(Italiano) Il crollo degli Stati Uniti e il sorgere di nuovi fascismi

ORIGINAL LANGUAGES, 10 Nov 2025

Maung Zarni | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Un esempio di contestazione. Nella bandiera statunitense: le stelle sono sostituite da marchi di multinazionali; sulle strisce c’è scritto “venduta”.
Di Jonathan McIntosh – Opera propria, CC BY 2.0 on Wikimedia

Che cosa direbbe o farebbe Galtung?

 – Johan Galtung previde il crollo degli Stati Uniti come impero post-sovietico vent’anni fa allorché i segni esterni indicavano una unica superpotenza, che allora si crogiolava nel trionfalismo post-Guerra Fredda degli anni unipolari. Quelli di noi abbastanza anziani ricordano Mikhail Gorbaciov ratificare la pacifica dissoluzione dell’“impero del male” con la dignità di uno statista benché in seguito cedesse alla necessità di finanziamento della sua Fondazione Gorbaciov post-sovietica diventando personaggio di una pubblicità in ebraico sui canali TV israeliani per Pizza Hut!

Con adeguata istruzione professionale, si può accumulare expertise nella comprensione dei comportamenti e degli schemi comportamentali degli stati imperiali, o “le Grandi Potenze” nel gergo degli studiosi di rapporti internazionali. Predirne il crollo con una cornice temporale approssimata? Beh, quella è faccenda del tutto diversa. Qualcuno direbbe che tutto quanto l’esercizio sia una lettura nelle foglie di the o una sentenza d’indovino.

Ma è appunto ciò che il nostro caro amico, collega e docente, il fu Johan Galtung ha fatto, con caratteristica palese fiducia. Di fatto, Galtung fu uno di una manciata di sagaci studenti di affari internazionali a predire il crollo dell’URSS negli anni 1990, uno sviluppo sismico che colse di sorpresa molti sovietologi a Washington.

Il che forse spiega il tentativo dei neocon USA di cimentarsi nella caccia al dinosauro della Guerra Fredda facendo con rivalsa evidente l’arci-nemico di Washington della Federazione Russa di Putin. La proxificazione dell’Ucraina [ossia il renderla responsabile per procura – ndt] e la conseguente guerra fra i due antichi cugini slavi sono il reperto A dei crimini contemporanei dell’impero USA.

A inizio autunno del 2007, Galtung fece la sua predizione meno nota, che la Pax Americana aveva altri 25 anni di durata di conservazione, durante la sua Conferenza Memoriale Annuale sponsorizzata e ospitata dal Dipartimento di Sviluppo Internazionale di Oxford, allora diretto dalla professoressa Barbara Harris-White, famosa studiosa di economie informali e cambiamento agrario in Sud-Asia, in particolare India. La caduta dell’impero Americano fu il tema della conferenza. A quel tempo suonava come una fantasia.

Il pubblico nel Teatro Nissan al college St. Antony di Oxford, compresi alcuni americanofili come l’europeista Timothy Garton Ash, fecero commenti che esternavano l’incredulità verso quanto gli raccontava il fondatore di TRANSCEND. Galtung, che fece un iniziale periodo di lavoro accademico alla Columbia University nei primi anni della Guerra Fredda nei 1950, rassicurò il pubblico di avere nulla contro i nordamericani come popolo, né al paese come repubblica: “Amo l’America, la Repubblica, ma odio l’Impero”, letteralmente.

Galtung non è più fra noi; non è vissuto abbastanza da vedere il materializzarsi della sua analisi incisiva nel suo tempo. Con Donald Trump, la Pax Americana sta perdendo rapidamente credibilità, prestigio e quota in virtualmente ogni continente. Gli Stati Uniti restano lo stato più grevemente armato e militaristico al mondo. Ma non più egemoni, avendo perso il proprio “soft power” – ossia presa ideologica egemonica sul modo in cui stati e popolazioni li percepiscono.

Il lustro dell’Impero della Libertà” è svanito. Il mondo vede i capi USA come cowboy stravaganti su un cavallo irritabile, che cercano di sparare dai fianchi, negli affari internazionali. All’interno la repubblica USA è in guai profondi con lo spirare dei venti ideologici in direzione di un fascismo con caratteristiche proprie specifiche. Famosi esperti di fascismo uno dopo l’altro hanno fatto le valigie e se ne sono andati dagli Stati Uniti verso pascoli più sicuri, sapendo più del cittadino medio che è arrivato il fascismo e che la Casa Bianca è ora la Cancelleria nordamericana con Stephen Miller come clone ibrido USA di Himmler e Goebbels.

Che il Secolo Americano sia roba del passato è fuori discussione. C’è però qualcos’altro, che neppure Galtung prese in debito conto ella sua previsione apocalittica del crollo degli USA come (allora) unica superpotenza mondiale. Cioè il pericoloso sorgere d’Israele come fattore più influente sul crollo degli Stati Uniti, non semplicemente come impero ma anche come repubblica (con il suo prevalere della legge, pesi e contrappesi costituzionali, e dichiarazione dei diritti individuali) all’interno.

Qualunque sia la carenza, si è detto, “le democrazie non si fanno guerra l’una contro l’altra”. In difesa delle democrazie liberali (dell’Occiddente), ovviamente.   Ma quel che Israele, come stato d’apartheid suprematista ebraico, è riuscito a fare dopo la morte di Galtung è quanto segue: ha fatto sì che le democrazie liberali dell’Occidente, guidate dagli Stati Uniti, si siano associate alla propria soluzione finale della questione dei palestinesi di Gaza.

