(Italiano) Spagna: dove stai andando?

ORIGINAL LANGUAGES, 4 Sep 2017

Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Alfaz, Spagna

Per gli spagnoli è abituale aggiungere la parola “crisi” al nome del paese. Non sono i soli in ciò, può essere una consuetudine occidentale, uno di quei termini che sospingono avanti l’Occidente.

Protetti da famiglie estese e oltre 8.000 comunità locali – in media di solo circa 5.000 abitanti, che si conoscono a vicenda – gli spagnoli come gente non sono in crisi. E per la più povera delle comunità c’è sempre il modello della cooperativa di Marinaleda (NYT, 24.04.09) da copiare, emulare o adattare; o nuovi modelli da inventare.

C’è corruzione, disoccupazione, invecchiamento (della popolazione) a causa dei giovani che lasciano il paese, disuguaglianza in aumento; non [però] una grave sofferenza negli strati sociali più bassi.

Seppure gli spagnoli non sono in vera crisi, può esserlo la Spagna.

I castigliani dominavano il resto (del paese) politicamente, linguisticamente-culturalmente, economicamente: i catalani, i baschi, i galiziani, gli andalusi, le isole – le altre cinque Spagne, che adesso si fanno notare e sentire.

Una Spagna più onesta, veritiera, potrebbe essere una federazione delle sei [nazioni]. La Spagna non lo è, ci saranno forze in atto pro e contro, ma, con la doma dei baschi, meno violente, più in cerca di convivencia.

Diamo uno sguardo all’ “Andalusia”. Il nome deriva dai Vandali famosi alla caduta dell’Impero Romano [d’Occidente], ma è più nota come centro del califfato musulmano dal 711 al 1492, inizialmente esteso quasi quanto tutta la Spagna.

Ci fu coesistenza e dialogo fra le tre fedi abramitiche finché divennero tutte fondamentaliste. L’arabo deve essere stato una lingua franca, qualcosa come l’inglese oggi. Altrettanto importante, la gente è anche ciò che mangia: la cucina era araba. Paella, riso allo zafferano, arabi come i nomi dei luoghi che iniziano con al. Come AlFaz, terra fertile.

Predizione: entro il 2030 l’arabo sarà di nuovo una lingua franca in quella parte di Spagna, come il basco per cui c’è bisogno d’interpretazione/interpretariato. Una delle placche tettoniche che muovono la Spagna. Cambiamento: normale nelle cose umane. Una crisi, però?

Dipende da come la si prende. Un arricchimento impressionante, connettere la Spagna agli arabi, non solo alle comunità di nazioni cattoliche e latine. Il Belgio, collegato linguisticamente ai Paesi bassi, a Germania e Francia, ha reso Bruxelles un centro d’Europa. E la Spagna? un centro dell’ Eur-Africa.

La Francia è penetrata più a fondo in Africa, ma può importare di più l’altra modalità. Quanto arabo-islamico c’è dentro la Spagna. L’Età dell’Oro è incastonata in Andalusia in simboli come una cattedrale che spunta da una moschea a Córdoba, La Mezquita: sopraffazione o la moschea come fondamento? Né l’una né l’altra cosa; nel 1984 fu dichiarata dall’UNESCO parte del patrimonio umano mondiale, di proprietà dell’umanità, non della chiesa, di Córdoba o della Spagna. Principale attrattiva turistica di Spagna: 1,5 milioni di visitatori annui.

Monumento proteso verso 1.650 milioni di musulmani e 2.000 milioni di cattolici, molissimi fra i quali in Ibero-America. [Dunque] un centro dell’Eur-Afro-America.

Quando l’11 marzo 2004 esplosero bombe su quattro treni di pendolari a Madrid uccidendo oltre 190 persone, si sospettarono i musulmani, i marocchini. La Spagna promise di venir via dall’Iraq entro sei mesi (in effetti cinque). “Nessuna prova di qualsivoglia terrorismo correlato al Medio Oriente da allora – al contrario della Francia con molto interventismo e molto terrorismo in nome dell’Islam (Sam Husseini, The Nation 7 giugno 2017).

