(Italiano) Ostaggi del militarismo

ORIGINAL LANGUAGES, 31 Jan 2022

John Scales Avery, Ph.D. | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

28 Gennaio 2022 – I nostri “Ministeri della Difesa” ci difendono davvero? Assolutamente no! Il lor stesso nome è una bugia. Il complesso militar-industriale si accredita con la pretesa di difendere i civili. Giustifica così bilanci enormi e gravemente condizionanti; ma è una frode: per sé l’unico obiettivo è denaro e potere. I civili come noi non sono che ostaggi del militarismo; siamo spendibili, pedine nella partita del potere, del denaro.

Le nazioni in possesso di armi nucleari si minacciano reciprocamente con la ”Distruzione reciprocamente assicurata“ – MAD (pazzo), acronimo davvero appropriato. Che cosa vuol dire? Forse che si stanno proteggendo i civili? Niente affatto, bensì che vengono minacciati di completa distruzione. I civili hanno qui appunto il ruolo di ostaggi nei giochi di potere dei propri capi.

Una guerra termonucleare oggi sarebbe non solo genocida ma anche omnicida, ucciderebbe persone di ogni età, poppanti, bambini, giovani madri, padri e nonni, senza alcun riguardo per colpa o innocenza. Una tale guerra sarebbe la catastrofe ecologica definitiva, distruggendo non solo la civiltà umana ma anche gran parte della biosfera.

Attualmente c’è gran preoccupazione per il cambiamento climatico, ma una catastrofe ecologica di grandezza uguale o maggiore potrebbe prodursi per una guerra nucleare. Ci si può fare una pallida idea di come sarebbe pensando alla contaminazione radioattiva che ha reso permanentemente inabitabile un’area grande quanto mezza attorno a Chernobyl. Anche il disastro di Fukushima ci rammenta i pericolosi effetti a lungo termine della radioattività.

I test di bombe all’idrogeno nel Pacifico mezzo secolo fa continuano tuttora a causare cancro e difetti natali alle Isole Marshall. Anch’essi possono darci un’ideuccia degli effetti ambientali di una guerra nucleare. Ma la radioattività prodotta da una guerra nucleare sarebbe enormemnete maggiore.

Nel 1954 gli Stati Uniti provarono una bomba all’idrogeno a Bikini, 1.300 volte più potente che le bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki. La ricaduta di particelle della bomba contaminò l’isola di Rongelap, una delle Marshall a 120 kilometri da Bikini. Gli isolani provarono il male da radiazioni, e molti morirono di cancro. Ancora oggi, ben oltre mezzo secolo dopo, umani e animali a Rongelap e altre isole circonvicine soffrono di difetti natali; i più comuni fra i quali sono stati i “bebé medusa”, generati senz’ossa e con pelle trasparente, per cui gli si vedono cervello e cuore palpitante. Di solito vivono un giorno o due premia di cessare di respirare.

Gli effetti ambientali di una guerra nucleare sarebbero catastrofici. Una guerra combattuta con bombe all’idrogenp produrrebbe una contaminazione radioattiva del genere già sperimentato nelle aree attorno a Chernobyl e Fukushima e nelle Isole Marshall ma su scala enormemente aumentata. Dobbiamo ricordarci che il potere esplosivo totale delle armi nucleari al mondo oggi è 500.000 volte quello delle bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki. Una guerra nucleare odierna minaccia lo sfracello completo della civiltà umana.  Oltre a diffondere una radioattività letale per il mondo, infliggerebbe un danno catastrofico all’agricoltura globale.

Le tempeste di fuoco nelle città incendiate produrrebbero molti milioni di tonnellate di denso fumo nero radioattivo, che salirebbe alla stratosfera dove si diffonderebbe attorno alla Terra per restarci un decennio. Il freddo prolungato, la minore luce solare e minori piogge, e gli aumenti massicci di nociva luce ultravioletta accorcerebbero o eliminerebbero le stagioni vegetative, producendo una carestia nucleare. Anche solo una piccola guerra nucleare potrebbe compromettere la vita di miliardi di persone oggi già cronicamente denutrite. Una guerra a piena scala combattuta con bombe all’idrogeno vorrebbe dire la morte per fame di quasi tutti gli umani, e molte specie animali e vegetali sarebbero altresì minacciate di estinzione.

Capitano costantemente incidenti in cui si Evita per un Capello un disastro globale. Per esempio, la notte del 26 settembre 1983, il ten.col. Stanislav Petrov, giovane softwarista, era di servizio in un centro di sorveglianza vicino a Mosca. D’improvviso lo schermo di fronte a lui avvampò di rosso e un potente stridulo segnale d’allarme riempì la stanza, cui ne seguì un secondo, e poi un terzo, un quarto e un quinto, assordanti. Il computer mostrava che gli americani avevano lanciato un attacco alla Russia. Gli ordini di Petrov erano di passare l’informazione su per la catena di comando fino al Segretario Generale Yuri Andropov. Entro pochi minuti si poteva lanciare un contrattacco nucleare.

