(Italiano) 80 anni dopo Hiroshima: proprio ora di un altro INIZIO

ORIGINAL LANGUAGES, 25 Aug 2025

Marilyn Langlois | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

7 Ago 2025 – È proprio ora di rafforzare il movimento antinucleare 80 anni dopo Hiroshima ed esigere un nuovo START, con passi concreti verso un controllo trasparente degli armamenti come tappa di un disamo completo.

In On a Highway to Hell [Sulla strada maestra per l’inferno], l’ex-ispettore armamenti e attivista anti-nucleare Scott Ritter ci ha allertati su una minacciosa soglia oltrepassata lo scorso settembre, ammonendo che “permettendo alla postura nucleare USA di passare dalla deterrenza all’impiego [con sia Trump che Biden], ci sarà uno scenario in cui gli USA useranno armi nucleari. E allora sarà finita”.

Con l’orologio dell’apocalisse attualmente sospeso a soli 89 secondi dalla mezzanotte, riflettiamo su come siamo arrivati al piano terra 80 anni fa, nell’interesse non solo di arretrare quella lancetta prevenendo ogni futuro schieramento ma liberare del tutto la terra di tali ordigni demoniaci.

James F. Byrnes

Il nome James F. Byrnes è probabilmente ignoto a tutti salvo i più assidui storici dell’era della Seconda guerra mondiale, e certamente non comunemente associato alla decisione di sganciare la prima bomba atomica su Hiroshima. Fu da ultimo il presidente USA Harry Truman a dare l’ordine, ma fu appunto Byrnes attivo nel ruolo di fulcro della serie di avvenimenti risultanti in quella vergognosa tappa storica, come documentato meticolosamente nel libro del 1995 dello storico Gar Alperovitz La decisione di usare la bomba atomica.

80 anni dopo Hiroshima

Il presidente degli Stati Uniti Harry Truman (a destra) insieme al nuovo segretario di Stato James F. Byrnes in viaggio, a bordo dell’incrociatore Augusta, per prendere parte alla Conferenza di Potsdam. Foto U.S. National Archives and Records Administration, Pubblico dominio, Collegamento

Al suo ingresso nella politica di Washington nel 1935 da senatore del Missouri, Truman fu assistito dal ben più esperto senatore Byrnes del Sud-Carolina, in parlamento già da 18 anni, e poi brevemente alla corte suprema con funzioni chiave nella mobilitazione bellica col presidente Franklin Roosevelt.

Alla morte di Roosevelt il 12 aprile 1945, allorché il relativamente inesperto Truman si trovò all’improvviso al timone di una grossa potenza in guerra, il suo precedente era pronto e disposto a consigliarlo nel procedere verso la conclusione della guerra. Fu Byrnes che informò per primo il presidente appena insediato del segretissimo Progetto Manhattan Project, di cui era ignaro da vicepresidente. Byrnes divenne un membro influente del Comitato Transitorio dei più stretti consiglieri di Truman sui piani per la bomba atomica e fu presto nominato segretario di Stato.

Nel Comitato Transitorio si fecero circolare vari scenari per porre fine alla guerra col Giappone. A giugno 1945 era già evidente al ministro della Guerra Henry Stimson e agli alti comandi militari Usa che il Giappone era essenzialmente sconfitto. Era giunta voce da canali ufficiosi che i giapponesi avessero cercato segretamente l’aiuto russo per mediare una resa con un minimo di salva-faccia, ossia l’assicurazione che si potesse preservare il ruolo dell’Imperatore come capo di stato cerimoniale dopo lo smantellamento del proprio apparato militare.

Monumento alla pace dei bambini nel Parco della Pace di Hiroshima. Foto di Marilyn Langlois.

