Reciproche Graduate nella Riduzione della Tensione, comunicazione, problem-solving, strategie creative win-win, e disposizioni creative per equilibrare identità, dignità, sicurezza, autonomia e sovranità. E’ impegnativo sfuggire alla trazione di emozioni primitive.

La conclusion che raggiungo sempre è che gli àmbiti di conoscenza nei campi della trasformazione del conflitto e degli studi di pace provvisti di analisi, comprensione e soluzioni essenziali alla nostra sopravvivenza sono virtualmente ignoti o fraintesi proprio dove più indispensabili.

Dobbiamo fare tutto il possibile per elevare la consapevolezza ed educare e partecipare alla progettazione delle politiche.

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Diane Perlman, Ph.D. è psicologa clinica e politica, dedicata ad applicare conoscenze dalla psicologia, studi sul conflitto e scienze sociali a progettare strategie e politiche per invertire la proliferazione nucleare, la riduzione drastica del terrorismo, del contrasto e accrescere la consapevolezza sulle strategie nonviolente per ridurre la tensione e la trasformazione del conflitto. È professoressa ospite nella Scuola per l’analisi del conflitto e della risoluzione presso l’Università George Mason, è attivista per Psicologi per la responsabilità sociale, per TRANSCEND Network for Peace Development Environment, anche nel Consiglio Globale dell’Abolizione 2000. Alcuni dei suoi scritti si possono ritrovare sulla sua pagina internet, www.consciouspolitics.org e www.SanityandSurvival.com. E-mail: dianeperlman@gmail.com

Original in English: Political Maturity and Rational Empathy for the Enemy  – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Go to Original – serenoregis.org


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