(Italiano) Pace-Sviluppo-Ambiente: integrati?

ORIGINAL LANGUAGES, 11 Sep 2017

Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Accademia per la Pace, lo Sviluppo e l’Ambiente di Hardanger, 30 luglio 2017

Questi sono gli obiettivi delle Nazioni Unite; l’Accademia di Hardanger nella piccola Jondal, Norvegia (popolazione di ca.1150) li ha resi tre centri d’interesse. È sorto il problema: che cos’hanno in comune? Sono tre aspetti della stessa cosa? Se così, quale “cosa”?

Si sono individuati ed esplorati quattro modi per cercare di rispondere. Sono quattro per via dei quattro modi di affrontare la realtà sociale, mediante:

  • attori, con intenzioni-capacità-contesti, con i loro bisogni;
  • cultura, per definire il vero-buono-giusto-bello-sacro;
  • struttura, gli schemi dell’interazione individuale e collettiva;
  • natura, in evoluzione verso una superiore complessità, con diversità e simbiosi.

Tutt’e quattro hanno aspetti superficiali e altri più profondi. Gli aspetti superficiali sono consci, si possono articolare e comunicare. Gli aspetti più profondi sono repressi nel subconscio in quanto sconvenienti, troppo ovvi o semplicemente ignoti. Si possono “coscientizzare” (Freire), o semplicemente imparare.

Questi quattro modi d’affrontare la realtà sociale possono valere al livello micro degli attori individuali, al livello meso dei gruppi sociali, al livello macro degli stati e nazioni, e al livello mega delle regioni [sub-continentali] e civiltà. I concetti di pace, sviluppo e ambiente hanno le loro interpretazioni a tutti quei livelli (analogamente al non intossicare il corpo umano / la natura con tabacco, droghe, alcol); non solo al livello macro degli stati cui l’ONU per lo più si rivolge.

Si prenda la natura, che attua i quattro modi in ordine inverso. Uno dei modi è col darwinismo. E un darwinista auto-dichiarato fu Adolf Hitler. Per lui la nicchia era il mondo intero, le specie erano le razze: come nazioni, non razze grazie ai pigmenti [epidermici]. Gli ebrei erano una non-razza.

Lottavano; quanto più idonei, tanto più superiori.

Hitler dedusse dalla realtà globale che la razza inglese fosse la più adatta. La razza tedesca, adatta a livelli ben superiori – non al di sopra dell’inglese, magari in condizioni di “coesistenza pacifica” – era stata repressa.

La soluzione fu seguire gli inglesi, colonizzare gli altri, prendergli le risorse, farli lavorare per il colonizzatore. Attaccò l’URSS, conquistò l’Ucraina, saccheggiò, li volse in schiavi: al massimo quattro anni di scuola, costretti a fare per i tedeschi, non per le [proprie] città.

La pace è un esito di una gerarchia naturale in base all’idoneità; lo sviluppo è in base al livello gerarchico; la natura era insufficiente [sic] in Germania e abbondante all’intorno, da cui l’espansione per il Lebensraum [spazio vitale].

Si prenda la struttura, Karl Marx. la struttura della modalità di produzione aveva due strati, proprietari e non-proprietari dei mezzi di produzione: schiavi nell’antichità, terra nel feudalismo, capitale (liquido e fisso) nel capitalismo, stato nel socialismo – fra il comunismo primitivo e quello futuro con tutti i mezzi condivisi, e quindi senza la proprietà di alcuno. Se i nuovi mezzi di produzione erano incompatibili con la modalità, questa doveva cambiare: una rivoluzione, che mutò gli schiavi in braccianti agricoli, questi in operai d’industria, questi in lavoratori statali, fino alla liberazione comunista. Sei tappe.

La pace è un esito del fatto che i proprietari non abbiano da lottare per i mezzi di produzione; lo sviluppo è la transizione da una tappa alla successiva da ultimo condivisa da tutti nel comunismo; l’ambiente era stato spremuto aldilà della sua capacità da proprietari terrieri e di risorse non più presenti.

Si prenda la cultura, e l’eccezionalismo occidentale in quanto occidentalizzazione; l’idea che la pace sia un esito di un governo mondiale all’occidentale in stile Montesquieu con la separazione fra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario (dimentico dei poteri militare e del capitale come nei complessi militar-industriali); lo sviluppo è il livello di occidentalizzazione da accelerarsi con l’assistenza allo sviluppo (occidentale); l’inquinamento/degrado ambientale si può gestire con le risorse rinnovabili e la bonifica.

Si prenda l’approccio di attori, individuali e collettivi, quali ONG, multinazionali, stati, nazioni, regioni, civiltà. Ce ne sono molti, sovente con idee nette su pace-sviluppo-ambiente, sovente auto-referenziali.

Ecco la mia conclusione: sono scettico su tutt’e quattro gli approcci.

Abbiamo deficit considerevoli di pace, sviluppo, ambiente, nonostante, o a causa di, tutt’e quattro questi approcci.

Nulla di quanto hanno fatto ci convince che quelle tre idee preziose – pace, sviluppo, ambiente – siano aspetti di una medesima cosa. Sono indipendenti l’uno dall’altro; sui generis, di genere specifico. Concettualmente sono tre idee diverse da pensare. Verbalmente sono tre parole differenti da dire. E praticamente tre mansioni differenti da svolgere, non un solo bottone da premere.

Empiricamente possiamo facilmente trovare casi con uno di essi ragionevolmente soddisfatto ma gli altri per nulla. Società sviluppate tutt’altro che pacifiche (USA, Israele, Norvegia) né attente all’ ambiente (magari al proprio, non quello degli altri). Abbiamo società pacifiche molto non-sviluppate (Laos), società all’unisono con la natura ma né sviluppate né pacifiche (BurkinaFaso). E società senz’alcuno dei tre (Arabia Saudita), o con tutt’e tre (Botswana).

Tre parole differenti, tre concetti differenti, tre realtà differenti, tre mansioni differenti; con tre definizioni differenti. La nostra, qui di seguito, dovrebbe essere ragionevolmente compatibile con l’uso comune dei termini, desiderabile in quanto ai valori, e fattibile in pratica:

  • pace, negativa: soluzione del conflitto, riconciliazione dei traumi.
  • pace, positiva: che collega gli aspetti buoni degli attori in progetti congiunti.
  • sviluppo: sollevare le condizioni di vita degli strati sociali più bassi per soddisfarne i bisogni, meno disuguaglianza.
  • ambiente: soddisfare i bisogni della natura di diversità e simbiosi.

C’è qualcosa da imparare nei quattro approcci rigettati.

I più forti tenderanno d’imporre le loro opinioni. Le strutture hanno vita interiore e devono essere guidate. Le culture affiorano da livelli profondi.

Qualunque definizione-teoria-pratica è solo una fra molte, verificata mediante prova ed errore, e condannata ad essere superata nel corso della storia.

Ma in tale corso Pace, Sviluppo, Ambiente sono aspetti essenziali.

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Titolo originale: Peace-Development-Environment: Integrated? – TRANSCEND Media Service

 

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

 

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