(Italiano) Pace e sicurezza: donne e uomini

ORIGINAL LANGUAGES, 18 Nov 2024

Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Centro Studi Sereno Regis

– Il mio approccio a questo argomento è basato sull’esperienza cinquantennale di come donne e uomini si rapportano con temi di pace e sicurezza nella politica formale e informale, nella mediazione e formazione alla mediazione, nelle operazioni di peace-keeping e peace-building, e negli incontri.

Ma mi permetto dapprima un ammonimento contro ciò che sto per dire. Ci sono differenze di genere; ma non 100-0, cioè 100% delle donne così, e 0% degli uomini; più 75-25, o 67-33, o 60-40. Le eccezioni possono oscurare le norme. Inoltre, può darsi che le donne stiano scivolando dalla propria posizione di vantaggio comparative. E che gli uomini possano assurgere ai livelli femminili di intuizione e pratica, non siamo perduti per definizione. Qui non ci sono leggi ferree, non c’è alcun essenzialismo. C’è tuttavia della biologia; strano se non ci fosse. Ma soprattutto contestualità socio-culturale, e con interfacce attribuite ai generi mutevoli verso quel contesto, cambierà anche il rapporto con pace e sicurezza.

Ancora un’annotazione introduttiva. L’epocale Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza ONU sui costi orrifici della guerra pagati dalle donne in quanto vittime e sui benefici di pace da parte delle donne quali attrici con poteri adeguati è stato un dono tardivo ma benvenuto all’umanità; ammirevlmente attivato, come in questo incontro voluto dalla UE.

Allora, procediamo, esplorando nove dimensioni di pace/sicurezza.

Olismo vs. specificità

Le donne tendono ad essere più olistiche e contestuali, tenendo conto di più fattori; gli uomini più specifici, concentrandosi sui fattori di propria scelta; amano i dati sui fattori coccolati e se ne alimentano, mentre le donne badano piuttosto a profili più generali. Gli uomini tendono a disporre i loro fattori in sequenze lineari procedendo secondo agende lineari col pensiero, il discorso e l’azione; le donne procedono più per agende a spirale, tornando a certi punti in paesaggi molto complessi. Le donne considerano gli uomini meccanici, gli uomini considerano le donne delle sbadate con comunicazione disordinata.

Dialettica vs. stato finale

Le donne sono abituate a contraddizioni e tensioni, con un poppante irresoluto, un bimbo che tira la gonna per ottenere attenzione, tre pentole con roba che sta andando nel fuoco, che magari sta per spegnersi, un bussare alla porta, un marito egocentrico e brontolone, l’attenzione di un corteggiatore non voluto – e la gestione di tutto ciò: disordine, caos, entropia come normalità, il navigare per acque sferzate da bufere da ogni dove. Gli uomini hanno desiderio di ordine, di cosmo ed energia che emerga da uno stato di legge e ordine, e lo protegga, come una burocrazie ben lubrificata con chiare norme procedurali standard per tutti e tutte le situazioni. Una tregua pare ordinate e quindi ben accetta come fine crisi, come stato finale.

Empatia umana vs. metallo, cose

Osservando le forze norvegesi di peacekeeping in Serbia / a Belgrado, col 30% di donne, si notavano chiaramente le donne più interessate a parlare con i serbi, i croati e altri per capirli meglio, e gli uomini più interessati ad osservarli, attenti ai propri binocoli, schermi radar, autoblindo, armi; metallo, cose. Prossimità vs. distanza; molta empatia vs. poca: cruciale.

Compassione vs. deduzione

Questa è la dimensione di Gilligan (1), una fra molte: le donne traggono conclusioni politiche dalla compassione per altri, da aiutare, anche attraverso confini turbolenti, gli uomini più con deduzioni da principi generali astratti, come democrazia, diritti umani, autodeterminazione, da monitorare. Quella compassione può estendersi particolarmente verso altre donne nelle guerre con violenza sessualmente marcata come parte della conquista, e più particolarmente da madri verso madri e loro prole, conoscendo la situazione impossibile per un’adeguata cura dei piccoli in guerra. Gli uomini si fanno intrappolare di più nel loro vs. noi.

Nonviolenza vs. violenza

Oltre 90% della violenza criminale e di guerra è commessa da uomini, rendendo il genere un fattore essenziale di guerra-pace. Inoltre, per la divisione socio-culturale del lavoro, le donne hanno più mono-aminoossidasi (MAO), che blocca gli ormoni di rilascio di aggressione violenta; gli uomini meno.     Ma le donne hanno anche più corpus callosum, che connette emozioni e capacità verbale nei due emisferi cerebrali, ciò che rende migliori le donne nell’esprimere verbalmente le emozioni.

Mentre il livello di MAO rende gli uomini più fisicamente violenti, predispone le donne a maggiore violenza verbale, a frecce avvelenate che arrecano più dolore emotivamente. La superiorità verbale femminile rende il “sediamoci e parliamone” equivalente a “vediamocela a sane sberle” con la superiorità fisica maschile. Molti uomini non sanno pareggiare la loquacità femminile e temono che gli faccia perdere troppo tempo distraendoli dal lavoro. I matrimoni diventano [così] arene per la dialettica dei due tipi di violenza.

