(Italiano) Sulla violenza: suicidio, omicidio – e l’uno e l’altro

ORIGINAL LANGUAGES, 1 Jun 2015

Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Violenza è danneggiare e far male a corpo, mente, spirito, addirittura letalmente; suicidio, omicidio, genocidio (“cidio”, dal latino “caedere”, caduta). Il focus qui è sulla violenza corporale, dove “sui” sta per , “omi” per Altro. Essi non si escludono a vicenda, possono essere combinati.

Abbiamo in mente le sparatorie-uccisioni USA in decenni recenti, sovente in scuole, sventagliare Altri di proiettili, e per finire anche Sé stessi, per mano propria o altrui, con un’arma da fuoco. L’ uccisione da parte di qualcun altro ce la si può aspettare come no, ma l’esposizione a tale rischio estremo rende probabile l’intenzione: in breve, omicidio e suicidio. L’uno e l’altro.

Hitler sacrifico milioni di tedeschi e si suicidò.

Siamo abituati a considerare il suicidio come conseguenza dell’intollerabilità del vivere: “Mi va meglio lasciando questo mondo”; e l’omicidio come l’intollerabilità d’altri, “il mondo va meglio senza di te”. Questi esiti tragici, aggressivi di una doppia frustrazione possono essere radicati in problemi e conflitti irrisolti (dilemmi, dispute). Considerata in tal modo, la categoria dell’uno e l’altro” ha senso: “Io sono un fallimento totale; ma voialtri mi avete tradito e meritate di essere puniti severamente”.

Il suicidio può essere combinato con l’omicidio individuale o collettivo; il quale non dovrebbe confondersi con la distinzione di Durkheim fra suicidio egoistico per il proprio conto personale, e quello altruistico, lasciare questo mondo perché una collettività amata – la famiglia, l’impero asburgico – se la passa male. I suicidi di cui stiamo trattando possono essere di ambo i tipi, ma inoltre comportano la volontà di portare altri con sé.

Nelle guerre e guerriglie ci sono perfino medaglie per l’uno e l’altro. Si richiedono volontari per un’ azione straordinariamente rischiosa contro il nemico, ad esempio dietro le sue linee, con esiti pesanti in termini di persone uccise. Come volontario può essere più probabile di altri una persona con mentalità “sia io che loro”; che non solo camuffa il suicidio da atto di guerra, ma passa alla storia da eroe, con una medaglia, magari post mortem.

Nel terrorismo la fascia del suicidio è una tecnologia del sia l’uno-sia l’altro – eventualmente con qualcuno che istiga altri a un atto doppiamente violento. Tuttavia, dopo generazioni di vita nei campi, le vittime della Nakba palestinese vogliono sia lasciare questa vita e sia toglierla ad altri considerati responsabili per la propria miseria. Così pure in Afghanistan con la sua storia d’invasioni subite dall’Occidente, che usa le sue terre sacre da scacchiera per “partite di scacchi” occidentali. Così pure per l’11 settembre [2001], dove si usarono aerei dirottati come bombe.

Ciò non vale per il terrorismo di stato a terra o dall’aria: l’omicidio di decine, centinaia di migliaia senza incorrere in rischi, né suicidi incorporati nell’atto, cioè più come un lavoro d’ufficio. Seppure il suicidio può arrivare in seguito, odiandosi per gli omicidi commessi.

Un copilota di un volo German Wings da Barcelona a Düsseldorf ha sbattuto l’aeroplano contro le Alpi francesi – con se stesso, l’equipaggio, tutti i passeggeri uccisi. Vien detto molto delle sue tendenze suicide. Però questo non è suicidio, ma qualcos’altro di molto spaventoso.

Abbandonare questa vita è semplice: da parte degli uomini di solito con la violenza delle armi o con traumi, buttandosi da posti in alto; da parte delle donne sovente con mezzi più pacifici, come pillole. Quel copilota studiò meticolosamente la porta della cabina, come potesse essere bloccata quando il pilota andò al gabinetto, e da solo in cabina tolse la vita a se stesso e ad altri 151. Non c’è termine diagnostico per questo – abbiamo solo considerato [l’uccisione] sia di sé sia d’altri, ma questo non è suicidio. Non era solo che la vita fosse intollerabile per lui; deve aver provato o immaginato gravi rimostranze, forse non per una causa sola ma parecchie; e arrivato alla conclusione che “tutto l’aereo dev’essere severamente punito per quello che mi hanno fatto”. Senza dubbio, molti che ne sanno quanto basta la pensano così. Tuttavia, siccome comporta più problemi al volo, hanno semplificato la diagnosi a qualcosa di più comune: suicidio.

I rimedi proposti hanno oltrepassato la diagnosi individuale di tendenze suicide e relativa psico-terapia; una cabina con non meno di due piloti sperando che la sindrome sia troppo rara da colpire entrambi.

Un treno dell’AMTRAK deraglia presso Filadelfia, con almeno sette persone uccise; ma non il macchinista. Viaggiava al doppio della velocità consentita in quel tratto, con rotaievecchie di 100, 150 anni. I rimedi proposti si sono concentrati su queste, sulla necessità di migliorare la tecnologia, sia pure a costi enormi. Che un paese così forte in innovazione e tecnologia cerchi di tirar fuori qualche profitto da rotaie eventualmente al doppio dell’età ammissibile la dice lunga sulla sua razionalità economica. Eppure un dubbio di quelli che rodono si concentrerebbe sul conduttore: che sia uno di quelli?

Non ci spingeremo addentro al caso, non essendo affatto concluso a livello ufficiale, bensì elaboreremo piuttosto un po’ su due ovvie conclusioni.

La prima è che qualunque mezzo di trasporto pone la vita dei passeggeri in mano al conduttore. Uno scarto del guidatore a sinistra o a destra, e sono tutti perduti. Un’argomentazione non solo a favore del controllo reciproco fra [due] conduttori, ma anche per guida-navigazione-volo automatizzati, con i relativi problemi. Inoltre, i programmatori non sono a bordo per eventuali suicidi.

L’altra è di rendere la vita attraente per i nostri Sé e gli Altri. Così, Tolstoj accoglieva il censimento del 1882 a Mosca come indagine sociologica: “E oggetto della scienza sociologica è la felicità della gente”. Egli deplora la mappatura della sofferenza – fame disperata, malattie, solitudine – e vuole che migliaia di demoscopi impegnati nel censimento aiutino direttamente migliaia di sofferenti. Né la sociologia né il censimento si svolsero in tal modo, ma la mappatura è servita agli stati muniti di welfare.

Molta sofferenza ha cause materiali che si possono rimuovere, come rotaie logore. Ma come la mettiamo con piloti e conduttori logori? Potrebbe servire un lavoro più consapevole per un senso di benessere e felicità? Più capacità nel risolvere conflitti e problemi? Sfide massicce alla civiltà giudeo-cristiana occidentale; adesso minacciata da una nuova angolazione.

Giudeo-cristiana? Ci sono quelli in Israele e USA che soffrono di mandati divini inadempiuti, in Medio Oriente e nel mondo. Arriverebbero a fare un sia l’uno-sia l’altro [omicidio e suicidio], una Massada? Vale la pena tenerli d’occhio. E di avvisare.

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Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: On Violence: Suicide, Homicide–and Both-AndTRANSCEND Media Service

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