(Italiano) Johan Galtung Lectio Magistralis a Brescia

ORIGINAL LANGUAGES, 5 Feb 2018

Erika Degortes – TRANSCEND Media Service

23 Gennaio 2018 – Lo scorso 23 Gennaio l’Amministrazione Comunale di Brescia – in collaborazione con la Provincia, l’Ufficio Scolastico Territoriale, l’Università, la Diocesi, la Consulta per la cooperazione e la pace, la Solidarietà internazionale e i Diritti umani del Comune di Brescia, Fondazioni, Associazioni ed Enti – ha organizzato un incontro con il padre fondatore degli studi accademici per la pace, prof. Johan Galtung (intervenuto via Skype) e Erika Degortes, cofondatore dell’Istituto Galtung per la Teoria e la Pratica per la pace. Il tema era la Pace Positiva.

Ha aperto l’incontro Erika Degortes, che ha introdotto la figura di Johan Galtung ai numerosi studenti delle scuole superiori presenti presso l’aula Brixia del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli studi di Brescia. Questo il testo del suo intervento:

Il punto da cui vorrei partire è che Johan Galtung è colui che ha fondato la disciplina degli studi per la pace. Oggi, facendo una ricerca su internet, anche superficiale, è possibile trovare una grande varietà di corsi che hanno come oggetto la pace, la trasformazione dei conflitti, la mediazione. Tutto questo lo dobbiamo a lui e alla sua opera monumentale che ha dato forma e contenuti alla disciplina. Le sue opere ammontano a oltre 160 libri e a più di 1.600 articoli accademici su argomenti quali pace, politiche di sicurezza, violenza, difesa alternativa e altro ancora. Ha fondato Istituti in cui le persone potessero formarsi e giornali (come il Journal of Peace Research) che potessero divulgare i risultati delle ricerche: un’azione fondamentale che si inseriva in un ambito che, negli anni ’50, quando Galtung ha iniziato, era considerato avveniristico dai più ottimisti e addirittura un’idea pericolosa dalla maggior parte degli intellettuali di allora. Non si può non citare TRANSCEND International, la rete da lui fondata che comprende oltre 500 operatori per la pace sparsi in tutto il mondo, di cui io sono la referente in Italia, e che operano utilizzando il metodo TRANSCEND per la trasformazione dei conflitti attraverso metodi pacifici.

Le istituzioni internazionali, tra cui l’ONU, per i cui funzionari ha scritto un vero e proprio manuale, si sono spesso rivolte a lui per consulenze tecniche in fatto di mediazioni di conflitti. Nel corso della sua carriera, iniziata nel 1957, ha mediato oltre 150 conflitti tra Statiazionireligioniciviltàcomunità e individui, elaborando veri e propri piani di pace in circa 100 conflitti, tra cui sono coinvolti Israele e gli Stati islamici, il Medio Oriente come regione, la Corea del Nord e del Sud, e molti altri. Un esempio positivo di una mediazione svolta da Galtung è quella dell’accordo tra l’Equador ed il Perù che per anni si erano combattuti aspramente a causa di una disputa territoriale. La questione fu risolta grazie al suggerimento di Galtung di fare di quella zona un parco naturale a gestione condivisa.

Per tutto questo, e altro ancora, ha ricevuto numerose lauree e dottorati ad honorem: l’ultima laurea Honoris Causa gli è stata conferita dalla Universidad Complutense di Madrid  il 27 gennaio 2017. Numerose le prestigiose onorificenze, tra cui il Right Livelihood Award (anche conosciuto come il Premio Nobel Alternativo per la Pace), e il People’s Peace Prize, di cui è stato insignito il 2 dicembre scorso in Svezia.

Per sottolineare l’originalità di questo straordinario pensatore vorrei citare alcuni momenti della sua vita.

La prima volta che chiesi a Johan Galtung quale fosse il primo requisito per un peace worker lui mi diede una risposta del tutto inaspettata. Mi rispose la buona salute, perchè ci vogliono molti anni per vedere i risultati.

Iniziare una guerra è molto facile, costruire la pace richiede tempo. Come sanno bene gli agricoltori, se si pianta un albero di ulivo ci vogliono circa 50 anni perchè si possano raccogliere le olive, ma può essere tagliato, bruciato, danneggiato in pochi minuti.

Johan Galtung, che recentemente ha compiuto 87 anni, dimostra questo principio ogni giorno della sua vita, forte della sua inflessibile autodisciplina intellettuale e di 60 anni di dedizione professionale per la trasformazione dei conflitti.

La sua biografia è intensa e interessante ma qui vorrei giusto ricordare 3 episodi.

