(Italiano) L’asse del male

ORIGINAL LANGUAGES, 28 Sep 2015

Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Vi ricordate dell’Asse del Male – Iraq-Iran-Nord Corea?

George W. Bush, o piuttosto chi gli scriveva i discorsi, escogitò quest’asse nel 2002 come punto focale per una guerra globale al terrorismo. Il termine chiave è “male” – non “nemico”, “ostile” – con la connotazione dell’essere “posseduto da Satana”. Prova ne sia l’opposizione a degli USA scelti da Dio, come Popolo di Dio, come da “In God we trust” [In Dio confidiamo]. Per esorcizzare Satana funziona solo la violenza.

Nel 1953 la Corea del Nord sotto Kim Il Sung non capitolò agli USA, ci fu solo un cessate-il-fuoco, la prima non-vittoria USA dal 1812. Molto male.

Nel 1978-79, l’Iran con la rivoluzione islamica di Khomeini si decolonizzò dalla dominazione USA e scacciò lo shah, che vi era stato insediato da un colpo di stato USA-Regno Unito (CIA-MI6) nel 1953; di fatto disfacendo il 1953. Molto, molto male.

Il 17 maggio 1987 Saddam Hussein, utilizzato dagli USA per combattere l’Iran senza benefici per l’Iraq, fece fuoco su un vascello USA (l’incidente della nave USS Stark). Molto, molto, molto male.

Tuttavia, da parte degli USA, che non mettono mai in discussione il loro progetto di portare la democrazia stile USA e il libero mercato USA a tutti i paesi del mondo, tutti questi fatti non furono considerati come un diritto di avere i propri obiettivi da parte di altri, bensì esattamente una manifestazione del male.

Satana aveva addirittura tre nomi; uno fu ucciso. L’Iran, anch’esso religiosamente fondamentalista, rigettò il Grande Satana sugli USA.

Essendo la natura dei loro atti così diversa, non ci fu mai un asse nel comune senso di alleanza. La qualità dei media esteri si può misurare dal grado con cui accettarono grossolano com’era questo “asse”.

Per di più, la democrazia USA e il libero mercato USA non sono senza problemi.

Il governo col consenso dei governati va bene, ma come? Per taluni, nelle culture dell’Io, mediante il dibattito, il voto e il governo della maggioranza; individualismo con individui solitari in cabine chiuse. Per altri, nelle culture del Noi, col dialogo-verso il-consenso; nessun vincitore, nessun perdente. Se non da parte dell’intera popolazione almeno da parte del parlamento; se no, da parte di un governo multi-partitico.

I problemi con il libero mercato sono più strutturali: non libero, percorso da disuguaglianze, e sovente con sofferenze massicce degli strati sociali inferiori.

Al momento l’attenzione è concentrata sull’Iran e su chi guida la politica estera USA: Obama e i Democratici, o Netanyahu e i Repubblicani, compresi i loro candidati presidenziali (William Greider, “The Neocon Game” [La partita neocon], The Nation, 14/21 settembre 2015; come Paul Krugman, INYT, 18 sett. 2015, che punta a Donald Trump e Rand Paul come i soli non neo-con).

Il punto focale è decisamente troppo nucleare. Le tematiche reali sono meno U-235, più 1953; meno U-238, più 1978. Scusarsi per il 1953 e il 1978-79 era più nazionalista che islamico – avrebbe fatto appassire i problemi nucleari. Ma per gli USA eccezionalisti qualsiasi richiesta di scuse all’Iran è un patto col diavolo; pertanto si sono rifiutati anche di accordarsi con i moderati Rafsanjani e Khatami.

Così pure sarebbe stato un accordo con Saddam Hussein dopo la guerra per il Kuwait. Abbiamo invece: “Iraq: la guerra incompiuta”, come un interminabile titolo della CNN.

Altrettanto si può dire per un un patto con la Corea del Nord con tanto di trattato di pace, normalizzazione e denuclearizzazione di una penisola coreana con bombe nucleari dappertutto.

Per i veri credenti chiunque faccia patti col male è un male egli stesso: una ricetta perfetta per rendere sempre più irrilevanti gli USA. Obama lo capisce e adesso fa qualche opera di riparazione – perché altri lo disfino?

