(Italiano) Il paradosso della crisi ucraina e le possibilità della pace

ORIGINAL LANGUAGES, 7 Feb 2022

Angela Dogliotti Marasso | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Kiev | Foto di Mickey Estes da Pixabay

31 Gennaio 2022 – Lo scenario della crisi ucraina presenta elementi molto allarmanti e contraddittori, ma anche concrete vie di uscita per il ristabilimento della pace nel cuore dell’Europa. Ecco il paradosso della crisi ucraina.

Mentre la propaganda bellica di tutte le parti, infatti, è partita con veemenza e sul campo si agitano o si minacciano movimenti di truppe pronte allo scontro, non solo nessuno dei popoli coinvolti lo invoca (ad eccezione delle destre militariste, dei nazionalisti filo russi o dei fascisti ucraini filo occidentali), ma, paradossalmente, la guerra proprio non converrebbe a nessuno .

Non conviene alla Russia, che ha interesse a mantenere un rapporto pacifico con l’Europa; anche per garantire la continuità delle sue forniture di gas all’Ucraina e ai paesi occidentali (l’Ucraina dipende per il 72% dalla Russia; la Germania  per il 36%); sarebbe un disastro per l’Ucraina, già dilaniata al suo interno  lungo linee etniche e linguistiche che oppongono l’ovest filo-occidentale all’oriente filo.russo, che sarebbe devastata da una guerra  di queste proporzioni sul proprio territorio; non è interesse degli stati europei, che sarebbero più direttamente coinvolti nello scontro armato pagandone duramente le conseguenze dirette e indirette.

Ma non conviene nemmeno agli USA, appena usciti dalla cocente sconfitta in Afghanistan; indeboliti dai duri scontri interni tra destra populista trumpiana e democratici, per cui l’avventura di un nuovo coinvolgimento militare, questa volta nel cuore stesso dell’Europa, appare davvero rischioso.

Nonostante ciò assistiamo da giorni ad atteggiamenti “muscolari” che invocano e rilegittimano l’opzione militare come minaccia e concreta possibilità per affrontare il conflitto. Si scherza col fuoco, col rischio di bruciarsi davvero… Infatti, come la storia insegna, quando sono in campo tante armi e volontà di potenza, può capitare che un evento imprevisto faccia perdere il controllo della situazione e la faccia precipitare verso la guerra.

Il Pentagono ha messo 8.500 militari in stato di allerta contro il pericolo di una “invasione russa”. Sta anche rifornendo l’Ucraina di ingenti quantità di materiale bellico; la Nato ha annunciato che gli alleati si stanno mobilitando per rinforzare il dispositivo militare  ai confini della Russia; la Russia ha intrapreso manovre militari in Crimea e ai confini orientali dell’Ucraina…

L’Italia, tra gli alleati Nato, secondo l’Osservatorio sulle spese militari italiane (Milex) “si ritrova in prima linea con i suoi assetti militari, terrestri ma soprattutto aerei e navali, che partecipano a missioni Nato a presidio dei confini orientali dell’alleanza atlantica a un costo complessivo attuale di circa 78 milioni di euro”, che sono parte dei circa 26 miliardi previsti per la Difesa nel 2022, oltre il 3% in più rispetto al 2021.

Ci sono, ad esempio, uomini e carrarmati Centauro in Lettonia; la portaerei Cavour con F35 a bordo, nel Mediterraneo orientale; quattro caccia a presidiare lo spazio aereo NATO poco lontano dall’Ucraina.

A fronte di ciò, lo stesso presidente dell’Ucraina Zelenski ha ribattuto a Biden che “l’Occidente non deve seminare il panico con allarmi falsi”. Di fronte alla mancata invasione russa si sono differenziate le posizioni anche all’interno degli alleati Nato. La Germania tratta in difesa dei propri interessi economici con la Russia;  la Francia ha intrapreso iniziative diplomatiche; il presidente croato Milanovic ha annunciato il ritiro delle truppe in caso di conflitto armato.

Ma anche il movimento per la pace internazionale sta prendendo posizione e avviando iniziative.

