(ITALIAN) LA MORTE DI ARNE NAESS, TEORICO DELL’ECOLOGIA PROFONDA

COMMENTARY ARCHIVES, 25 Jan 2009

Pietro Greco

Lunedì 14 gennaio, all’età di 96 anni, è morto in Norvegia il filosofo Arne Naess, teorico dell’«ecologia profonda». Il pensiero e l’attività di Arne Naess ha influenzato molti movimenti ambientalisti e partiti verdi in tutto il mondo.

Il filosofo, nato a Oslo e docente presso l’università norvegese, restò molto colpito dalla pubblicazione negli Stati Uniti, all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, di La primavera silenziosa, il libro con cui Rachel Carson, denunciando l’impatto ecologico della chimica in agricoltura, diede consapevolezza di massa ai temi ambientali.

Gli esseri viventi, pensava Arne Naess, hanno un valore in sé. In quanto viventi. E come gli uccelli delle sempre più silenziose campagna americane, hanno bisogno di essere protetti dall’invadenza di miliardi di uomini. Bisogna cercare una nuova armonia ecologica tra gli esseri viventi che abitano il pianeta Terra. Questo rinnovato equilibrio passa a livello teorico attraverso la rinuncia non solo a ogni forma antropocentrismo: il diritto alla vita di ogni essere vivente è assoluto e non dipende dalla maggiore o minore vicinanza alla specie umana. A livello pratico il nuovo equilibrio ecologico passa attraverso la riduzione della popolazione umana, l’uso di tecnologie a basso impatto ambientale e la mancanza assoluta di interferenza umana in una quantità sempre più vasta di ecosistemi.

Arne Naess chiamò ecosofia T questa filosofia ecologica: (T sta per Tvergastein, il nome di una montagna del sud della Norvegia che il filosofo ama frequentare). Già alla fine degli anni ’60 Naess abbandonò l’università di Oslo per dar vita a una movimento di ecologia profonda.

La sua ecosofia è stata espressa in diversi libri, come Freedom, Emotion and self-subsistence (1975), Ecology, community and lifestyle (1989), Life’s philosophy: reason and feeling in a deeper world” (2002).

Il pensiero di Arne Naess è senza dubbio molto radicale. Intriso anche di notevole pessimismo sulla capacità umana di realizzarla, l’armonia ecologica da lui teorizzata. Tuttavia è certo che egli ha contribuito alla crescita di una cultura ambientale diffusa. Quanto al suo pessimismo, negli ultimi anni si era un po’ attenuato. L’umanità, pensava, continuerà a distruggere l’ambiente per uno o due secoli ancora. Ma poi imparerà a controllare la crescita demografica e a diminuire la pressione sugli ecosistemi. Stiamo per invertire la nostra marcia e per tornare indietro lungo la strada che ci riporterà al paradiso.

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