(Italiano) Caduta fatalistica dell’eroe occidentale e coscienza storica delle religioni

ORIGINAL LANGUAGES, 2 Jan 2023

Antonino Drago | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Trascinati dall’incosciente caduta fatalistica dell’eroe occidentale, possono le religioni recuperare una coscienza storica? Da un secolo a questa parte l’Occidente ha subito una serie di disrupts. Esso non ha coscienza storica di essi, né, a ben vedere, della sua storia dei secoli scorsi. Al suo interno era nata una narrativa storica alternativa, la marxista; che però è stata contraddetta dalle rivoluzioni non violente del 1989; poi dopo non ha recuperato un’analisi all’altezza dei tempi. Ma da un secolo, fuori dell’Occidente è nata una narrativa gandhiana, che è molto critica verso la civiltà occidentale, considerata separata dalla etica e quindi in una inevitabile decadenza.

Questa narrativa è stata precisata dal discepolo di Gandhi, Lanza del Vasto, sulla base di tre brani dei testi sacri cristiani; la decadenza dell’Occidente avviene per fatalismo attivo, causato dalla fiducia illimitata (cioè oltre ogni sana etica) nel progresso della scienza e della tecnica. Nell’ultimo disrupt, la guerra in Ucraina, entrambe le parti si sono ostinatamente chiuse a trattative di pace a causa della comune fiducia nelle proprie tecnologie belliche. Tutte le religioni nel mondo, rimaste al seguito politico dei loro Stati di riferimento, sono apparse impreparate a questi avvenimenti sconvolgenti. Sono suggerite le innovazioni che esse potrebbero compiere per recuperare una autonomia di giudizio storico e una capacità di iniziativa davanti alla decadenza della civiltà occidentale e dei suoi Stati.

Funerale di patroclo eroe occidentale

Quale è la risposta delle religioni davanti al mondo dei nostri tempi che, oltre ad essersi secolarizzato sembra aver dimostrato la inutilità del Messia, perché l’avrebbe superato di gran lunga nella vita pratica? E però, questo stesso mondo è precipitato in una crisi della leadership unipolare degli USA sulla politica internazionale, tanto che ha provocato, attraverso l’allargamento della NATO, la barbarie di una guerra atroce, nata per motivi componibili con trattative diplomatiche? Nell’immediato, che rispondono le Chiese cristiane alla guerra in Ucraina, la quale è ancora una volta tra cristiani, ottusamente separati da sorde differenze? Le Chiese ortodosse sono in opposizione tra loro; le Chiese cristiane (salvo eccezioni) appoggiano l’invio di armi da parte dei Paesi europei contro un Paese, la Russia, spalleggiato dalla sua Chiesa ortodossa.

Di fatto, le strette relazioni delle Chiese con i rispettivi Stati occidentali le stanno trascinando nella decadenza dell’eroe occidentale[1]. Ma, esiste per esse una possibilità di darsi un ruolo autonomo, ad es. quello di supplenza di uno Stato motivato eticamente alla pace? Cioè, il ruolo di mediare le tensioni e gli scontri bellici tra Stati, così come i non violenti auspicano che si comporti almeno un attore della scena internazionale? Più in generale, possono le religioni fare da levatrice della nuova civiltà mondiale?

Innanzi tutto esse dovrebbero sciogliere gli stretti legami che hanno con gli Stati, per invece interagire nella dinamica sociale e politica degli attuali disrupts e guerre di oggi. Poi, per indirizzare i loro interventi esse dovrebbero, più che moltiplicare incontri di preghiera, abbracci e documenti sul futuro, elaborare una narrativa profetica che interpreti la storia attuale (quella narrativa che nel par. 3 abbiamo visto che nel passato è mancata in maniera cronica[2]; in particolare, nessuna grande religione ha finora suggerito una analisi della istituzione scienza moderna basandosi sui propri testi sacri, senza più ripetere proclami fiduciosi sull’inevitabile accordo tra scienza e fede).

Come acquisire una tale narrativa religiosa? In realtà da cento anni le religioni possono imparare da Gandhi il metodo con cui egli ha riformato la sua religiosità (indù). Il punto cruciale di questo metodo è ampliare la religiosità di ogni fedele fino ad includere la vita sociale con tutti i suoi conflitti; e in più imparare a rispondere positivamente a tutti i suoi aspetti negativi: combatterli e costruirne le alternative[3]. Dopo Gandhi, la successiva elaborazione teorica di LdV è giunta a formulare una precisa narrativa storica. Questo esempio indica che una religione dovrebbe compiere i seguenti passi:

1) riconoscere i mali sociali strutturali nella società odierna e la loro maniera di crescere nella vita sociale; 2) riconoscere i propri testi sacri che li avevano già preannunciati; 3) riconoscere in che modo le istituzioni sociali Scienza e Tecnologia hanno un ruolo spirituale, sociale e politico negativo; 4) costruire una nuova narrativa della storia tale da capire le vie di uscita, da realizzare con conversioni personali totali (cioè conversioni anche dalle strutture sociali negative).

In effetti tra tutte le religioni quella cattolica (almeno in parte e sia pure ad intermittenza) ha imboccato questa strada non solo con documenti teorici (Pacem in terris, ecc.), ma con un impegno politico nel mondo. Ha cominciato papa Woytila, quando appena eletto, ha visitato la sua Polonia soggiogata dall’URSS; lì ha iniziato un risveglio politico popolare, quello che poi ha portato alle rivoluzioni non violente del 1989. Poi il movimento internazionale della TdL ha continuato la scelta dell’impegno politico (benché in direzione diversa e in maniera poco autonoma dalla sinistra esistente allora). Oggi il papato di Francesco prosegue questa strada, anzi pratica il primo dei suddetti punti in maniera sistematica, fino ad includere anche il nuovo tema politico della ecologia con la enciclica Laudato sii.

