(Italiano) Energia nucleare ‘pulita’? Un nodo irrisolto

ORIGINAL LANGUAGES, 25 Aug 2025

Elena Camino | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Nuclear Blast

Radiazioni per tutti

11 Ago 2025 – La sperimentazione sull’energia nucleare, con il primo, clamoroso successo sancito dall’esplosione del Trinity Test, nel luglio del 1945, diede origine a decenni di sciagure. I giapponesi che morirono a Hiroshima e Nagasaki non furono le sole vittime: molte e molti altri, colpiti dalle radiazioni emesse con le esplosioni, si ammalarono e morirono negli anni successivi. I nomi di queste persone, gli hibakusha (persone colpite dall’esplosione) sono conservati in uno speciale registro che continua a essere aggiornato nel monumento alle vittime dell’olocausto atomico. Nell’agosto 2009 questo registro conteneva i nomi di circa 410.000 hibakusha deceduti; 263.945 in Hiroshima e 149.226 in Nagasaki (Ferrara, 2025).

Intanto, incuranti delle implicazioni e delle conseguenze dell’immissione di sostanze radioattive nell’atmosfera, numerose nazioni per molti anni hanno sperimentato ordigni in un susseguirsi di esplosioni di crescente potenza, in una irrazionale e distruttiva escalation: USA e URSS soprattutto, ma anche Gran Bretagna, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e per ultima la Corea del Nord.

Dal primo test nel 1945 sono stati fatti esplodere più di 2000 ordigni sperimentali in superficie, sott’acqua, sotto terra, nello spazio. Sono stati testati gli equivalenti di 29.000 bombe di Hiroshima, che hanno disperso più di 9 tonnellate di plutonio. Nonostante la scelta da parte dei paesi di eseguire la maggior dei test lontano dai loro territori, le conseguenze interessarono l’intero pianeta. I dati del National Cancer Institute statunitense, per esempio, mostrano che le ricadute dei test nucleari in atmosfera colpirono pesantemente anche gli statunitensi.

L’atomo ‘amico’

Mentre si moltiplicavano frequenza e potenza dei test militari, iniziarono le prime sperimentazioni di applicazione dell’energia nucleare per usi pacifici. L’8 dicembre 1953, infatti, il presidente statunitense Dwight D. Eisenhower, con il discorso Atoms for Peace, aveva aperto al mondo l’uso del nucleare civile.

Si perfezionarono le tecniche di prelievo, trasporto, utilizzo di materiale fissile, destinato a fornire una gran quantità di calore, grazie al quale far girare delle turbine e produrre energia elettrica. Anche la filiera del nucleare civile lasciò lungo il percorso molte vittime: dai lavoratori delle miniere e le loro famiglie, a vasti territori inquinati dai prodotti della lavorazione dell’uranio, fino ai depositi di scorie radioattive, che ancora oggi non si sa dove e come nascondere. E’ ormai ampiamente dimostrato che l’esposizione a radiazioni (da test militari, incidenti alle centrali, presenza di scorie) aumenta – anche a basse dosi – le probabilità di contrarre leucemie e altri tipi di tumori.

La fissione dell’uranio e la produzione di plutonio

Nei reattori delle centrali nucleari si fa avvenire una reazione controllata di fissione nucleare: atomi di uranio235 colpiti da neutroni si frammentano, liberando una gran quantità di calore. Oltre ai prodotti di fissione si liberano dei neutroni che a loro volta possono colpire altri atomi presenti: atomi di uranio 235, che a loro volta si frammentano per fissione, e atomi di uranio238 (presenti in gran numero) che possono assorbire parte dei neutroni trasformandosi in uranio239 e subito dopo in plutonio239, elemento molto tossico e di lunghissima persistenza (si dimezza in 24.000 anni).

Energia nucleare

A sinistra: La fissione dell’uranio e la produzione di energia (Wikipedia). A destra: la formazione del plutonio (Rolling Steel)

Stesso inizio, impieghi diversi

La filiera completa dell’uranio prevede due possibilità, a partire dall’inizio condiviso, cioè lo scavo in miniera e una prima trasformazione dei minerali di uranio.