Da giovane, Galtung assistette all’arresto di suo padre, antifascista, nella Norvegia occupata dai nazisti. Entrò lui stesso nella resistenza antifascista del paese dove il regime collaborazionista di Quisling deportò centinaia di ebrei norvegesi dal porto di Oslo. A una decina di minuti a piedi dal municipio di Oslo, dove si tiene la cerimonia annuale dei premi ogni 10 dicembre del Comitato Nobel norvegese, c’è un memoriale per le vittime ebraiche costrette a imbarcarsi sulle navi che li avrebbero portati alle camere a gas di Auschwitz, Ravensbrück e altri campi di sterminio e di lavoro forzati.

Seguendo l’esempio degli Stati Uniti, stati dell’Unione Europea e altri fra i più importanti dell’Euroopa Occidentale, cioè Regno Unito, Germania e Francia, si sono permessi di essere collaboratori d’Israele nel suo perseguire a quanto riportato il “Mein Kampf a rovescio” riguardo ai 2,3 milioni di palestinesi prigionieri di Gaza.   Vale la pena notare che l’ex-parlamentare israeliano Moshe Feiglin è stato registrato a una delle più seguite TV israeliane in ebraico, dicendo “come diceva Hitler: ‘non riesco a vivere se resta vivo un ebreo’, ‘noi non riusciamo a vivere se ne resa uno [palestinese] a Gaza”.

A rendere le cose ancor più dolorose, e con profondo e diffuso sconcerto dei cittadini antifascisti per il mondo, il Comitato Nobel norvegese ha scelto [per la Pace] María Corina Machado, a capo dell’opposizione venezuelana con una fedina estremamente “ambigua”. Sostiene apertamente la “guerra” post-7 ottobre d’Israele contro la popolazione palestinese di Gaza e ha costruito uno stretto legame ufficiale con i dirigenti del Likud di Netanyahu patrocinando apertamente un intervento militare d’Usa e Israele per rovesciare il governo del proprio paese – in cambio di un bengodi petroliero.

Questi sono davvero “tempi molto bui”, come rimarcato dal professor John Mearshimer dell’Università di Chicago, il più noto studioso realista di relazioni internazionali.   Il crollo morale e di reputazione sovente precede il crollo letterale dei grossi poteri, e il corso degli eventi nazionali negli Stati Uniti e la condotta globale di Washington paiono addirsi a questo schema storico della caduta degli imperi.

Sappiamo che Galtung aveva a lungo promosso una visione più solare di ciò che la Palestina patria plurima di civiltà potrebbe davvero essere: un vasto spazio di civiltà con nessun confine rigido né etnocrazie strettamente definite. La deprimente situazione odierna succitata metterebbe di certo alla prova il nostro amico scomparso. Sosterrebbe il moto anti-fascista? Ci consiglierebbe di trascendere le differenze con gli attuali nemici dell’umanità?

______________________________________

Umanista buddhista birmano (Myanmar), Maung Zarni, nominato per il Premio  Nobel per la Pace 2024, è membro del Comitato Redazionale di TRANSCEND Media Service, della Rete TRANSCEND per Pace Sviluppo Ambiente. Ex-conferenziere in visita presso la Scuola Medica di Harvard, specializzato in razzismo e violenza in Birmania e Sri Lanka, e Studioso non-residente in Studi sul Genocidio presso il Centro di Documentazione in Cambogia. Zarni è co-fondatore di FORSEA, una organizzazione di base dei difensori di diritti umani dell’Asia SudEst, coordinatore per gli Affari Strategici della Libera Coalizione Rohingya, e consulente per il Centro Europeo per lo Studio dell’Estremismo a Cambridge. Zarni detiene un PhD (Univ. del Wisconsin a Madison) e un MA (Univ. di California).

Original in English: The Collapse of the US Empire and Rise of New Fascisms – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Go to Original – serenoregis.org


Tags: , , , , , , , , , ,

Share this article:


DISCLAIMER: The statements, views and opinions expressed in pieces republished here are solely those of the authors and do not necessarily represent those of TMS. In accordance with title 17 U.S.C. section 107, this material is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. TMS has no affiliation whatsoever with the originator of this article nor is TMS endorsed or sponsored by the originator. “GO TO ORIGINAL” links are provided as a convenience to our readers and allow for verification of authenticity. However, as originating pages are often updated by their originating host sites, the versions posted may not match the versions our readers view when clicking the “GO TO ORIGINAL” links. This site contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available in our efforts to advance understanding of environmental, political, human rights, economic, democracy, scientific, and social justice issues, etc. We believe this constitutes a ‘fair use’ of any such copyrighted material as provided for in section 107 of the US Copyright Law. In accordance with Title 17 U.S.C. Section 107, the material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. For more information go to: http://www.law.cornell.edu/uscode/17/107.shtml. If you wish to use copyrighted material from this site for purposes of your own that go beyond ‘fair use’, you must obtain permission from the copyright owner.

There are no comments so far.

Join the discussion!

We welcome debate and dissent, but personal — ad hominem — attacks (on authors, other users or any individual), abuse and defamatory language will not be tolerated. Nor will we tolerate attempts to deliberately disrupt discussions. We aim to maintain an inviting space to focus on intelligent interactions and debates.

8 × 1 =

Note: we try to save your comment in your browser when there are technical problems. Still, for long comments we recommend that you copy them somewhere else as a backup before you submit them.

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.