Dialogo vs. dibattito

Un dialogo è una mutua ricerca di qualcosa di nuovo, un dibattito ha a che fare col vincere, è continuazione della guerra con mezzi verbali. Un dialogo interpella, un dibattito detta. Di nuovo, donne vs. uomini.

Trattare i conflitti vs. gestire le crisi

Le donne vedono obiettivi e mezzi inaccettabili in tutto, mentre gli uomini giudicano il proprio versante secondo le buone intenzioni e quello altrui dai cattivi mezzi. Per le donne la violenza significa che si deve trattare qualcosa sotto sotto, per gli uomini è una crisi da gestire essendo forti. Le donne vedono il proprio lato come parte del problema, non solo la soluzione (per alcune l’auto-recriminazione può essere eccessiva). Gli uomini vedono il proprio lato come infallibili causa il timore di sembrare vulnerabili, addirittura deboli.

Pace vs. Sicurezza

Le due parole non indicano la stessa realtà. “Pace” è una situazione in cui i conflitti sono trasformati equamente e si costruiscono progetti di equa cooperazione; La sicurezza è una situazione di bassa probabilità di violenza a proprio danno, sovente alimentata da paranoia. La pace è una relazione fra parti. La sicurezza è qualcosa che ha una parte; e la somma di due o più “sicurezze” non è pace. Ne consegue che le donne sono più incline alla prima, come occupasi dell’intera famiglia, e gli uomini più verso a seconda, badando prevalentemente a una [propria] esistenza sicura, indisturbata, soddisfatta, egocentrica.

Diligenza vs. creatività

Donne più diligenti, e uomini più creativo? Così pare, forse perché le donne si sentono più insicure.

Salvo che per quest’ultimo fattore, questo compendio spiega bene quel che era cpsì chiaro durante la Guerra fredda. Gli uomini si focalizzavano sulle armi e il loro numero (di solito fasullo peraltro), le donne su marce e contatti e rapporti umani; Gli uomini badando allo sbagliato in loro, le donne anche in noi.

Ma questo vantaggio comparative detenuto dalle donne è fragile. Perciò, l’addestramento nella competenza sulla violenza, che sia in bande, in lotte rivoluzionarie, di resistenza, di liberazione, in eserciti regolari statali, con l’infrangersi delle antiche divisioni del lavoro, rende le donne più come gli uomini.  E così avviene con la semplificazione di casa e famiglia, l’assistenza infantile e la preparazione dei pasti all’esterno, la spartizione fra lavoro casalingo e fuori.   E ancora, l’avere lauree in materie come diritto e studi internazionali, scienze politiche ed economia, in quanto sistemi generali astratti con principii e deduzioni trattine, rende le donne più come gli uomini. Non si tratta di argomentazioni contro il conseguimento femminile di lauree, bensì contro costruzioni del mondo dove gli esseri umani a mala pena esistono, solo sistemi(2).

A questi fattori si può contrapporsi quando le donne ne siano conscie. Lo stesso vale per eventuali deficit di creatività, così necessari quando si deve costruire una nuova realtà sociale sulle ceneri di una fallita.

Gran parte della pace esistente nel mondo è portata sulle spalle delle donne. Di questa capacità dovrebbe beneficiare l’umanità a tutti i livelli, micro-personale, meso-sociale, macro-statale, mega-regionale. Le donne dovrebbero passare dal vittimismo alla leadership nella mediazione-negoziazione, senza diventare troppo moraliste. Più importanti dei tavoli di negoziazione sarebbero in realtà miriadi di donne e uomini capaci di olismo, dialettica, empatia, compassione, nonviolenza, dialogo, gestione dei conflitti, costruzione della pace, in modo creativo. Gli uomini da soli attorno a un tavolo di negoziazione possono essere in grado di combinare qualche guaio; le donne sono necessarie. La mediazione delle ONG aperta alle donne dovrebbe precedere quella degli Stati-regioni a loro preclusi.

Non sarà facile. Gli uomini saranno gelosi e avranno paura di perdere potere. Dovrebbero essere elogiati ed educati, e le donne sono brave in entrambe le cose.

NOTE:

(1) Carol Gilligan, In a Different Voice: Psychological Theory and Women’s Development (Cambridge MA: Harvard University Press, 1982).

(2) Johan Galtung, 50 Years: 25 Intellectual Landscapes Explored, TRANSCEND University Press, 2008; www.transcend.org/tup.

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Discorso alla Commissione Europea – Fare la differenza: rafforzare le capacità di reagire alle crisi e alle minacce alla sicurezza – Bruxelles, 3 maggio 2009

Originariamente pubblicato il 15 giugno 2009 – #67

Johan Galtung (24 ottobre 1930-17 febbraio 2024), era professore di studi sulla pace, Dr. hc mult, e è stato il fondatore della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e rettore della TRANSCEND Peace University-TPU. Prof. Galtung ha pubblicato 1.670 articoli e capitoli di libri, più di 500 editoriali per TRANSCEND Media Service-TMS, e 170 libri su temi della pace e correlate, di cui 41 sono stati tradotti in 35 lingue, per un totale di 135 traduzioni di libri, tra cui 50 Years-100 Peace and Conflict Perspectives, ‘pubblicati dalla TRANSCEND University Press-TUP.

Original in English: Peace and Security: Women and Men – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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