Poi, per far funzionare una centrale nucleare tradizionale occorre aumentare la percentuale di uranio235 fino a qualche percento (la percentuale naturale nelle miniere è pari allo 0,7%) con processi di “arricchimento” a partire dal minerale grezzo.  In un impianto di “arricchimento” si può incrementare la frazione di uranio235 fino al 20% del totale e questo prodotto si usa nei reattori nucleari civili: qui uno dei 2-3 neutroni liberati in un evento di fissione dell’uranio235 incontra, dopo essere stato opportunamente “moderato”, un altro nucleo di uranio235 (fissile) realizzando così la “reazione a catena” che libera l’energia termica utilizzata per alimentare le turbine della centrale nucleare e produrre elettricità (Tartaglia, 2022).

A seconda del grado di arricchimento entrano in gioco reazioni più complesse; molti neutroni emessi nel processo di fissione vengono assorbiti rendendo radioattivo ciò che li assorbe e, fra l’altro, attivano la trasformazione del circostante uranio238 in nettunio239 e quindi in plutonio239, anch’esso fissile, e particolarmente idoneo per le applicazioni militari.

Scorie ineliminabili

Il plutonio, prima dell’era nucleare, era presente sulla terra in tracce insignificanti associate all’uranio; ora c’è n’è perché noi lo abbiamo prodotto (Tartaglia, 2025).

La fissione nelle centrali nucleari produce energia ma lascia dei residui altamente radioattivi, le scorie. Inoltre inevitabilmente si produce plutonio239 che si può estrarre, insieme al residuo uranio235, con impianti di “riprocessamento”, con un processo che richiede sofisticate tecniche di separazione chimica.

Impianti di questo tipo separano il materiale fissile (anche l’U235 che è ancora abbondantemente presente nel “combustibile” esaurito delle centrali nucleari) dai prodotti della fissione e dai materiali in cui la radioattività è stata indotta dai neutroni. Il processo è complicato e costoso; inoltre gli impianti in grado di effettuarlo hanno invariabilmente anche una valenza militare. In ogni centrale nucleare si producono inevitabilmente materiali altamente radioattivi, che finora non è stato possibile trasformare, ma solo sotterrare, cercando di isolarli il più possibile da ogni forma di vita.

Inseparabili

In occasione dell’ottantesimo anniversario dei tragici bombardamenti a Hiroshima e Nagasaki, l’attenzione del pubblico è indirizzata al ricordo delle vittime, alle difficoltà che si incontrano a istituire o ritrovare tavoli di dialogo in una situazione geopolitica complessa e in continuo cambiamento… Tuttavia sono rare le riflessioni che mettono in relazione gli aspetti militari (proliferazione di armamenti, minacce crescenti, rischi di errori…) con la crescente pressione – a livello internazionale – per una ripresa della produzione e installazione di impianti nucleari ad uso civile.

Pochi si stanno chiedendo come mai la fonte energetica nucleare, ormai in declino, che richiede tempi lunghi per la costruzione, che ha dimostrato ripetutamente l’enorme gravità degli esiti degli incidenti finora avvenuti, che non riesce a trovare un modo accettabile per eliminare le scorie radioattive, sia stata accolta con tanto favore dal mondo politico e imprenditoriale a livello mondiale. L’opzione nucleare, paradossalmente, è tornata in voga nonostante lo spettacolare sviluppo delle fonti rinnovabili.

Uno dei motivi della ripresa di interesse per l’energia nucleare è sicuramente l’inseparabilità tra utilizzo militare e civile dell’energia nucleare. Lo ha espresso chiaramente il presidente francese Macron:  “Opporsi al nucleare civile e a quello militare in termini di produzione… [e]…ricerca, non ha senso per un Paese come il nostro… senza nucleare civile, non c’è nucleare militare, senza nucleare militare, non c’è nucleare civile”. (Macron, 2020).

In Gran Bretagna sono in corso importanti progetti di costruzione di nuove centrali e la produzione di nuovi armamenti nucleari. Nel marzo 2024 l’allora primo ministro Rishi Sunak ha esplicitamente collegato la capacità di produzione di armi nucleari con lo sviluppo della produzione di energia nucleare civile.