Yalta

A Yalta nel febbraio 1945, Stalin aveva assicurato a Roosevelt che dopo l’imminente sconfitta della Germania avrebbe auto bisogno di tre mesi per mobilitare le truppe sovietiche a un’entrata in guerra contro il Giappone in Manciuria, mossa probabilmente risultante nella rapida capitolazione dell’indebolito Giappone. Truman e Byrnes erano ambivalenti su tale opzione, non volendo che l’URSS, pur evidentemente ancora un alleato ma guardata con sospetto dai dirigenti USA e britannici, guadagnasse in indebita statura postbellica. Dopo l’entrata sovietica a Berlino e la resa nazista l’8 maggio, Byrnes si rese conto della finestra d’opportunità, in scadenza l’8 agosto, per l’uso della bomba, ancora in costruzione.

80 anni dopo Hiroshima

Di War Office official photographer – This photograph NAM 234 comes from the collections of the Imperial War Museums., Pubblico dominio, Collegamento

Byrnes insisté affinché Truman posponesse di un mese la Conferenza di Potsdam dei Tre Grandi (Truman, Churchill e Stalin), cosicché la sua data d’inizio non precedesse la data stimata per il collaudo segreto della nuova bomba per l’effettiva funzionalità. Il 16 luglio, vigilia di Potsdam, Truman ricevette sommessa conferma che la verifica nella remota Alamogordo in New Mexico, era riuscita, dandogli così potere per essere fiducioso e assertivo con Stalin durante le successive discussioni.

Diversamente da Roosevelt, che aveva in mente una coesistenza rispettosa reciprocamente con i russi, Byrnes sollecitò Truman a cercare una dominazione postbellica, inaugurando decenni di ispide tensioni da Guerra Fredda. Per Byrnes, lo scopo primario dello sgancio delle bombe nucleari sul Giappone non era costringerlo alla resa, ma mandare un messaggio minaccioso all’URSS. Seguì un dibattito sul contenuto della Dichiarazione di Potsdam, un ultimatum che esigeva che il Giappone ne accettasse senza porre condizioni, pena l’annientamento.

Una bozza comprendeva una clausola per cui dopo la resa del Giappne, il suo imperatore sarebbe rimasto al posto. Stimson e altri capi militari a Potsdam l’avallavano, perché mantenere sul trono il venerato imperatore gli avrebbe permesso di sovrintendere a una smobilitazione ordinata dei suoi militari. Byrnes, tuttavia, temendo una eventuale resa prematura del Giappone, convinse Truman a insistere per la cancellazione di tale clausola dal documento finale.

Potsdam

La Dichiarazione di Potsdam fu fermata il 26 luglio, da Truman, Churchill e Chiang Kai-shek per la Cina (telegraficamente, perché non presente). Stalin non firmò, perché l’URSS non era ancora entrata in guerra contro il Giappone. Che reagì con mokusatsu ossia silenzio, nel senso di “astenersi da commenti”. Messaggi interni segreti giapponesi intercettati allora fornivano indicazioni ambigue, ma Truman non fece tentativi di seguirne l’evoluzione cercando una pronta risoluzione.

  • Il 6 agosto 1945, la bomba a uranio Little Boy, il cui uso era già stato autorizzato il 25 luglio, fu sganciata su Hiroshima, uccidendone all’istante 166.000 abitanti e maciullando la città.
  • L’8 agosto, l’URSS dichiarò guerra al Giappone entrando nella Manciuria occupata dai giapponesi.
  • Il 9 agosto, la bomba al plutonio Fat Man fu sganciata su Nagasaki, uccidendone all’istante 80.000 abitanti e maciullando la città.
  • Il 10 agosto, Il Giappone emise una dichiarazione che accettava i termini di resa purché fosse mantenuta la posizione dell’Imperatore. Truman inizialmente propendeva per l’accettazione.
  • L’11 agosto, su insistenza di Byrnes, Truman ribatté specificando che l’Imperatore sarebbe rimasto ma soggetto al Comandante Supremo delle forze alleate occupanti.
  • Il 13 agosto, messaggi intercettati di generali dell’esercito giapponese indicavano l’entrata in guerra della Russia come motivo primario per la resa, senza menzione delle bombe nucleari.
  • Il 14 agosto, la resa formale di Tokyo, in accordo con i termini della Dichiarazione di Potsdam secondo quanto chiarito dagli USA l’11 agosto, fu accettata dagli alleati. Finiva la guerra contro il Giappone.