La politica estera a lungo termine USA si sviluppa su un asse con l’Unione Europea e un altrro con il Giappone, per la democrazia e il libero mercato. Però proviamo a chiederci: e se questo si realizzasse meglio con una cooperazione Berlino-Mosca in Europa, e una cooperazione Tokyo-Pechino nell’Asia dell’Est? Questi sono gli incubi di Washington perché renderebbero irrilevanti gli USA. La legge che preclude al Giappone d’imboccare quella via è appena stata varata a Tokyo. Tuttavia il tema non è assolutamente chiuso, né lo è in Europa; diamogli quindi uno sguardo più da vicino.

István Deák, in Europe on Trial: The Story of Collaboration, Resistance and Retribution During World War II [Europa alla prova: la storia della collaborazione, resistenza e relativa punizione durante la 2^ guerra mondiale] (Westview): l’Europa non ha superato quella verifica. Gli stati occupati resisterono a mala pena – solo alcuni nazionalisti e comunisti dopo l’attacco all’URSS – ma anzi cooperarono, come il governo francese di Vichy; gli economicamente neutrali come la Svezia con miniere di ferro; e gli alleati della Germania fecero i loro giochi di pulizia etnica. Come mai?

Perché il nazismo era anticomunista e antisemitico come l’Europa.

Il nazismo era nazionalista – tutti i tedeschi in uno stato – come lo era l’Europa.

Il nazismo era “socialista” in quanto trattava bene i lavoratori perché fossero buoni produttori e uccisori; perfino l’Europa borghese conservatrice poteva vivere con una cosa del genere.

Ne risultò che gli stati europei uscirono dalla 2^ guerra mondiale con parecchia pulizia etnica effettuata, compresa quella degli ebrei; pronti per diventare stati assistenziali; e si liberarono dell’unica minoranza restante, i tedeschi, come punizione per la 2^ guerra mondiale.

Se Hitler si fosse limitato ad attaccare l’URSS (come fece, con molti, come i 15.000 norvegesi volontari per il fronte orientale) e a seguire il Regno Unito e la chiesa anglicana inviando gli ebrei in Palestina (come fece col famoso trasferimento di 60.000 sionisti tedeschi), avrebbe potuto cavarsela. Battere l’URSS e Napoleone? Oppure no, più probabilmente.

Una ragione basilare per l’attacco di Hitler (vedi Timothy Snyder, “The next genocide” [Il prossimo genocidio], INYT, 14 sett. 2015) era esattamente il Lebensraum [spazio vitale]. Non credeva che una Germania in crescita sarebbe stata in grado di nutrirsi. La Germania aveva bisogno del suolo dell’Ucraina; condannandone la metà alla morte per fame e rendendone servi gli altri. La cui sopravvivenza importava a Hitler tanto poco quanto la sopravvivenza delle popolazioni locali agli europei del passato e del presente nelle terre che utilizzano per coltivare alimenti per l’Europa.

L’Ucraina è di nuovo il campo di battaglia. La NATO è spaccata, con Germania e Francia in contrasto con gli USA ma esattamente per che cosa? Che la Germania di nuovo voglia accesso a quel fertile suolo per produrre alimenti per i tedeschi? Che la Francia, con un enorme settore agricolo, e la Germania vogliano accesso a quegli uteri femminili per la crescita demografica, avendo popolazioni che invecchiano e si riducono?

Per gli USA – con un surplus agricolo e giovani immigranti non valgono né l’una né l’altra ragione. Vogliono che l’Ucraina, neonazista o meno, contrasti la Russia e la Cina. Però l’opposizione franco –tedesca può voler dire liberazione dell’UE dagli USA.

Una uscita britannica dalla UE nel 2017 sarebbe di grande aiuto, data la sua dominanza nella politica estera e militare UE. Leggendo i segni premonitori sul muro, i grossi stati UE possono non voler affossarsi con gli USA. Interpretando questi segni, può darsi che gli USA si preparino esattamente a tale scopo. Come? Nell’editoriale della prossima settimana.

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Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: The Axis of EvilTRANSCEND Media Service

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