Due studiosi che da anni denunciano le connivenze tra interessi industriali e militari (Stirling & Johnson, 2021, 2024) commentano criticamente la situazione:  E’ degno di nota, dato il ruolo centrale che la guerra e l’esercito hanno svolto nelle passate transizioni energetiche e quanto elevata sia la spesa militare globale, che ci siano livelli così marginali di curiosità accademica riguardo a come le dinamiche del sistema energetico contemporaneo potrebbero essere plasmate dagli imperativi militari… L’energia nucleare civile mantiene le competenze e le catene di fornitura necessarie anche per i programmi nucleari militari, senza le quali i costi delle capacità militari nucleari potrebbero diventare politicamente insostenibili.

Harry Bernas, medico, specialista dei materiali irradiati e grande conoscitore della storia delle scienze nucleari, sostiene che le due facce del nucleare sono inseparabili. Il comparto manageriale civile ha sempre condiviso con i militari le conoscenze di base, lo studio dei reattori, l’estrazione e la metallurgia del plutonio, il riciclaggio del combustibile e i rifiuti, gli scambi continui di personale (Bernas, 2024).

Per Mycle Schneider, consulente energetico per trent’anni presso il Parlamento europeo e autore del report The World Nuclear Industry Status Report (2024), i reattori nucleari, siano essi di piccole dimensioni o commerciali, sono l’unico mezzo efficace per produrre materiali fissili cruciali per la produzione di armi nucleari, in particolare il plutonio-239. (Indiano, 2024).

In un articolo dal titolo significativo – L’energia nucleare, archetipo della “cecità volontaria” – Bernas ricorda che per costruire una bomba servono dai 5 ai 6 chili di plutonio. La produzione di plutonio da un reattore dipende molto dal modello di costruzione e dalla potenza erogata. Un reattore nucleare da 1 MW, in funzionamento continuo, può produrre circa 4-5 kg di plutonio all’anno. Secondo la World Nuclear Association un reattore ad acqua leggera da 1000 MW dà luogo a circa 25 tonnellate di combustibile usato all’anno, contenenti fino a 290 chilogrammi di plutonio.  Come sottolinea Bernas, I rischi sono molteplici, tra protezione delle scorte, rischio terroristico, problemi di trasporto… Come possiamo ignorare l’attuale contesto di tensioni a livello globale? (Bernas, 2023).

Conoscenze consolidate, ambiguità attuali

In un recente articolo pubblicato in occasione dell’ottantesimo anniversario del bombardamento su Hiroshima l’autore (Pallottini, 2025) scrive una frase ambigua: Non è certo la riconversione in “energia pulita” l’argomento da utilizzare per promuovere il disarmo nucleare, in un tempo in cui si fa fatica ad ignorare le difficoltà tecniche ed economiche (oltre che sociali e politiche) nel promuovere il nucleare come fonte di energia pulita.

Chiedendo a Google informazioni su “centrali nucleari e armamenti nucleari”, ecco la risposta: Il dibattito sull’energia nucleare civile e la minaccia degli armamenti nucleari sono due questioni distinte ma interconnesse, con implicazioni per la sicurezza globale e la politica internazionale.

Difficoltà nel promuovere il nucleare come fonte di energia pulita? Questioni distinte ma interconnesse? A queste perplessità rispondeva già – nel 1987 – un articolo scritto da Enrico Turrini, giudice tecnico presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti. Con un testo chiaro e ben documentato Turrini illustrava un aspetto inquietante tenuto troppo tempo nascosto alla popolazione: il legame tra impianti nucleari “a scopi pacifici” e armi nucleari. Sono passati quasi 40 anni: quell’articolo rimane di grande attualità, e il nodo tra le centrali nucleari e gli armamenti nucleari non è ancora stato sciolto.

Una notizia in sordina

Il primo vertice internazionale sull’energia nucleare, in collaborazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), si è tenuto a Bruxelles a marzo 2024. L’evento ha visto la partecipazione di delegazioni di oltre 30 paesi, con l’obiettivo di promuovere il nucleare come strumento per la sicurezza energetica e la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio. C’era l’Italia tra i firmatari di un impegno a rendere il nucleare un elemento centrale della transizione energetica.  Per la prima volta circa trenta Paesi riuniti hanno deciso di triplicare la capacità di produzione nucleare entro il 2050 per soddisfare le esigenze della transizione energetica.