Tuttavia, per via di certe incoerenze dell’allarme, Petrov disobbedì agli ordini e lo riferì come errore del computer, ciò che era in realtà. La gran parte di noi probabilmente deve la vita alla sua decisione coraggiosa e lucida e alla sua conoscenza dei sistemi di software. Quanto arrischiato fu quel salvataggio sta per di più nel fatto che Petrov era di servizio solo per malattia di un altro ufficiale meno esperto del software, che avrebbe preso l’allarme per buono.

Schivate a un pelo come questa mostrano chiaramente che alla lunga combinazione di scienza dell’era spaziale e di politica dell’età della pietra ci distruggerà. Abbiamo urgente bisogno di nuove strutture politiche e di una nuova etica per pareggiare la nostra tecnologia avanzata.

Recentemente gli Stati Uniti hanno fatto mosse provocatorie che rischiano seriamente d’innescare una guerra con la Russia che potrebbe evolvere in guerra nucleare, come mandare armamenti e consiglieri militari all’Ukraina, e svolgere esercitazioni NATO sul confine russo.  Al tempo stesso, gli Stati Uniti stanno facendo mosse aggressive nel tentativo di “contenere la Cina”.  Così i detentori del potere a Washington stanno minacciando guerra sia alla Russia sia alla Cina.

L’effetto di queste madornali azioni maldestre USA è stato di unire saldamente Cina e Russia. Nei fatti, i paesi BRICS, con le loro grandi risorse, stanno sfilandosi dall’uso del dollaro come valuta di riserva per il commercio internazionale. Il probabile effetto sarà il collasso dell’economia USA già in affanno, e di conseguenza la caduta dell’Impero USA.

Quale può essere la ragione per queste azioni, che paiono al limite della follia? Una ragione si può trovare nel pensiero ebbro di potere del “Progetto per un Nuovo Secolo Americano”, uno dei cui elaboratori è stato il Sottosegretario alla Difesa USA per la Politica, Paul Wolfowitz. La cui dottrina afferma che “Nostro primo obiettivo è prevenire il riemergere di un nuovo rivale, sul territorio dell’ex-Unione Sovietica o altrove, che ponga una minaccia all’ordine in precedenza minacciato dall’Unione Sovietica. Questa è una considerazione dominante la sottostante nuova strategia regionale di difesa e richiede che facciamo assolutamente in modo di prevenire a qualunque potere ostile di dominare una regione le cui risorse, sotto controllo consolidato, sarebbero sufficienti a generare un potere globale”.   https://en.wikipedia.org/wiki/Wolfowitz_Doctrine

In altre parole, la Dottrina Wolfowitz è una dichiarazione che gli Stati Uniti intendono controllare il mondo intero mediante il potere militare. Non si bada per nulla alla protezione della popolazione civile, che dia negli Stati Uniti o altrove. I civili sono meri ostaggi nella partita di potere.

È importante anche la partita del denaro. Una gran forza propulsive dietro al militarismo è il quasi inimmaginabile enorme fiume di denaro che compra i voti dei politici e la propaganda dei media mainstream. Inebetiti dalla propaganda, i cittadini permettono ai politici di votare per  bilanci militari oscenamente gonfiati, che arricchiscono vieppiù gli oligarchi delle megaziende (omologate), sicché il flusso circolare continua.

I giganteschi fabbricanti d’armi, immensamente ricchi e politicamente potenti, del complesso militar-industriale non vogliono davvero la guerra, bensì la minaccia di guerra. Fintanto che si mantengono tensioni; fintanto che c’è minaccia di guerra, il complesso militar-industriale ottiene il denaro bramato, e i politici e giornalisti il loro lurido compenso. La sicurezza dei civili non gioca alcun ruolo nella partita finanziaria. Siamo solo ostaggi del militarismo.

C’è pericolo che il nostro mondo, con tutta la sua bellezza e la preziosità che contiene, venga distrutto da questo cinico gioco per il potere e il denaro in cui i civili sono ostaggi del militarismo. Lasceremo che succeda?

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John Scales Avery, Ph.D., parte di un gruppo che condivise il Premio Nobel per la Pace 1995 per il proprio lavoro organizzativo della Conferenza Pugwash su Scienza e Affari Mondiali, è membro della Rete TRANSCEND e Professore Emerito Associato all’Istituto H.C.Ørsted dell’Università di Copenhagen, Danimarca. Presiede sia il Gruppo Pugwash Nazionale Danese sia l’Accademia Danese per la Pace; ha ricevuto la sua formazione in fisica teoretica e chimica teoretica al M.I.T., all’Università di Chicago e all’ Università di Londra. E’ authore di numerosi libri e articoli sia su argomenti scientifici sia su più ampie questioni sociali. I suoi libri più recenti sono Information Theory and Evolution and Civilization’s Crisis in the 21st Century (pdf). Sito web: https://www.johnavery.info/

Original in English: We Are Militarism’s Hostages – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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