È personale

La storia di Hiroshima e Nagasaki è personale per me. Presa dal fervore bellico dopo l’attacco a Pearl Harbor verso fine 1941, mia zia, altrimenti gentile e pacifica, firmò per un posto di servizio segreto per il governo in località non dichiarata. Lei e il fisico che conobbe e sposò facevano parte della squadra di J. Robert Oppenheimer a Los Alamos. Quando chiesi a mio zio 50 anni dopo come si sentisse a proposito del suo lavoro nel Progetto Manhattan, lui rievocò la paura prevalente nel 1942 che i nazisti stessero lavorando a una bomba atomica, per cui era importante batterli allo scopo.

Questa narrazione però si disintegrò tre mesi prima di Hiroshima, quando la Germania fu sconfitta prima ancora che la bomba USA fosse completata. In teoria, quel lavoro avrebbe dovuto essere revocato a quel punto, ma lo slancio acquisito non si poteva fermare e decisori chiave volevano chiaramente avere la loro nuova arma. Chi l’aveva progettata e costruita non ebbero modo di dire la loro sul suo uso, benché alcuni ci provassero. Nel giugno 1945, un comitato di scienziati atomici d’alto livello inoltrò una lettera al Comitato Transitorio di Truman, raccomandandosi di non usarla su alcun bersaglio vivente, ma al più organizzandone una dimostrazione sull’oceano o in area completamente disabitata.

Il mito

Dicono che la storia sia scritta dai vincitori. Quasi un terso delle 600 pagine del volume di Alperovitz è dedicato al Mito, in altre parole al controllo della narrazione per sorreggere la reputazione attentamente costruita degli USA come forza del bene ed eliminare qualunque potenziale recriminazione per aver commesso un monumentale crimine di guerra.

I dati fattuali della storia confermano che il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki è stato sia militarmente che moralmente ingiustificato. Il mito sostiene che senza la bomba atomica, il Giappone non si sarebbe arreso, comportando una laboriosa e massiccia invasione che sarebbe ipoteticamente costata fino a un milione di vite di soldati americani. Quindi il sacrificio di 250.000 civili giapponesi a Hiroshima e Nagasaki (non contando le migliaia morte in seguito per effetto delle radiazioni), pur deplorevole, finì – si suppone – per salvare vite (!) alla lunga.   Ma questo non è vero. Come detto prima, la resa giapponese avrebbe potuto essere ottenuta senza le bombe atomiche. E pur avendo i comandanti militari redatto piano per un’invasione di terra nel novembre 1945 per parare qualunque eventualità, nessuno credeva, compreso Stimson, che sarebbe stato necessario ricorrervi. E se anche lo fosse, le perdite USA proiettate non sarebbero arrivate oltre le 40.000.

Un vettore chiave per far arrivare a segno il Mito fu un articolo sensazionale pubblicato su Harpers Magazine nel febbraio 1947, apparentemente dell’ex-ministro della Guerra Henry Stimson, ma in effetti redatto dal giovane McGeorge Bundy, sotto la supervisione di James B. Conant, presidente fell’Università di Harvard ed ex-presidente della Commissione Nazionale di Ricerche per la Difesa. Bundy assistì anche l’anziano e sofferente Stimson a scrivere le sue memorie, assicurando che non contraddicessero il Mito. In seguito, fece carriera fino a Consigliere per la Sicurezza dei presidenti Kennedy e Johnson come architetto chiave nell’ingrossare la guerra del Vietnam.

Si dice che Byrnes sia stato sorvegliato estremamente, mantenendo i suoi pensieri a distanza dal pubblico ed evitando di venire esposto storicamente. Il suo ruolo chiave nella decisione di usare la bomba finì presto nell’oscurità. Nel 1947 ebbe opportunamente un dissidio con Truman e fu sostituito come segretario di stato da James Marshall, che vantò una duratura eredità per aver finanziato l’assicurare una lealtà imperitura dell’Europa occidentale al blocco capitalista a guida USA rispetto alle regioni comuniste e non-allineate. Byrnes nel frattempo si ritirò nel suo natio stato di Sud-Carolina, dove fu eletto governatore su un programma segregazionista, anti-diritti civili.

