(Italiano) L’impatto Ecologico del Militarismo

ORIGINAL LANGUAGES, 5 Oct 2020

John Scales Avery | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Contro l’istituto della guerra

3 Ottobre 2020 – Iniziando il 21° secolo e il nuovo millennio, la nostra civiltà scientifica e tecnologica sembra entrare in un periodo di crisi. Oggi, per la prima volta nella storia, la scienza ha dato agli umani la possibilità di una vita confortevole, libera da fame e freddo, e dalla minaccia costante di malattie infettive. Al tempo stesso, la scienza ci ha dato il potere di distruggere la civiltà con la guerra termonucleare, nonché di rendere inabitabile il nostro pianeta con l’inquinamento e la sovrappopolazione. La questione di quale scegliamo fra queste alternative è faccenda di vita o di morte per noi e i nostri discendenti.

La crisi di civiltà cui siamo oggi di fronte è stata prodotta dalla rapidità di sviluppo della scienza e della tecnologia. Le nostre istituzioni e idee si adattano troppo lentamente al cambiamento. La grande sfida che la storia ha posto per la nostra generazione è il compito di costruire nuove strutture politiche internazionali che siano in armonia con la tecnologia moderna. Al tempo stesso, dobbiamo sviluppare una nuova etica globale, che sostituisca le nostre lealtà anguste con una lealtà all’umanità nel suo complesso.

Alla lunga, a causa degli armamenti enormemente distruttivi, prodotti nell’abuso della scienza, la sopravvivenza della civiltà può essere assicurata solo se siamo capaci di abolire l’istituto della guerra.

Poiché il mondo spende 1,8 trilioni di dollari ogni anno in armamenti, ne consegue che molti campano di guerra, ragion per cui è corretto parlare di guerra come istituto sociale, ed anche la ragione per cui la guerra persiste, benché tutti si rendano conto che è la causa di molta della sofferenza che affligge l’umanità. Sappiamo che la guerra è pazzia, ma essa persiste. Sappiamo che minaccia la sopravvivenza futura della nostra specie, ma persiste, asserragliata negli atteggiamenti di storici, redattori di giornali e produttori televisivi, nei metodi con cui i politici finanziano le proprie campagne [elettorali] e nel potere finanziario dei fabbricanti di armi nonché nella ponderosa e costosa attrezzatura bellica – le flotte di navi da guerra, bombardieri, carrarmati, missili nucleari e così via.

La scienza non può pretendersi innocente: nel discorso di commiato di Eisenhower, egli ammoniva sul crescente potere del complesso industrial-militare, una minaccia alla società democratica. Se facesse lo stesso discorso oggi, potrebbe parlare di complesso industrial-militar-scientifico.  Da Hiroshima sappiamo che la conoscenza non è sempre un bene. C’è un grave pericolo che le armi nucleari proliferino presto a un tale livello da essere disponibili a terroristi o perfino alla mafia. Anche le armi chimiche e biologiche costituiscono una grave minaccia.

Oltre a una struttura di diritto internazionale e una governance umana , democratica e giusta, abbiamo bisogno urgente di una nuova etica globale – dove lealtà a famiglia, comunità e nazione sia integrata da un forte senso di fratellanza di tutti gli umani, indipendentemente da razza, religione o nazionalità. Schiller espresso questo sentimento nella sua “Ode alla Gioia”, il testo della Nona Sinfonia di Beethoven. Udendo la musica di Beethoven e le parole di Schiller, la gran parte di noi provano un’emozione di risonanza e di unità con il suo messaggio: tutti gli umani sono fratelli e sorelle – non giusto qualcuno – tutti! E’ quasi un inno nazionale dell’umanità. I sentimenti che provocano la musica e le parole sono simili al patriotismo, ma più ampio. E’ questo senso di una famiglia umana universale che abbiamo bisogno di coltivare nell’istruzione, nei mass media, e nella religione.