Dopo tanti anni ritroviamo la voce allarmata di Enrico Turrini (2024): La strada verso il nucleare civile ci porterà verso il nucleare militare, con tutte le implicazioni del caso.  La pericolosità del nucleare civile a seguito di incidenti non solo casuali, ma dovuti per es. a sabotaggi o azioni di guerra, e la forte militarizzazione dello Stato che il nucleare civile comporta per ragioni di sicurezza, sono aspetti che mostrano la stretta parentela nucleare civile – nucleare militare.  Inoltre si moltiplicano le possibilità di catastrofi dovute a guasti od errori operativi di dimensioni nuove nello spazio e nel tempo, la liberazione di forti quantitativi di radioattività in caso di sabotaggi, il problema delle scorie radioattive del tutto irrisolto e ancora più preoccupante dei precedenti.

E l’Italia?

Il 90% dei nuovi progetti di costruzione di centrali nucleari in tutto il mondo coinvolge società controllate da stati con armi nucleari. L’Italia in che posizione si colloca?  E’ un paese che si è espresso ripetutamente (con referendum) contro la prosecuzione della produzione energetica da fonte nucleare; che per le sue caratteristiche geo-morfologiche per la sua densità abitativa non offre spazi adatti a impianti nucleari. I cui scienziati hanno presentato analisi e pubblicato documentazioni scientificamente inappuntabili sui limiti e i vincoli che la scelta del nucleare civile implica in termini di fattibilità e di sostenibilità socio-ambientale (e.g. Ulgiati, 2025). Inoltre, ufficialmente l’Italia non ha interessi nazionali da difendere nel settore degli armamenti nucleari… Come mai nelle scelte del governo e nel dibattito pubblico dominante viene espressa una così forte propensione per un futuro nucleare, al punto che il governo sta prendendo iniziative senza neppure preoccuparsi di consultare i cittadini?

Pichetto Fratin: “L’Italia aderisce all’alleanza Ue sul nucleare” (16 giugno 2025)

L’Italia ha formalmente aderito all’Alleanza per il nucleare, dove era stata osservatore fino a oggi. Questo a seguito della scelta del Governo nazionale, della maggioranza, di presentare il disegno di legge per il ritorno alla produzione di energia nucleare, così come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima. È una scelta che ha risvolti industriali, tecnologici, che ci vede in prima fila e sul quale continueremo.

Via libera delle Regioni al nucleare, in autunno la sfida si sposta in Parlamento (30 luglio 2025)

Il Governo lancia una legge delega per il rilancio del nucleare sostenibile in Italia, con focus su governance, autorizzazioni semplificate e formazione. Via libera dalle Regioni, ora attesa in Parlamento. Stanziati 60 milioni di euro in tre anni per ricerca e sviluppo.

Verso un disarmo davvero totale?

Il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), adottato dalle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021 (con l’adesione di 50 stati), è un accordo internazionale che vieta lo sviluppo, il test, la produzione, il trasferimento, il possesso, l’uso e la minaccia di uso di armi nucleari. Il trattato è legalmente vincolante, e mira a eliminare completamente le armi nucleari. Gli stati aderenti sono attualmente 94 (Rete Pace e disarmo 2024).

Molti Stati (in particolare quelli che detengono armi nucleari sul loro territorio) non hanno ancora firmato.  L’Italia ospita armi nucleari statunitensi nell’ambito della “condivisione nucleare” della NATO, in particolare nelle basi di Aviano e Ghedi. Queste armi non sono di proprietà italiana, ma sono dispiegate sul territorio italiano sotto il controllo degli Stati Uniti. L’Italia non ha finora aderito al Trattato, ma associazioni e cittadini stanno esercitando pressioni crescenti perché il nostro Paese firmi l’accordo internazionale che dichiara illegali le armi nucleari (e agisca di conseguenza…

Il persistente rifiuto del nostro governo a firmare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari si accompagna al crescente interesse a installare impianti per la produzione di energia da fonte nucleare.  L’eventuale diffondersi e moltiplicarsi di centrali nucleari, non solo in Italia ma a livello internazionale, è davvero inquietante, perché favorisce il disseminarsi di fonti di radioattività e di punti di stoccaggio del plutonio, difficili da gestire, controllare e proteggere.

