(Italiano) La prima presidenza Trump, 2017 – Ricorda nulla?

ORIGINAL LANGUAGES, 6 Oct 2025

Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Trump Melbourne graffiti

La prima presidenza Trump: l’attacco all’Affordable Care Act [legge su Sanità Assistita]; la “norma-bavaglio globale” contro l’aborto; il congelamento di regolamentazione e assunzioni federali; cancellazione del TPP [Partnership TransPacifica]; ripresa  degli oleodotti [controversi] Keystone XL e Dakota Access; limitazione d’ingresso ai migranti col Muro Mexicano; il divieto di viaggio per 90 giorni a 7 paesi; altre persone prive di documenti validi inserite per la deportazione prioritaria; nessun finanziamento federale alle città che rifiutino di cooperare; comunicativo dagli enti federali; torture a Guantánamo continuate – A che cosa equivale insomma tutto ciò?

A uno stato bianco fortissimo centrato su un presidente con potere e controllo assoluti su vita (nascite) e morte (assistenza sanitaria) dei cittadini. Che non regolamenta il razzismo della polizia; per ora nessun ordine ai militari.

Fascismo? Troppo presto per dirlo; ma pur sempre in quella direzione. Suscita domande sulle dinamiche interne di Donald J. Trump. chi è?

Uno psicologo del Johns Hopkins ritiene che Trump soffra  di “narcisismo maligno“. Uno storico norvegese, Öystein Morten, in un’analisi dettagliata del re-crociato norvegese Sigurd Jorsalafare (1103-1130) – chiaramente matto – lo fa diagnosticare da uno psichiatra norvegese come affetto da “depressione bipolare”, maniacal-depressiva. Che Trump sia solo maniaco?

In questa rubrica Trump è stato precocemente considerato affetto da “autismo”, vivente nella propria bolla, intento al suo cianciare a vanvera senza alcun senso di reciprocità, di reazione dell’altro versante [=interlocutore?]. Mantengo tale posizione. Tuttavia, resterebbe la distinzione fra parole e atti, la denuncia della sua retorica come grevemente insultoria e pregiudizievole, ma appuntando qualche speranza sui suoi atti. Sbagliato, e me ne spiace: dopo una settimana, Trump chiaramente intende ogni parola che dice, e la mette in pratica dal primo giorno; compreso quel che una volta aveva ritrattato in un’intervista sul New York Times.

Combinando questi due punti precedenti: autismo e immediata attuazione! Agisce, e dalla sua bolla non percepisce come reagiscano gli altri, e sempre più pro-agiscano. Suppone che accettino i suoi ordini, obbediscano, e tanto basta. Eh no, i suoi ordini possono anche fallire con ritorno di fiamma.

Come indicato da molti, il terrorismo negli USA dopo l’11 settembre è quasi nullo. ma le sue azioni possono cambiare la situazione.   Qualche messicano può rivalersi, contro non solo il muro ma lo stesso confine, tracciato dall’arraffamento USA di 53% del territorio messicano nel 1846-48, quindi immergendolo nel debito e nella violenza importando droghe ed esportando armi, perfino inconsci del male che arrecano.

A proposito dei sette paesi presi di mira per un castigo collettivo: Iraq, Iran, Libia, Siria, Sudan, Somalia, Yemen; i soliti sette stati con banche centrali già prese di mira da Bush, con il Libano invece dello Yemen; tutti prevalentemente musulmani. Immaginiamo se reagissero cooperando, imparando dalla Cina ad elevare le condizioni dei propri infimi, cominciando a costruire una comunità WestAsiatica con legami di qua e di là del Mar Rosso, e l’Arabia “Saudita” che vi si unisce presto?   Se i loro governi non lo faranno, immaginiamo che lo faccia proprio lo Stato Islamico? Che regalo sarebbe al Califfato!

Come minimo, i 7 potrebbero contraccambiare bloccando l’ingresso di cittadini USA per altrettanto tempo. Il che come influenzerebbe le operazioni militari USA? Costringerebbe Trump a usare la forza? Di fatto, le sue richieste perentorie ad altri paesi sono cosi estreme, non solo a parole ma nei fatti, che non ne restano altre/i oltre la forza? Il suo estremismo ne limita la gamma di opzioni, rendendo la guerra probabile come al tempo di Hillary Clinton?