Quando la Chiesa cattolica raggiungesse una narrativa politica di questo tipo, allora porterebbe a compimento il Concilio; perché andrebbe oltre la semplice “apertura al mondo”, avvenuta dal 1965, e arriverebbe ad una piena coscienza della storia di questo mondo.

Ma ha questa Chiesa la preveggenza o il coraggio di seguire la politica suggerita dai non violenti? A causa delle arretratezze indicate in precedenza, sembra proprio di no. Comunque, in via subordinata, essa può agire in maniera spontaneista, come se già avesse quella narrativa necessaria per indirizzare la sua politica: quindi, pur senza una strategia, può impegnarsi nel contrapporsi ai poteri forti che siano irresponsabili e contribuire allo sforzo delle minoranze per costruire l’alternativa sociale.

Di fatto, questo è ciò che sta cercando di fare se non la Chiesa cattolica tutta, papa Francesco. Ma intanto notiamo che questa politica è difficile per Papa Francesco, perché egli è anche capo di uno Stato che non è consono allo spirito originario della sua religione e che è di quel tipo occidentale che oggi impedisce la nascita di altri tipi di Stato. Per di più osserviamo egli è poco seguito dalla base cattolica.

Da una parte, la sinistra conciliare è stata trascinata nella caduta sia dei Paesi socialisti sia della analisi sociale marxista; d’altra parte, la destra cattolica si è sbandata quando papa Ratzinger ha dato le inaudite dimissioni che hanno travolto la idea del papato tradizionale e hanno inaugurato un inaudito periodo di coesistenza di due papi molto diversi; mentre i fedeli che oggi seguono papa Francesco sono trascinati dal suo spontaneismo, che però non ha ancora una sua strategia (infatti non sa tener testa ai mali strutturali della sua struttura ecclesiale). Perciò la base dell’attuale cattolicesimo non ha alcun movimento impegnato nel sociale (che non sia l’impegno filantropico assistenziale).

Comunque, su quale intervento politico tra quelli indicati dal primo punto del suddetto elenco papa Francesco dovrebbe battere di più assumere il ruolo vicario ad uno Stato non violento? La preveggenza di LdV ha indicato questo tema:

La nostra speranza deriva dalla provvidenziale relazione tra le due più grandi scoperte del nostro secolo [il XX].  Dio dice: Ecco, io metto davanti a te la vita e la morte. / Le due più grandi scoperte del secolo XX: la Non violenza e la Bomba Atomica.” (LdV, I quattro Flagelli, op. cit.,V, par. 34).

Cioè, la politica non violenta per la pace nel mondo ha la bomba nucleare come l’esatta antagonista.

In effetti, oggi la tensione politica mondiale per arrivare alla nuova civiltà si è focalizzata su un punto preciso che esprime proprio la scelta indicata da LdV: dal 22 gennaio 2021 l’ONU (TBNW) ha dichiarato illegali le armi nucleari. Oggi c’è uno scontro politico cruciale tra la maggioranza degli Stati (130 su 198) contro i 9 Stati nucleari. Per la prima volta la arena internazionale è divisa da due politiche opposte: quella del movimento dal basso della maggioranza degli Stati e quella di una minoranza di Stati nucleari, al vertice del potere mondiale. Nella situazione odierna il bando delle armi nucleari rappresenta il bandolo della matassa politica.

Se il profondo orrore dei popoli per le armi nucleari riuscirà a farle cadere dalle mani delle potenze nucleari, l’attuale potere mondiale verrà decapitato, sarà possibile una riforma dell’ONU concordata da Stati non più subordinati agli USA e a quelli che nel Consiglio di Sicurezza hanno il diritto di veto; il progresso di S&T perderà la punta di diamante e ciò farà crollare la fede dell’eroe occidentale in loro; la decisione politica mondiale di tagliare sia la tecnologia nucleare militare, sia la ricerca scientifica che la migliora riporterà la etica a prevalere sulla attuale autorità assoluta di S&T.

Note:

[1] Questa valutazione riguarda anche l’Islam, che, avendo finora espresso solo una opposizione all’eroe occidentale, decadrà insieme ad esso.

[2]  Ma secondo il cristianesimo nella storia umana c’è un progetto che dia il filo logico di questa narrativa? Per Agostino, che presentava il cristiano come appartenente nello stesso tempo a due città distinte e parallele, la celeste e la terrestre, la narrativa spirituale della soria umana terrestre non è possibile. Invece per Gioacchino da Fiore sì; perché la Trinità non può che riflettersi nella storia dell’umanità: quindi tutta la storia è formata da tre età, che indicano una progressiva presa di coscienza da parte dell’umanità di ciascuna delle tre Persone della Trinità. Si può ben sostenere che la terza età, quella dello Spirito Santo, è caratterizzata dalla non violenza. Un segno preciso è che dopo 2000 anni la Apocalisse, il libro chiaramente di questa terza età, è stato interpretato dal non violento  LdV che l’ha saputo collegare alla società del tempo presente.

[3]  Per il mondo occidentale questo insegnamento è incredibile: perché non è concepibile che le istituzioni (religiose, le Chiese, per di più solidissime, perchè nate dal Figlio di Dio) debbano imparare dalla esperienza di vita di un solo uomo; quelle istituzioini avevano già reso istituzionale tutta la realtà sociale e tutto avevano previsto.

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Antonino Drago è stato professore associato di Storia della Fisica all’Università di Napoli, in pensione dal 2004, è membro della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente, e insegna presso la TRANSCEND Peace University-TPU.

 

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