(Italiano) Ultimo atto di una tragedia: Chi semina vento raccoglie tempesta

ORIGINAL LANGUAGES, 16 Oct 2023

Angela Dogliotti Marasso | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

– Il brutale attacco terroristico di Hamas contro civili israeliani suscita orrore e non può che essere condannato senza se e senza ma. I commenti che si sentono in questi giorni tendono però, come sempre, a fermarsi solo sull’ultimo atto di una tragedia che l’atto criminale di Hamas rischia di oscurare.

Per capire, non certo per giustificare, proviamo a riassumere i dati salienti, partendo dai fatti degli ultimi giorni, ma allargando lo sguardo ad un contesto più ampio che aiuti, per quanto possibile,  a decifrarli.

Gli ultimi eventi

 Lo scorso 7 ottobre Hamas sferra un incredibile attacco contro Israele, lanciando tra i 2.500 e i 5.000 razzi dalla Striscia di Gaza e infiltrando decine di terrorristi armati che uccidono (ad oggi, circa 900) e catturano civili e militari israeliani, presi alla sprovvista , nelle località vicine al confine con la Striscia . Israele decreta lo stato di guerra , bombarda la Striscia di Gaza e le taglia tutte le forniture di acqua, cibo, carburante , elettricità.

Stiamo combattendo contro animali con sembianze umane e agiremo di conseguenza,  afferma il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant annunciando il blocco totale di Gaza.

D’ora in poi, qualsiasi operazione nemica contro il nostro popolo sarà seguita dall’esecuzione di un civile israeliano in ostaggio tra quelli che tratteniamo e la trasmetteremo in audio e video,  gli fa eco  Abu Obeida, portavoce dell’ala militare di Hamas.

Questo è il punto cui è giunta l’escalation, oggi. Se la dinamica sarà quella che le espressioni sopra riportate delineano, non potrà che portare a maggiore violenza, più vittime, più rancore, maggior sete di vendetta…fin dove?

Le scelte fatte in seguito all’attacco terroristico alle Torri gemelle nell’ottica dell’”occhio per occhio, dente per dente” dovrebbero insegnarci qualcosa: le guerre in Afghanistan e Iraq non solo non hanno risolto nulla, ma hanno aggravato i problemi, distruggendo intere società e  offrendo nuove legittimazioni al terrorismo. La militarizzazione dei conflitti e la guerra non sono mai la soluzione, riproducono solo violenza all’infinito….

Il contesto nel quale questi eventi si collocano

Diversi articoli hanno ricordato, in questi giorni, lo stato di illegalità dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi dopo la guerra del 1967.

Contro questa situazione il popolo palestinese ha messo in atto diverse forme di resistenza nonviolenta, a partire dalla prima Intifada del 1988, che hanno portato agli Accordi di Oslo del ’93-95, primo passo verso una pace che avrebbe dovuto essere perfezionata e implementata con la creazione dello Stato di Palestina a fianco di quello di Israele. Sono invece cresciuti gli insediamenti illegali dei coloni nei territori palestinesi, le espropriazioni forzate di abitazioni e terre palestinesi, senza alcuna reazione della comunità internazionale in difesa delle risoluzioni ONU violate dai governi israeliani .

Il processo di pace si è dunque interrotto e i governi israeliani hanno percorso invece la strada degli Accordi di Abramo del 2020 con gli Emirati Arabi uniti,  il Bahrein, il Marocco, la Giordania, cui stava per unirsi l’Arabia Saudita,in funzione anti-iraniana.

Sul versante palestinese, la situazione è quella di una crescente debolezza dell’autorità nazionale palestinese, e di una relativa crescita di consenso per Hamas, sostenuto dall’Iran e dagli hezbollah libanesi e messo fuori legge dal presidente palestinese Mahmud Habbas.

Questo è il contesto in cui matura l’azione di Hamas, in risposta da un lato all’oppressione israeliana, e dall’altro alle questioni interne palestinesi e al quadro delle alleanze geopolitiche in atto.

Alcune prese di posizione, da parte di associazioni di area pacifista e nonviolenta.

 Dal Comunicato della branca statunitense dell’International Fellowship of Reconciliation [1] (FOR, Fellowship of Reconciliation):

“L’uccisione e la mutilazione di civili, sia da parte dei razzi di Hamas che degli attacchi aerei israeliani, è ingiustificabile, un crimine di guerra secondo il diritto internazionale. Ingiustificabili sono anche le azioni di Israele che hanno portato all’attuale guerra: decenni di occupazione militare senza fine, politiche di apartheid, massacri ricorrenti e un assedio così brutale che ha trasformato Gaza nella più grande prigione a cielo aperto del mondo.

FOR riconosce e condanna il fallimento dell’amministrazione Biden nel perseguire una soluzione pacifica a questo conflitto radicato, pur fornendo a Israele quasi 3,8 miliardi di dollari all’anno in aiuti militari incondizionati. Anche perseguendo accordi di normalizzazione tra Israele e i Paesi arabi, gli Stati Uniti non hanno lavorato per porre fine all’occupazione o per chiedere un miglioramento dei diritti e dello status dei palestinesi.