Mani nascoste

Byrnes era del tutto auto motivato nell’insistere sull’uso della bomba? È giustificata un’ulteriore indagine in quali elementi, eventualmente legati a interessi finanziari imperiali USA/U, possano averlo segretamente guidato. I presidenti vanno e vengono, come chi agisce dietro le quinte, ma noi questi li ignoriamo insieme ai propri sponsor a nostro rischio.   In anni recenti i presidenti USA Biden e ci hanno fatto barcollare all’orlo della guerra nucleare, potenziando spudoratamente un Israele provvisto di armi nucleari nella sua aggressione genocida e schernendo incessantemente Russia e Cina, con armi nucleari anch’esse. Hanno mostrato entrambi livelli vari di menomazione cognitive, lasciandoci a chiederci chi davvero diriga la giostra. Chi sono i James F. Byrnes dei giorni nostri e chi li guida? E più importante: come li si può esporre e neutralizzare?

Urgenza del controllo degli armamenti

Nel 2017, il Premio Nobel per la Pace fu assegnato alla ICAN Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, un vasto consorzio di esperti ed attivisti di tutto il mondo mirante alla completa eliminazione di tali armi di distruzione di massa. Questo encomiabile movimento invece di ricevere la meritata continua attenzione dei media nonché del sostegno fattivo delle nazioni sia nucleari che non, è scivolato pericolosamente nell’ombra. Riportiamolo sotto i riflettori!

Mentre passata tentativi di controllo degli armamenti hanno costituito passi importanti verso un completo disarmo, assistiamo recentemente a un notevole regresso. Gli USA si sono ritirati dal Trattato Anti Missili Balistici nel 2000, e sia dall’accordo sul nucleare con l’Iran JCPOA sia dal Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie nel 2018. La credibilità della IAEA – Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, il cane da guardia mondiale per il nucleare, è stata gravemente lesa dopo che suoi ispettori hanno illegalmente rivelato informazioni confidenziali sul programma iraniano per l’energia nucleare pacifica, successivamente bombardato da Israele e gli USA.

Le armi nucleari sono un furto

ICAN

Accordi START

Gli accordi START (Trattato per la Riduzione di Armi Strategiche) hanno conseguito significative riduzioni degli arsenali nucleari USA e russi nel corso di molti anni, ma la sua attuale versione è prevista scadere a febbraio 2026. A meno che s’intraprendano misure per iniziare i complessi negoziati richiesti per il suo rinnovo, potrebbe derivarne una massiccia proliferazione di armi nucleari. Scott Ritter ha varato Project 38, un’urgente campagna per estendere il trattato START. Sosteniamola!

A giugno, la Conferenza USA dei Sindaci, riflettendo la volontà dei cittadini di città grandi e piccole del paese, ha adottato una risoluzione che sollecita gli Stati Uniti a guidare il mondo via dall’orlo della guerra  nucleare e invertire la corsa agli armamenti nucleari. La direttrice dell’agenzia USA di National Intelligence Tulsi Gabbard ha visitato Hiroshima recentemente, dimostrando in modo convincente la fondatezza di un controllo armamenti, ma sarà sentita da quelli col potere di farci qualcosa?

È proprio ora di rafforzare il movimento antinucleare ed esigere un nuovo START, con passi concreti verso un controllo trasparente degli armamenti come tappa di un disamo completo. Manco a dirlo, non possiamo permettere a un altro presidente il cui nome inizi con Trum…. di scatenare un olocausto nucleare dovunque sia sulla Terra.

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Marilyn Langlois è un membro di TRANSCEND USA West Coast. È un’organizzatrice volontaria di comunità e un’attivista di solidarietà internazionale, residente a Richmond, California. Cofondatrice della Richmond Progressive Alliance, membro dello Haiti Action Committee e membro della direzione della Task Force on the Americas, è ora in pensione dopo aver lavorato come insegnante, segretaria, amministratrice, mediatrice e sostenitrice di comunità.

Original in English: 80 Years after Hiroshima: High Time for a Fresh START – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Go to Original – serenoregis.org


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