Nessun riscaldamento, nessuna guerra: come il militarismo alimenta la crisi climatica

Ecco una citazione da un articolo di Lorah Steichen e Lindsay Koshgarian:

“In questo rapporto esporremo come il militarismo e la crisi climatica siano profondamente intrecciati e reciprocamente rafforzantisi. L’apparato militare stesso, spieghiamo, èun enorme inquinatoree sovente schierato a sostegno delle stesse industrie estrattive che destabilizzano il nostro clima. Tale caos climatico, a sua volta, conduce a massicci sfollamenti, confini militarizzati e alla prospettiva di ulteriore conflitto.

Delle vere soluzioni climatiche, sosteniamo, devono avere al proprio nucleo l’antimilitarismo.

“Pur con la Covid19 e la crisi climatica, abbiamo bisogno di passare urgentemente da una cultura di guerra a una di cura. Incanalare trilioni nel pozzo senza fondo militare per guerre interminabilie l’assillo di una dominanza militare ci ha impedito di investire in vera sicurezza e cooperazione. Se non trasformiamola nostra società e il modo in cui affrontiamo le crisi, ci troveremo di fronte a realtà ancora più ingiuste e inumane in un future col clima alterato”.

Ricostruzione dopo la pandemia

La pandemia Covid19 ha illuminato le carenze del nostro concetto militarista di sicurezza. Le nostre istituzioni militari non hanno saputo proteggerci dal virus. In effetti, anche senza la pandemia, i nostri “ministeri della difesa” non ci difendono davvero. Questo è tanto più ovvio pensando a una guerra nucleare, in cui centinaia di milioni di civili innocenti potrebbe essere uccisi. Attualmente, i civili sono ostaggi nelle lotte di potere dei politici. Ricostruire il mondo dopo la pandemia non deve essere meramente un “ritorno alla normalità”. La vecchia normalità era parte del problema. Dobbiamo costruire un nuovo mondo in cui viene trattata l’emergenza climatica intraprendendo una rapida azione per prevenirla. Il New Deal Verde, in cui si creano posti di lavoro producendo infrastrutture improrogabili per energie rinnovabili, offre il miglior modello per il nuovo mondo che vogliamo. Chi dice che non c’è abbastanza denaro per finanziare il New Deal Verde dimentica le somme inimmaginabili di denaro sprecato, o peggio ancora, sul militarismo. Dobbiamo dirottare tale enorme fiume di denaro dal suo attuale cattivo utilizzo al compito costruttivo di salvare il nostro pianeta dalla minaccia esistenziale del cambiamento climatico catastrofico.

Un libro nuovo liberamente scaricabile

Gradirei annunciare la pubblicazione di un nuovo libro, che tratta il danno ecologico prodotto dal militarismo. Il libro può essere scaricato gratuitamente e circolato dal link seguente:

http://eacpe.org/app/wp-content/uploads/2020/09/The-Ecological-Impact-of-Militarism-by-John-Scales-Avery.pdf

Altri libri e articoli riguardanti problemi globali sono a questi link:

https://wsimag.com/authors/716-john-scales-avery

Spero che farete circolare i link in questo articolo ad amici e contatti cui potrebbero interessare.

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John Scales Avery, Ph.D., partecipe a un gruppo che condivise il Premio Nobel per la Pace del 1995 per la loro opera organizzativa della Conferenza Pugwash su Scienza e Affari Mondiali, è membro della Rete TRANSCEND ed è professore emerito associato all’istituto H.C.Ørsted dell’Università di Copenhagen, Danimarca. Presiede sia il Gruppo nazionale Pugwash danese sia l’Accademia Danese per la Pace e ha conseguito la sua formazione in fisica teoretica e chimica teoretica presso l’M.I.T., l’Università di Chicago e l’Università di Londra. E’ autore di numerosi libri sia su argomenti sia su più vaste questioni sociali. I suoi libri più recenti sono Information Theory and Evolution Civilization’s Crisis in the 21st Century(pdf).

Original in English: The Ecological Impact of Militarism – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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