Eppure quanto ha fatto finora, fuoco e ritorno di fiamma, è poco a confronto con quanto hanno fatto di male altri presidenti USA.   Per esempio, F.D.Roosevelt che ha trascorso molto delle sue presidenze a bastonare il Giappone, brigando per provocarlo alla guerra, alla sconfitta e all’occupazione permanente per eliminare il Giappone come minaccia all’economia e all’ordinamento politico USA. Politica tuttora attuata, ormai come “auto-difesa collettiva”.

Prendiamo J.F. Kennedy che cacciò gli USA nella guerra del Vietnam nel 1961.   Prendiamo D.Eisenhower che eliminò Lumumba, e forse Hammarskjöld.   Questi hanno causato devastazioni del Giappone, del Vietnam e retrocesso l’Africa nel suo cammino verso la libertà, l’autonomia, l’indipendenza. Trump sta ritrattando, contrattando, escludendo gli altri, ma non espandendosi nei loro àmbiti. Finora.

La reazione entro gli USA è stata da parte di giudici che ne contestavano l’illegalità degli ordini e lanciavano cause giudiziarie. Il mercato è stato ambiguo ma generalmente al ribasso con grosse proteste dalla Silicon Valley. Trump asserisce che i suoi ordini funzionano. Che altro succederà?

E’ difficile immaginare che non ci sia una risposta CIA, sfidata e provocata da Trump, non solo per aver accusato la Russia d’intervenire a suo vantaggio. Probabilmente ci sono al momento innumerevoli riunioni a Washington su come liberarsi di Trump. Che però ha il commando non solo sul proprio Esecutivo, Congress e Corte Suprema, ma anche su un numero schiacciante di stati dell’Unione.

Dei presidenti USA sono stati assassinate prima di Trump quando le forze contrarie erano sufficientemente forti. Che qualcuno toccato dal divieto di viaggio nei 7 paesi possa essere ingaggiato per tale lavoro, facendolo sembrare una cospirazione straniera?

Un altro e più speranzoso scenario sarebbe una resistenza nonviolenta. Difficile per funzionari di confine; ma dentro gli USA le persone destinate alla deportazione possono essere nascoste, protette, da loro affini e altri – con accortezza però, perché anche Trump ha dei buoni punti.

Più costruttive sarebbero politiche estere alternative da parte delle città, al presente non della federazione, né da gran parte degli stati. Protendersi verso i sette puniti e soprattutto verso il Messico per un dialogo; cercando rapporti migliori che gli attuali e con Trump. Preparare il terreno per qualcosa di nuovo, sotto la guida del partito Democratico o anche no. Comunque non un terzo partito, pare impossibile negli USA, ma come approccio generale, per esempio rapporti fra New York e Baghdad, Teheran, Damasco, Tripoli, Khartoum, Mogadiscio e Sanaa. Pur sempre un certo spazio!

Non c’è alcuna grandezza in quel che fa Trump, rende anzi gli USA più piccoli. Tentare una rinascita anziché languire nella ruggine, cancellare accordi stupidi come il TPP: d’accordo. Ma ritrarsi in uno stato forte in auto-glorificazione non è grandezza, è isolamento. La grandezza non sta in quel che si è ma in come ci si relaziona. E Trump si relaziona davvero terribilmente.

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Originariamente pubblicato il 6 febbraio 2017 – #466 – TRANSCEND Media Service

Johan Galtung (24 ottobre 1930-17 febbraio 2024), era professore di studi sulla pace, Dr. hc mult, e è stato il fondatore della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e rettore della TRANSCEND Peace University-TPU. Prof. Galtung ha pubblicato 1.670 articoli e capitoli di libri, più di 500 editoriali per TRANSCEND Media Service-TMS, e 170 libri su temi della pace e correlate, di cui 41 sono stati tradotti in 35 lingue, per un totale di 135 traduzioni di libri, tra cui 50 Years-100 Peace and Conflict Perspectives, ‘pubblicati dalla TRANSCEND University Press-TUP.

Original in English: The First Trump Presidency, 2017 – Ring Any Bells? – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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