(Italiano) NSA e caduta dell’Impero USA

ORIGINAL LANGUAGES, 11 Nov 2013

Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Washington, DC

Il cardine di un impero è il collegamento fra due élite, una nel centro imperiale e l’altra nelle periferie. Esistono alleanze simmetriche, ma non con una superpotenza al centro.

Le élite di periferia svolgono compiti per il centro: per dire, uccidere in Libia, in Siria, quando richiesto; assicurare gli interessi economici del centro in cambio di un taglio sostanzioso, servendo da testa di ponte culturalmente – chiamato americanizzazione – fornendo obbedienza contro protezione.

Affinché ciò funzioni, le élite devono credere nell’impero. Si nascondono dietro belle parole – come democrazia, diritti umani, stato di diritto – usate come scudi umani. I costi però possono essere ingenti, i benefici in calo; possono avere difficoltà con studenti irrequieti, classi lavoratrici, altri paesi. O peggio: possono avere la sensazione che l’impero non sta funzionando, che avanza verso il declino e la caduta, e vogliono uscirne.

E anche se non sia questo il caso, le élite USA -che determinano le politiche- possono sospettare che il tale non sia affidabile e spiino i capi dell’alleanza-impero:

[Il direttore della NSA] generale Keith Alexander: “Alla NSA era stato richiesto da responsabili delle politiche /USA/ di scoprire le “intenzioni della leadership” dei paesi stranieri. Se volete sapere le intenzioni dei dirigenti, queste sono le problematiche” (english@other-news.info 01-11-13) .

Chiaro fin dall’inizio, aldilà delle “minacce alla privacy”, “lo fanno tutti”, “era tecnicamente fattibile”, e analoghi schermi fumogeni. Spiare le intenzioni di dirigenti nemici – la “humint” (HUMan INTelligence) come complemento alle capacità d’intervento – è una parte ovvia del sistema statuale. Ma gli alleati?

Ma c’è di più. Ci sono alleati e alleati; gli imperi possono declinare. I capi esteri possono non offrire piena obbedienza in cambio di protezione. O possono non accettate per buone le opinioni USA, ma avere le proprie. Possono perfino esplorare varie opzioni. Le loro vere intenzioni sono cruciali, e nessuno sa spiare e sovrintendere meglio che i loro stessi servizi segreti – coordinati da CIA-NSA – e nella loro stessa lingua. Alexander ha detto l’ovvio: “i responsabili delle politiche” (ambasciatori, ecc.) e i servizi dell’alleanza spiano insieme i decisori politici. L’èlite di potere reale dentro l’élite.

Si guardi con gli occhi di Angela Merkel. Lei odiava la sorveglianza della Stasi DDR. Ma quelli erano dilettanti, questi altri sono professionisti. Un decennio è passato senza che se ne accorgesse, fino a Snowden. S’immagini la sua collera, nel fare confronti.

E s’immagini la non-collera per la stessa cosa in Spagna: oltre Franco, sì, ma il partito di Rajoy (Partido Popular) è il successore – profondamente corrotto – di Franco.

Eppure, essendoci una cerchia interna di élite auto-nominate, c’è anche una cerchia interna di alleati di cui ci si può presumibilmente fidare, i “Cinque Occhi”: Regno Unito, USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda; Anglo-America per esteso. Chi sono questi? Un circolo di paesi selezionati su base razzista-culturalista. Bianchi e anglo, uccisori di popoli indigeni ovunque: gli USA degli indiani nativi, il Canada un po’ meno degli appartenenti ai Popoli Nativi, l’Australia degli aborigeni, la Nuova Zelanda un po’ meno dei Maori, Il Regno Unito dappertutto – facendo sì che gli altri si lanciassero su quel pendio scivoloso del genocidio e del sociocidio. Lo sanno. Sanno che la maggioranza del mondo è costituita da genti che loro hanno ucciso e sentono intensamente di dover restare insieme, diffidando dei non-membri. Ma gli USA spiano il partito laburista e il parlamento britannici, USA-Regno Unito insieme spiano gli altri tre.

La Germania vuole entrare nel circolo al fine di un altro 5+1, per godere del potere di veto del Consiglio di Sicurezza ONU. La razza non è un problema ma la cultura sì: non sono anglo.

Tanto più l’impero declina quanto più ci si aspetta di spiare ancora per identificare il nemico all’interno. Com’è la condizione dell’impero? Non buona:

Afghanistan: gli USA hanno guadagnato delle basi e un oleodotto e null’altro, e possono anche perdere le une e l’altro dopo il ritiro del 2014.

Iran:ottiene più influenza in Iraq, Siria e Libano, essendo più legittimato di Arabia Saudita-Qatar e G7 in generale col proprio islamismo.

Iraq: gli USA hanno guadagnato basi e accesso al petrolio e paiono perderli entrambi; e sono riusciti dove non era riuscito l’Iran – trasformare l’Iraq in un paese sciita.

Siria: dividere la Siria in tre, quattro, parti minori non sembra funzionare; comunque la fazione guida anti-Assad è islamista sunnita.

Egitto: gli USA hanno frainteso la situazione nel suo insieme, sono arenati in una scelta fra due mali che non padroneggiano.

Libia: altro fraintendimento, senza capire come un imperialismo laico occidentale (Italia-Regno Unito-Francia-USA-Israele) ha acceso un risveglio islamista (anziché arabo) e berbero-tuareg (anziché arabo).

Israele: spionaggio delle élite USA,la politica della coda che muove il cane, più anti-semitismo USA che mai (si guardi YouTube), i media sempre più critici verso Israele; e Israele nella morsa angosciosa fra uno stato ebraico e la democrazia, prima o poi costretto a dichiarare il suo confine orientale, ha di fronte uno scenario sudafricano, sta venendo considerato una passività per Washington.

E ora, come va l’altra forza al mondo, i BRICS? Non male:

Brasile: la presidente brasiliana, Roussef, è stata la prima a parlare all’Assemblea Generale ONU con una critica devastante del programma spionistico NSA, richiedendo server Internet alternativi.

Russia: Putin può aver posto termine alla crisi siriana in quanto parte di una crisi generale del Medio Oriente – come Gorbachev pose fine alla guerra fredda, non alla perenne guerra e minaccia di guerra USA – richiedendo una fine alle armi di distruzione di massa, comprese quelle nucleari, nella regione.

Cina: l’agenzia mediatica Hsinhua si è appellata a una deamericanizzazione generale e a una fine del dollaro come “valuta di riserva mondiale” in particolare favorendo un paniere di valute, non una qualunque valuta di un singolo paese.

I “capi esteri” lo sanno e tradirebbero i rispettivi popoli qualora non esplorassero le opzioni. La questione è come, quando. Essi possono usare lo spionaggio NSA come pretesto per ritirarsi dall’impero e cancellare-posporre la “Trans-Atlantic Partnership”, TAP. NSA amplia il divario.

Nel suo libro This Town [Questa città], Mark Leibovich ritiene improbabile che il conglomerato politica-media di Washington riesca a trovare soluzioni a calamità tanto drammatiche. Pochi regimi ne sono in grado. Koht, ministro degli esteri norvegese all’atto dell’invasione tedesca della Norvegia, passò la notte con la sua bella e poi approfittò dell’occasione; Quisling, che subentrò, trascorse l’ultimo incontro di gabinetto a trattare di divise della polizia, arrendendosi poi alla polizia stessa. Ci si chiede che cosa farà Washington DC con questa débacle doppia, tripla.

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Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: NSA and the Fall of the US Empire – TRANSCEND Media Service-TMS

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