Definire le azioni di Hamas “non provocate”, come ha fatto inizialmente la Casa Bianca in una dichiarazione odierna, significa mettere la testa sotto la sabbia, ignorando decenni di costruzione di insediamenti, confische di terre, arresti di bambini, demolizioni di case e simili, nonché la recente violenza dei coloni e dei militari contro i palestinesi. Solo un giorno prima dell’inizio dell’attuale conflitto, l’esercito israeliano ha protetto un pogrom estremista israeliano nel villaggio cisgiordano di Huwara, che ha causato la morte di un bambino palestinese di 16 anni.Il reverendo Graylan Scott Hagler ha riportato le parole di Osea : Perchè seminano il vento, raccoglieranno tempesta

Dalla dichiarazione di Jewish Voice for Peace, USA , pubblicato in Transcend Media Service, 8-15 ottobre 2023:

” Nell’ultimo anno, il governo più razzista, fondamentalista e di estrema destra della storia israeliana ha spietatamente intensificato la sua occupazione militare sui palestinesi in nome della supremazia ebraica con espulsioni violente e demolizioni di case, uccisioni di massa, incursioni militari nei campi profughi, assedi incessanti e l’umiliazione quotidiana. Nelle ultime settimane, le forze israeliane hanno ripetutamente preso d’assalto i luoghi più sacri dei musulmani a Gerusalemme.

Per 16 anni, il governo israeliano ha soffocato i palestinesi di Gaza sotto un draconiano blocco militare aereo, marittimo e terrestre, imprigionando e affamando due milioni di persone e negando loro assistenza medica. Il governo israeliano massacra regolarmente i palestinesi a Gaza; i bambini di dieci anni che vivono a Gaza sono già stati traumatizzati da sette grandi bombardamenti nella loro breve vita.

Per 75 anni, il governo israeliano ha mantenuto un’occupazione militare sui palestinesi, attuando un regime di apartheid. I bambini palestinesi vengono trascinati giù dai loro letti durante i raid prima dell’alba da parte dei soldati israeliani e tenuti senza accusa nelle prigioni militari israeliane. Le case dei palestinesi vengono date alle fiamme da folle di coloni israeliani, o distrutte dall’esercito israeliano. Interi villaggi palestinesi sono costretti a fuggire, abbandonando le case, i frutteti e la terra che appartenevano alla loro famiglia da generazioni.

I finanziamenti militari incontrollati, la copertura diplomatica e i miliardi di dollari di denaro privato provenienti dagli Stati Uniti consentono e danno potere al regime di apartheid israeliano. Coloro che continuano a chiedere un sostegno “corazzato” da parte degli Stati Uniti all’esercito israeliano non fanno altro che aprire la strada a ulteriore violenza.”

Dalla Dichiarazione dell’esecutivo della War Resisters’ International [2] sull’escalation di violenza in Israele-Palestina, ottobre 2023:

“La guerra a volte si combatte con bombe e proiettili. A volte si combatte limitando l’accesso alle risorse che permettono alle persone di soddisfare i loro bisogni fondamentali e all’umanità di prosperare. Come antimilitaristi, possiamo e vogliamo sempre rifiutare e condannare sia la violenza immediata, deliberata e organizzata che occupa i titoli dei giornali e sconvolge il mondo, sia riconoscere che la violenza che si è verificata in Israele-Palestina da sabato 7 ottobre è radicata in un conflitto pluridecennale, asimmetrico e logorante.

Vogliamo anche riconoscere che, anche se molti di noi attireranno la loro attenzione sulla violenza scioccante e immediata, spesso non agiscono o non si impegnano durante i periodi di ” normalità”…

Questo è vero per Israele-Palestina, ma anche per il Nagorno-Karabakh, il Rojava, la Papua Occidentale e molti altri luoghi.

Quando la violenza si intensifica, possiamo pensare di dover “scegliere da che parte stare”, e ci saranno molte voci che ci chiederanno di farlo. Tuttavia, rifiutiamo anche questo modo binario di guardare il mondo, che ci fa pensare agli altri come a nemici che devono essere oppressi o uccisi e la differenza deve essere eliminata. Per quanto forti siano queste richieste, sappiamo che ci sono, ci sono state e ci saranno sempre persone e comunità che rifiutano la falsa scelta che la violenza impone. Ci allineiamo invece con coloro che scelgono di costruire la sicurezza non con armi e bombe, ma costruendo in modo nonviolento la fiducia e la cooperazione, sostenendo coloro che si rifiutano di uccidere anche quando sono sottoposti a immense pressioni per farlo, e forse anche osando immaginare un mondo più giusto e pacifico. Vogliamo impegnarci ancora una volta ad ascoltare e amplificare queste voci”.

Note:

[1]   International Fellowship of Reconciliation, internazionale nonviolenta, di cui è parte il MIR, Movimento Internazionale della Riconciliazione

[2]   War Resisters’ International. Internazionale dei Resistenti alla guerra, di cui è parte il Movimento Nonviolento italiano

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Angela Dogliotti Marasso è membro della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e direttrice del Centro Studi Sereno Regis a Torino.

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