In USA, una rete di associazioni tra cui le donne di Codepink, Popular Resistance,  l’U.S. Peace Council e altri ha indetto una settimana di mobilitazione, dal 30 gennaio al 5 febbraio, sulla base dell’Appello “Stop the War with Russia over Ukraine”. L’appello chiede di fermare l’espansione della Nato, di bloccare l’invio di armi all’Ucraina e all’UE, di affrontare il conflitto tramite la diplomazia, con il concorso del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Call To Action: No War With Russia Over Ukraine 

Il pacifista ukraino Yurii Sheliazhenko (Ukraina – World Beyond War) è intervenuto con forza per ribadire la responsabilità congiunta dei paesi occidentali e della Russia nell’escalation del conflitto; e nella conseguente necessità di un impegno di entrambe le parti per evitare la guerra; attraverso una moratoria internazionale sulla fornitura di armi all’Ucraina da un alto e a Donbass e Crimea dall’altro.

La via diplomatica è l’unica possibilità per ristabilire un equilibrio geopolitico capace di porre fine al conflitto . Come ha ricordato il sociologo e politologo portoghese Boaventura de Sousa Santos in un articolo per OtherNews del 17 gennaio 2022 (Onu, Europa e la guerra in Ucraina), la mediazione delle Nazioni Unite è fondamentale per ristabilire il patto J.Baker-M. Gorbachev, che nel 1990 si erano accordati sulla riunificazione della Germania e lo smantellamento del Patto di Varsavia, a condizione che la Nato non si espandesse in direzione orientale (cosa che in realtà avvenne nove anni dopo, con l’ingresso nella Nato di paesi dell’ex blocco sovietico quali  Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca). L’ONU dovrebbe altresì impegnarsi per il rispetto degli Accordi di Minsk del 2014-2015, tuttora disattesi,  che prevedevano l’istituzione da parte dell’Ucraina di un sistema di autogoverno per la regione orientale prevalentemente russofona.

È dunque importante che si rafforzino i legami e i collegamenti all’interno del movimento pacifista internazionale affinché esso ribadisca alto e forte il suo NO alla GUERRA; un NO culturale (La ricerca del nemico è divenuta un’abitudine malata, Andrea Riccardi su Famiglia cristiana del 30/1/2022) e uno politico, con proposte di azioni diffuse e collegate .

Anche in Italia  ciò sta avvenendo.

La Rete italiana pace e Disarmo (RIPD) ha rivolto un appello al governo. L’Italia deve assumere un ruolo di neutralità attiva per scongiurare la guerra “chiarendo la propria indisponibulità a sostenere avventure militari.”

Peacelink sta promuovendo incontri online tra le associazioni impegnate per la pace. Ha proposto una bozza di documento per raccogliere e promuovere iniziative di mobilitazione pacifista dal basso da discutere nel prossimo incontro di mercoledì 2 febbraio.

Domenico Gallo, in diversi articoli e anche in uno dei precedenti incontri di Peacelink, ha ribadito la necessità che l’Italia si opponga all’ingresso dell’Ucraina nella NATO; un concreto e possibile passo verso una de-escalation della tensione.

L’ingresso di un nuovo paese nell’alleanza atlantica deve infatti essere frutto di decisioni unanimi di tutti i paesi Nato. Dunque uno strumento concreto ci sarebbe e dovrebbe essere usato; per fermare il pericolo di guerra e per ridare all’Italia un ruolo costruttivo nel panorama internazionale.

Forse qualcosa si sta muovendo anche nelle alte sfere. Da una dichiarazione del segretario generale dell’alleanza Jens Stoltenberg alla BBC:

“Gli alleati della Nato hanno addestratori lì”, danno aiuto per la modernizzazione delle difese, “forniscono attrezzature, armi difensive. Facciamo un sacco di cose per aiutare l’Ucraina a rafforzare la propria capacità di difesa. Ma l’Ucraina non è un alleato Nato” (ANSA, 30.1.2022).

Un buon segno?

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  Angela Dogliotti Marasso è membro della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e direttrice del Centro Studi Sereno Regis a Torino.

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