Forse è venuto il momento di unire le forze, tra sostenitori del disarmo nucleare e attivisti contrari al nucleare civile, e impegnarsi con coerenza e sinergia per liberare il nostro territorio (e in generale il mondo) dalla presenza di impianti – ad uso ‘civile’ o ad uso ‘militare’ – che sono attualmente in grado di fornire con continuità gli ingredienti di base per armi nucleari, e di alimentare la produzione di sostanze radioattive finora impossibili da eliminare.

Letture

Bernas H. Hommes, atoms et cécité volontaires (https://histoires-de-sciences.over-blog.fr/2023/05/hommes-atomes-et-cecite-volontaire.harry-bernas.l-ile-au-bonheur.html)

Bernas H. Les merveilleux nuages. Seuil, 2024.

Dorfman P. New Nuclear Dual-Use Risk: Beating Swords into Ploughshares? https://nct-cbnw.com/new-nuclear-dual-use-risk-beating-swords-into-ploughshares/

Energia Italia – Redazione. https://www.energiaitalia.news/news/nucleare/via-libera-delle-regioni-al-nucleare-in-autunno-la-sfida-si-sposta-in-parlamento-il-focus/57107/ 30 luglio 2025.

Ferrara E. Rapsodie fuori stagione.  L’imbroglio nucleare fra sicurezza, deterrenza e tassonomia. (in corso di pubblicazione, 2025)

Indiano C. Una storia d’amore militare.  2024. https://irpimedia.irpi.eu/minaccianucleare-4-una-storia-amore-militare/

Macron M. Nucléaire “Pour Emmanuel Macron, c’est la filière militaire qui prime”.  Bezat, LeMonde, 2020.

Pallottino M. Hiroshima 80 anni dopo. https://www.italiacaritas.it/blog/2025/08/06/hiroshima-80-anni-dopo/

Pichetto Fratin G. L’Italia aderisce all’alleanza Ue sul nucleare” (16 giugno 2025) https://www.mase.gov.it/portale/-/l-italia-aderisce-all-alleanza-ue-sul-nucleare

Rete Pace e disarmo. Giornata internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari, superate le 100 città italiane aderenti all’Appello di ICAN. https://retepacedisarmo.org/disarmo-nucleare/2024/26-settembre-giornata-internazionale-per-la-totale-eliminazione-delle-armi-nucleari-superate-le-100-citta-italiane-aderenti-allappello-di-ican/.

Schneider M. https://www.worldnuclearreport.org/World-Nuclear-Industry-Status-Report-2024

Stirling  A. & Johnstone P.  Hidden military implications of ‘building back’ with new nuclear in the UK.  Responsible Science, no.3, Summer 2021. https://www.sgr.org.uk/sites/default/files/202109/SGR_RS03_2021_Johnstone%2BStirling.pdf

Tartaglia A. Spaccare l’atomo in quattro – Contro la favola del nucleare. Edizioni Gruppo Abele, 2022)

Tartaglia A. https://volerelaluna.it/societa/2025/02/10/idee-strane-e-pericolose-su-centrali-nucleari-e-disarmo/ (2025)

Turrini E.  Dalle centrali nucleari alle bombe atomiche: un legame pericoloso. Pace, diritti dell’uomo, diritti dei popoli, anno I, numero 3, 1987 https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/d6/c6/87_03_097.pdf

Turrini E. La strada verso il nucleare civile ci porterà verso il nucleare militare. https://rewriters.it/la-strada-verso-il-nucleare-civile-ci-portera-verso-il-nucleare-militare-parola-del-fisico-enrico-turrini/ 2 aprile 2024.

Ulgiati S. Audizioni su energia nucleare e transizione energetica. https://comunicazione.camera.it/archivio-prima-pagina/19-46026 (2025).

World Nuclear Association. Plutonium and nuclear power https://world-nuclear.org/information-library/nuclear-fuel-cycle/fuel recycling/plutonium#:~:text=A%201000%20MWe%20light%20water,but%20Pu%2D241%20also%20contributing.

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Elena Camino è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e Gruppo ASSEFA Torino.

 

 

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