Oppure, si prenda la decisione a Badalona, terza città della Catalogna, di non celebrare il 12 ottobre, “El dia de la Hispanidad [Giornata dell’Ispanità] – la “scoperta” dell’America Latina da parte di Colombo quella sera del 1492. No, giornata di genocidio! (SpaniaPosten nov. 2016). Ne è sindaco una donna notevole. Nuove visioni.

Podemos era una volta una forza di reale cambiamento con inumerevoli circoli di dialogo in tutta la Spagna dove si discuteva di tutto. Ma sono cambiati da movimento a partito politico, uno fra altri. Il programma può essere interessante, ma senza originalità nella politica estera. Il faro.

Il rinnovamento viene da coalizioni locali progressiste guidate da donne, a Barcelona, Madrid, Valencia, Zaragoza (Le Monde Diplomatique 3-17).

E per il passato? Non dovrebbe essere dimenticato, ma elaborato.

Si prenda l’inquisizione. Si apra Valle de los Caídos (“Valle dei Caduti”, El País 11 giugno 2011) anche alle vittime dell’inquisizione. Torquemada fu peggiore di Franco. Si sia onesti sulla Chiesa Cattolica (Ramon T. Sender, Carlos Rex Barcelona: Destino, 1971, pp. 150-57). Fondamentalista non per Padre-Figlio-Spirito Santo-Maria, ma per Papa-Vaticano-Chiesa romana. Si calò un secondo impero romano sulla Spagna.

La Chiesa Cattolica dovrebbe rinnovare il Cristianesimo, come altrove.

Si prenda l’era di Franco per recuperare ciò che per Franco era la “Spagna normale”, con i poderes fácticos [poteri di fatto], proprietari terrieri-militari-clero. La Seconda Repubblica fu troppo effimera, ma se ne celebri la robusta posizione antibellica, pro-pace.

Si prenda l’ETA-GAL: violenza per l’indipendenza basca e per sgominarla con almeno 27 uccisioni nel periodo1983-87 (SpaniaPosten gen., ott. 2016). Si usi la simmetria fra i due a scopo di riconciliazione e rifiuto condiviso della violenza.

Si prenda l’ “incidente” di Palomares nel 1966: un B-52 USA con quattro bombe atomiche a bordo scontratosi con un aereo-cisterna, due bombe crepatesi nell’impatto che sparsero plutonio. Rivelato dalla “Duchessa Rossa”” (di Medina Sidonia), con una chiara indicazione a Fukushima (El País 10 giugno 2011). Soluzione: liberarsi dell’energia nucleare e dei bombardieri e delle basi USA. Succederà, e una cosa e l’altra, prima o poi. La Spagna è minacciata da nessuno, quel che ci vuole sarebbe una difesa difensiva.

Si prendano Ceuta-Melilla-Gibilterra. Una soluzione tipo Hong Kong: sovranità resa ai rispettivi proprietari, lasciando che il resto continui più o meno come prima.

Si prenda il bullismo nelle scuole, in aumento, col 2016 peggio che fino al 2015 (El País 28 aprile 2017). Un’occasione meravigliosa per imparare sui conflitti, la violenza, la riconciliazione, la soluzione e la pace; se anche gli insegnanti avranno imparato [quel che ci vuole] cominciando col dire al bullo di turno “quel che hai fatto è inaccettabile, ma perché l’hai fatto?”, per penetrare il mondo interiore del bullo e capire. Il metodo SABONA, sviluppato nelle scuole in Norvegia.

Una riflessione, leggendo “Spagna” in qualche enciclopedia: monopolizzata da geografi e storici che ne trattano i singoli punti di spazio e tempo, non le linee di frattura sociali, i conflitti profondi, le alternative. È ora che le enciclopedie cambino orientamento e facciano di meglio.

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Titolo originaleSpain–Where Are You Heading?TRANSCEND Media Service

 

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

 

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