Il primo risale a quando aveva solo 12 anni e dovette assistere all’invasione della sua Norvegia da parte dei nazisti. In quell’occasione suo padre, che era un medico, fu arrestato, nonostante avesse salvato molti soldati tedeschi feriti. Per fortuna fu rilasciato presto e in quell’occasione suo padre gli trasmise l’importanza di andare oltre determinate etichette. Non erano “tedeschi”, erano esseri umani che dovevano essere curati. Inoltre l’ispirazione che, grazie a suo padre, gli venne dalla scienze mediche, pervade tutto il suo metodo che poggia sui tre pilastri di diagnosi, prognosi e terapia.

Un secondo episodio che lasciò in lui un impressione indelebile fu l’assisinio di Gandhi, avvenuto quando Galtung aveva solo 18  anni. Anni dopo, nel 1969, quando si trovava a Varanasi in India, presso il Centro di studi gandhiani, una sera, mentre si trovava in cima all’edificio, vide i senza tetto che dormivano per le strade, i bambini che piangevano per la fame e gli ammalati che aspettavano di morire senza che nessuno si prendesse cura di loro. Ne rimase profondamente colpito e comprese che questa è una forma di violenza allo stessa stregua di un crimine e di una guerra anche se non c’è nessuno che va in giro brandendo un arma con l’intenzione di sparare alle persone. Quelle persone soffrivano a causa di un’enorme diseguaglianza e di una struttura ingiusta della società. Da questa esperienza elaborò il termine “violenza strutturale” per indicare quei fenomeni di violenza che ci sono anche in assenza di violenza diretta. Oggi non esiste nessuno studioso o attivista della pace che prescinda dal concetto di violenza strutturale.

Il terzo episodio, che seguì lo sgomento per l’assassinio del Mahatma Gandhi,  risale a quando decise di rifiutare il servizio militare obbligatorio e di fare richiesta per poter essere impiegato in attività a favore della Pace. Questa iniziativa gli valse ben sei mesi di carcere che lo portarono a decidere di dedicare la propria vita alla Pace.

A proposito della distinzione tra Pace negativa e Pace positiva è Galtung stesso a chiarire l’essenza della differenza con un esempio molto semplice.

Ho lavorato a lungo come mediatore anche tra le coppie presso tante culture diverse. In una situazione di pace negativa le persone convivono pacificamente, ognuno fa le proprie cose e ci si incontra due volte al giorno per mangiare insieme. È la situazione che spesso insorge tra i 42, 45 o 48 anni quando le coppie hanno portato a termine il “progetto magnifico”, si sono sposati e hanno avuto figli, finchè questi diventano adulti e dicono arrivederci. I genitori rimangono soli e senza progetti. Al contrario, la pace positva nel matrimonio è amore e unita cooperazione che portino a un beneficio mutuo e uguale; è armonia dove l’uno soffre le sofferenze dell’altro e gioisce delle gioie dell’altro; è progettualità condivisa.

L’intensa lezione di Galtung non ha risparmiato cenni alla politica internazionale:

Davanti alle tensioni tra Stati Uniti e Corea del nord ognuno di noi dovrebbe chiedersi che cosa conosco della storia delle relazioni fra questi due Paesi? Nel 1952, durante la guerra di Corea, la forza aerea americana bombardò Pyongyang facendo 3 milioni e mezzo di morti.

La Corea del nord non è uno stato comunista ma una società dalla mentalità confuciana permeata di reverenza filiale verso i Kim, che ritiene che lo spirito di Kim Il Sung passi nel figlio e nel nipote, personificazioni del volere della nazione e animata da una politica del “never again” (riferita ai bombardamenti del ‘52).  

Gli Stati Uniti pensano di essere un paese scelto da Dio. Quella americana è una società che ancor più che in Dio crede nel diavolo e se credi che il diavolo esista in ogni parte del mondo e che abbia vesti differenti lo cerchi in tutto il mondo. Da qui spionaggio e servizi segreti. Dal 1801 gli USA hanno attaccato gli altri paesi 248 volte, hanno ammazzato 20 milioni i persone in 37 Paesi. Non è impensabile che arrivi un momento in cui gli altri si vogliano vendicare.

E a uno studente che gli chiede se sia davvero possibile cambiare le cose, risponde:

Io sono un ottimista e credo sempre alla possibilità che gli Usa possano entrare in dialogo con gli altri.

Non sono mancati riferimenti alla politica italiana in questo senso.

Nel 2011, un secolo dopo i bombardamenti in Libia ad opera degli italiani, Berlusconi è stato l’unico capo di Stato occidentale ad essersi scusato. Adesso è il momento di andare in Etopia, Eritrea, Somalia e Abissinia, e scusarsi anche lì.

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Erika Degortes, è membro della Rete TRANSCEND per la Pace, lo Sviluppo e l’Ambiente, rappresentante di TRANSCEND Italia, co-fondatrice del Galtung-Institut (Germania) e ex direttrice di TRANSCEND Peace University-TPU.

This article originally appeared on Transcend Media Service (TMS) on 5 Feb 2018.

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